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Ugo Magri per La Stampa - Estratti
Per la prima volta dopo sette anni, la manovra finanziaria taglia per 300 milioni l'anno i fondi ai Comuni e ai servizi che questi dovranno erogare. Già prima il governo aveva sottratto ai sindaci alcuni importanti finanziamenti del Pnrr, destinandoli altrove e facendo crollare il rapporto di fiducia che sempre dovrebbe esistere tra istituzioni della Repubblica. Come se non bastasse, c'è adesso la tentazione di far scontare agli enti locali (e soltanto a loro) gli eventuali futuri ritardi nell'attuazione del Piano europeo.
Non va giù lieve Antonio Decaro, presidente dell'Anci, nella sua relazione alla quarantesima Assemblea nazionale che quest'anno si riunisce a Genova. Elenca tutti i torti che i primi cittadini (in sala se ne contano oltre 3 mila) sono convinti di aver subito.
(...) Ma l'attesa dell'Assemblea, nella giornata inaugurale, è soprattutto per Sergio Mattarella che nei confronti dei Comuni ha sempre avuto un debole, li considera un avamposto della democrazia sui territori da difendere con ogni mezzo; e sebbene il capo dello Stato voli alto sulle polemiche, una mano ai sindaci prova a darla ugualmente.
Ricorda, nel suo discorso di saluto, che alle amministrazioni locali viene «chiesto spesso di intervenire come pronto soccorso, di decidere in fretta senza avere la certezza delle risorse necessarie ad affrontare le emergenze», dalle calamità naturali ai flussi migratori «di dimensioni non previste».
Non sarebbero compiti specifici dei Comuni (tra parentesi, osserva Mattarella, «le politiche di mitigazione delle calamità devono essere accompagnate da adeguate forme di prevenzione, così come è necessario», aggiunge rivolto a chi di dovere, «dotarsi di visioni di ampio respiro per affrontare fenomeni epocali come le migrazioni, con cui ci si confronta ormai da anni»).
Insomma, bisogna comprendere le difficoltà con cui combattono i sindaci, alcuni dei quali subiscono minacce, «affrontano pericoli e ostilità».
Anche sul Pnrr, annota il presidente, i Comuni hanno «orgogliosamente rivendicato di aver svolto fin qui i compiti assegnati», rispettando le tappe previste. Sono anzi fra i pochi che possono vantarlo, secondo Decaro. Un po' di ascolto dunque se lo sono meritato, riconosce Mattarella; ed «è bene» che pretendano, oltre alla riconoscenza, una concreta attenzione. Nello stesso tempo il presidente qualche consiglio lo dà, in controtendenza rispetto a certi umori della platea. Esorta a evitare «scorciatoie» sul terreno della democrazia, specie nel momento in cui si registra «una preoccupante tendenza al disimpegno elettorale».
A cosa si riferisce, il presidente? Riaffiorano ciclicamente proposte di far fronte all'astensionismo con rimedi a dir poco sbrigativi, tipo l'abbassamento del quorum che nei Comuni oggi è al 50 per cento ma qualcuno vorrebbe ridurlo al 40. Secondo le indicazioni di Mattarella, invece, lo sforzo andrebbe esercitato nella direzione opposta: portando i cittadini alle urne anziché rinunciarvi direttamente; puntando al «sempre maggiore coinvolgimento» degli elettori. Idem sull'ipotesi di terzo mandato per i sindaci (il limite massimo attualmente è di due): se si desidera che gli italiani siano più partecipi, la riproposizione dei soliti noti al governo delle città non favorirebbe certo il ricambio.
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