DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Mario Ajello per "il Messaggero"
Il Pd comincia a pensare al forno di centro, ora che il forno M5S è bloccato e rischia di spegnersi per l'esplosione della bottega. La situazione in casa dem viene vissuta con una certa apprensione in vista delle elezioni politiche del 2023 che sono dietro l'angolo.
Il grillismo con cui Enrico Letta ha voluto fare asse finora non si capisce se esiste ancora e che cosa potrà diventare dopo la soluzione, ammesso che ci possa essere, del caso della defenestrazione giudiziaria di Conte.
GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA
Tanto vale allora per il Pd, nel grande caos, cominciare a inviare delle vedette in campo centrista. Ecco allora che oggi, in uno degli appuntamenti della reunion del centro, ci sarà un pezzo grosso dei democrat in Parlamento: Emanuele Fiano.
L'esponente lettiano - al convegno alla Fondazione De Gasperi, organizzato da Riformismo e Libertà - insieme al renziano Roberto Giachetti, a Gaetano Quagliariello che è uno dei tessitori dell'area di mezzo, al socialista Riccardo Nencini che fa parte del gioco e a Fabrizio Cicchitto, promotore dell'evento, che da tempo propugnato la creazione di uno spazio fuori dal bipolarismo classico e consunto.
Il terremoto stellato costringe insomma il Pd a ripensare quel «campo largo» che credeva di poter estendere soprattutto a M5S - ma già alle scorse comunali ci è riuscito solo a Napoli e a Bologna - e che adesso si trova nella necessità di concepire con altri soggetti.
Perciò dal Nazareno si guarda con estrema attenzione sia al primo congresso nazionale di Azione il 19 febbraio al Palazzo dei congressi, sia all'assemblea nazionale di Italia Viva a Cinecittà il 26 febbraio: ossia a due tappe di formazione di quel centro - anche se Calenda odia questa definizione - che in casa dem considerano più compatibile con la sinistra che con la destra.
C'è chi brutalmente la mette così: «Ora Letta è costretto a sperare in Renzi e in Calenda, essendogli venuto meno Conte». La paura del Nazareno è che dal big bang stellato possa uscire un movimento 5 stelle assai ridimensionato (altro che 15 per cento a cui i dem speravano potesse arrivare M5S alle prossime politiche portandolo in dote all'alleanza rossogialla).
E' vero che il peso elettorale di Italia Viva è lieve (2,8 per cento nella media dei sondaggi) ma sommato a quello di Azione (4,7 per cento) è un tesoretto da non snobbare. Ma questo sguardo al centro, Letta ne accompagna un altro, punteggiato da alcune telefonate personali con Silvio Berlusconi secondo la dottrina di Letta zio (Gianni).
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Il segretario del Pd sta tentando il Cavaliere così, con argomenti per nulla estranei ai gusti centristi e moderati di Silvio: facciamo insieme la legge proporzionale (non adorata da Letta ma lo è da gran parte del suo partito) e dopo il voto 2023 una maggioranza Ursula con la destra fuori. Offerta a cui Berlusconi penserà e ripenserà, alla luce dello «squagliamento» (parola usata da Salvini) della coalizione di centrodestra.
PRIMO TEST
Si guarda alle politiche e al dopo politiche, ma prima ci sono le comunali in 23 capoluoghi di provincia (più 116 città sopra i 15mila abitanti). Senza la stampella grillina (e comunque a Genova un'intesa rossogialla già c'è sul candidato sindaco Ariel Dello Strologo), il Pd teme di rischiare più del dovuto nel voto di fine maggio-inizio giugno.
E già si comincia a valutare come e dove allearsi con le liste civiche soprattutto di area centrista. Il problema per Letta è che magari non ci sarà più Conte a garantire l'accordo nelle città.
Perciò servono altri forni. Renzi ha già fatto sapere a Letta che vorrebbe l'appoggio Pd al candidato sindaco di Palermo, Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato e se la Sicilia è laboratorio nazionale quel forno potrebbe estendersi al resto dello Stivale. Ed è proprio quel che teme M5S che, con Giampiero Trizzino, ha appena avvertito i dem: «Guai a spalancare le maglie del campo largo a forze troppo diverse». Il fatto è che il centro, che ancora non c'è, già c'è.
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