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“DA SOLI SIAMO AL 40%” – LA LIGA VENETA È PRONTA A CORRERE DA SOLA, DOPO IL NO AL TERZO MANDATO PER ZAIA, PER BLOCCARE LE MIRE DEI MELONIANI SULLA REGIONE: “IL CANDIDATO IN VENETO DEVE ESSERE LEGHISTA ALTRIMENTI ANDIAMO DA SOLI” – ANCHE IL FRONTE DEI GOVERNATORI DEL NORD (DA FONTANA A FEDRIGA) METTE NEL MIRINO SALVINI, GIUDICATO SUBALTERNO A FDI E NON SUFFICIENTEMENTE AUTONOMO – ZAIA NON SI ARRENDE: “LA MIA RICANDIDATURA È ARCHIVIATA? NON ANCORA”

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Giovanna Casadio per “la Repubblica” - Estratti

 

luca zaia salvini

L’ultimo sondaggio riservato della Liga veneta dà a una lista di Luca Zaia per le regionali il 40% di consensi. Sono numeri che consolano i leghisti, ma nutrono anche la loro rabbia. Della premier Giorgia Meloni e delle sue mire sul Veneto non ne possono più.

 

Ma neppure dell’atteggiamento di Matteo Salvini, il leader, che giudicano subalterno a Fratelli d’Italia. Quanto meno non sufficientemente autonomo. Gli rimproverano di non avere battuto un colpo, di non essere stato neppure presente al Consiglio dei ministri di giovedì scorso in cui è stato suonato il requiem per il terzo mandato dei governatori.

 

Matteo Salvini e Luca Zaia

L’aut-aut: il candidato del Veneto deve essere leghista, «sennò corriamo da soli»: lo dice il capogruppo della Lega in Regione, Alberto Villanova. Lo ribadisce l’assessore veneto allo sviluppo economico Roberto Marcato, uno dei fondatori della Liga veneta.

 

L’orgoglio leghista è mortificato da quel niet diretto dal governo al presidente della Campania Vincenzo De Luca, del Pd, ma che stoppa ogni altra mira a candidarsi da parte di chi, come Zaia, si trovi in condizioni simili.

 

GIORGIA MELONI LUCA ZAIA MATTEO SALVINI

Il “doge” veneto non sembra volersi arrendere. Nella conferenza stampa che ha convocato martedì prossimo a Palazzo Balbi a Venezia, ribadirà la sua opinione. E a chi gli ha chiesto in queste ore se la questione del terzo mandato, e quindi la sua ricandidatura fosse archiviata, ha risposto: «Non ancora».

 

Una posizione che i “leghisti del Nord” tengono in modo compatto, a falange. C’è tuttavia qualcosa di nuovo che sta accadendo e che è difficile da nascondere: la frattura dei governatori dal leader Salvini. Attilio Fontana della Lombardia, Massimiliano Fedriga del Friuli, appunto Zaia del Veneto, Maurizio Fugatti presidente della Provincia autonoma di Trento hanno alzato la voce. E il segretario della Liga veneta, Alberto Stefani, deputato leghista, ha concesso interviste ai quotidiani locali, ripetendo quell’ultimatum: «La Lega è pronta a correre anche da sola» alle prossime regionali.

 

GIORGIA MELONI - LUCA ZAIA - MATTEO SALVINI

Stefani deve fare l’equilibrista: da un lato non tradire Zaia, ma dall’altro non rompere il centrodestra col rischio però di passare alla storia come il leghista che ha ceduto il Veneto ai meloniani. Reagisce Forza Italia: «Chi divide fa un grave errore».

 

I leghisti veneti esibiscono i loro numeri: 159 sindaci, 1.179 amministrazioni comunali, 340 sezioni, 11 mila tesserati; è del 95% il tasso dei sindaci uscenti riconfermati (dato del 2024), 80% la vittoria nei comuni, inclusi quelli in cui la Liga si è presentata da sola come a Bassano o ha cominciato la sfida in solitaria come a Portoguaro, Monselice o Arzignano.

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

E adesso una questione all’apparenza secondaria, quasi burocratica - come la possibilità di candidarsi per la terza volta consecutiva alla guida di una regione - sta diventando centrale, e soprattutto cartina di tornasole degli equilibri politici del centrodestra.

 

Il segretario veneto meloniano, Walter Rizzetto, ha ripetuto, così come il ministro Luca Ciriani, che alle prossime amministrative tutte le carte devono essere mescolate. Meloni ha come obietti vo una candidatura di Fratelli d’Italia in Veneto. Potrebbe essere lui stesso, Rizzetto, il prescelto. Ma si fanno i nomi anche di Ciriani, Luca De Carlo o Erica Donazzan.

ZAIA - GIORGETTI - FONTANA - CALDEROLI - SALVINI - FEDRIGA

 

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antonio tajani giorgia meloni matteo salvini