CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE…
Luca De Vito per "La Repubblica"
«Essere incriminati di resistenza è una medaglia al valore civile, tutti dovremmo essere incriminati di resistenza». Università Statale di Milano, atrio dell'aula magna. A parlare a un folto gruppo di studenti - circa un centinaio seduti a semi cerchio di fronte alla rampa delle scale - è lo scrittore napoletano Erri De Luca. Il "cattivo maestro", lo stesso che tre settimane fa, in un'intervista a Repubblica, aveva dichiarato di aver partecipato a forme di sabotaggio in Val di Susa. E che, a Milano, è tornato a parlare di No Tav. Rincarando la dose.
L'invito allo scrittore è arrivato dal collettivo universitario "ex-Cuem", il gruppo decimato dai sette arresti ai domiciliari arrivati in seguito agli scontri di maggio, quando in università sono entrati gli agenti del Reparto mobile per sgomberare un'aula occupata. E dello stesso giro fanno parte altri due studenti (entrambi anche militanti del movimento NoTav), arrestati con l'accusa di aver pestato un ragazzo nei cortili dell'ateneo.
Nei confronti degli indagati per resistenza agli agenti, De Luca ha espresso la sua piena solidarietà . Di più. Ha assegnato un vero e proprio attestato d'onore: «So che trenta di voi sono stati incriminati per resistenza (in realtà gli indagati trenta sono, ndr).
Dobbiamo solidarizzare con queste incriminazioni, essere incriminati di resistenza è un titolo di onore cittadino e va rivendicato. Ogni volta che c'è un nuovo arresto, si allarga l'albo dei resistenti. Si entra a far parte di una comunità che dimostra di non lasciar passare l'infamia, l'oppressione, la violenza».
Un incontro non autorizzato dall'università milanese («ci hanno negato anche l'aula», hanno denunciato dal collettivo) per parlare del ruolo degli scrittori, «i portatori sani di parola». Titolo del dibattito: «Un intellettuale deve essere coerente e mettere in pratica ciò che sostiene». L'autore ha parlato sotto due grandi striscioni che chiedevano la liberazione degli arrestati.
Un evento che è stata anche l'occasione per tornare ad appoggiare le azioni dei NoTav, sabotaggi compresi: «Non chiamo sabotaggio i danneggiamenti notturni: quelli sono solo danneggiamenti notturni. Intendo l'opporre i propri corpi di giorno, alla luce del sole, a quello che è lo stupro del loro suolo. E io sono per il sabotaggio di quell'opera».
Parole durissime, che non lasciano spazio all'interpretazione, ma che - come sottolinea lo scrittore stesso - intendono dire esattamente quello che significano. E quindi il cantiere che viene paragonato al disastro del Vajont («quello che vogliono che succeda lì è un Vajont differito, invece che il crollo di una diga tutta insieme, vogliono un crollo differito, una distruzione differita delle vite degli abitanti di quella valle») e il ricordo del suo passato nel servizio d'ordine di Lotta Continua («negli anni settanta sono stato militante di un'organizzazione rivoluzionaria. L'ordine del giorno che avevamo all'epoca era quello delle rivoluzioni. Abbiamo partecipato a quella lotta estremista, radicale, che voleva rovesciare i rapporti di forza »).
Due ore di lungo dibattito, con domande e interventi degli studenti. In cui c'è stato spazio anche per un'ultima stoccata dello scrittore sulla strage di Piazza Fontana: «à di ieri la notizia che hanno archiviato l'inchiesta - ha detto De Luca - la strage era di Stato. E adesso si sono ufficialmente amnistiati da soli».
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