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Carlo Tecce per il Fatto Quotidiano
Il renzismo è Luca Lotti.
Punto. Fine. Il futuro politico di Matteo Renzi è traballante, il fiorentino è stordito. Ha paura. È spaventato. Teme complotti.
Ma l' unico posto che rivendica nel prossimo governo è per Luca Lotti, il riservato custode dei segreti di palazzo, l' indomito tessitore di relazioni, il mangiafuoco dei parlamentari, l' innesco per scatenare la propaganda o per rovesciare le trattative politiche.
Il renzismo senza Luca Lotti - nome e cognome da pronunciare assieme, come una nenia - non esiste. Perché il sottosegretario di Palazzo Chigi va oltre la preziosa delega all' Editoria che gli permette di soggiogare l' informazione con l' altalena dei contributi pubblici e va oltre l' incarico di segretario del comitato economico per la programmazione economica, in sigla Cipe, il più vasto serbatoio di denaro d' Italia. Ogni brandello di potere italiano transita per le stanze di Luca Lotti. In una posizione di debolezza, dopo il ripetuto congedo del fiorentino, il renzismo non potrebbe avanzare richieste.
Eppure per il sottosegretario c' è sempre l' ambizione di ottenere il controllo dei Servizi segreti, ora affidato al collega Marco Minniti.
Il "lampadina" è il ragazzo scapigliato che può condizionare la carriera dei dirigenti delle aziende pubbliche, le candidature dei politici, le coalizioni fra le liste.
Non è la legge elettorale, maggioritaria o proporzionale, con un premio congruo o con collegi stretti, il cruccio di Luca Lotti. Il sottosegretario aspetta la primavera, la tornata di nomine per le società gestite dal governo attraverso l' azionista Tesoro.
Quelle multinazionali - da Eni a Enel, da Poste Italiane a Finmeccanica - dove il renzismo s' è fatto carne. Dove ancora comanda, finché può decidere. [...]
RENZI BOSCHI LOTTI
RENZI E LOTTI
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