
DAGOREPORT – PD, UN PARTITO FINITO A GAMBE ALL'ARIA: LA LINEA ANTI-EUROPEISTA DI SCHLEIN…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Ok, Dago, vedo che hai deciso di giocare alle ipotesi alternative, come quella di un candidato indipendente che tolga voti a Trump e pure alla Clinton, e che, nelle intenzioni assai bislacche di Bill Kristol, editor di National Review, proponga un suo collaboratore e avvocato conservatore, tal David French, come leader di un Renegade Party. French a sua volta aveva candidato Mitt Romney, il trombato del 2012 e grande avversario a parole di Trump, il quale ha ringraziato e detto a French: ma ci sei tu, che sei tanto bravo. Insomma, va avanti tu che a me me vie' da ride'.
Una cosa è certa: tutto può accadere in queste elezioni, e tutti continuano a scriverne imperterriti, anche quelli dalle parti di Huffington Post, Repubblica e Foglio, che avendo per mesi liquidato il candidato repubblicano come un pagliaccio, un tamarro, un parrucchino rosa, un fenomeno momentaneo, uno da relegare nella pagina spettacoli, bene farebbero a mangiarsi una copia stampata dei loro prodotti, come ha fatto il mitico Dana Milbank con la copia del Washington Post nella quale aveva scritto di accettare scommesse sulla rapida sparizione dalla scena politica di Donald Trump.
Io scommesse non ne ho fatte né intendo farne ora, staremo a vedere che accade da qui a novembre. Può ad esempio accadere che il candidato democratico nominato per le elezioni generali non sia Hillary Clinton? Io dico di no, come dico di no su un terzo indipendente, ma avanza autorevolmente l'ipotesi non più solo ventilata dietro le quinte o sussurrata tra gli addetti ai lavori, se a farla è Douglas Schoen, un ex importante consigliere di Bill Clinton, dalle colonne del Wall Street Journal, partendo dall'ipotesi possibile anche se non probabile che a vincere le primarie in California martedì prossimo sia Bernie Sanders.
I sondaggi danno lei in vantaggio di due punti, e i sondaggi la sovrastimano e sottostimano lui perché di solito non intervistano i giovani neo registrati al voto. I neo elettori sono molti in tutti e due i partiti quest'anno, Trump ha portato quattro milioni di nuovi repubblicani alle primarie; tra i democratici si sono registrati per la prima volta circa un milione e mezzo, e sarebbero stati di più se in alcuni Stati le regole del partito non lo impedissero, ma sempre il duecento per cento di aumento rispetto al 2012 c'è.
hillary clinton a chappaqua ny per il memorial day
Se quindi i sondaggi sbagliano anche di poco e vince Sanders, si porrebbe un problema vero ai cosiddetti super delegati, che sono veramente tanti, e sono fino ad oggi praticamente tutti con lei, 543 a 44, ma liberi di cambiare idea e candidato alla convention di Filadelfia. Per dare loro una spintarella, Sanders chiederà ai delegati vip di attenersi alle scelte degli elettori dei loro Stati di appartenenza, o di assumersi la responsabilità di riconoscere che intendono scegliere un candidato debole e non prescelto da chi a sua volta elegge o nomina loro. Sarebbe una bomba.
A spingere intervengono i sondaggi nazionali, che danno Hillary e the Donald praticamente alla pari, con qualche saliscendi, ovvero non è vero che sia lei il candidato in grado di sconfiggere la minaccia Trump. Le ultime rilevazioni di Abcnews a Washington Post e di Fox news danno addirittura la Clinton due punti e tre punti sotto. Bernie Sanders no, sarà che sono sondaggi surreali, ipotesi di puro divertimento, ma certo lui sembra battere Trump con vantaggio fino a dieci punti.
La minaccia Sanders è così concreta che stanno cominciando ad accontentarlo, e al comitato che dirigerà i lavori della convention su sua richiesta sono stati aggiunti Cornel West and Keith Ellison, due personaggi che si schierano a sinistra nel partito. La mossa non è senza conseguenze, perché questi decideranno la piattaforma , ovvero il programma, e pare che ci sia già un codicillo pesante contro Israele, musica per le orecchie di Trump.
bernie sanders hillary clinton
Veniamo ai problemi legali della Clinton, finora rimasti sottaciuti, un po' come il garantismo in Italia, altissimo quando non riguarda Berlusconi. Il rapporto degli ispettori generali del Dipartimento di Stato sull'uso di posta privata per comunicazioni di servizi quando era segretario di Stato, ha stabilito senza ambiguità alcuna che Hillary Clinton ha infranto le regole e non lo ha ammesso nelle testimonianze pubbliche.
Il Fbi finora ha preso tempo, ma deve interrogarla, e l'Attorney General, che sta per il nostro ministro della Giustizia, dovrà emettere una sentenza entro la data della convention, che è il 25 luglio. E' quasi impossibile che possa scagionarla; gli elettori democratici l'hanno già giudicata, su cinque quattro non la ritengono affidabile. Eccovi servita perlomeno una convention dove si tireranno anche i gatti morti, altro che quella di Cleveland.
Schoen non parla a caso, né da solo, e se Bernie Sanders è un'ipotesi socialista che gli fa orrore, altre sono le ipotesi allo studio. Si parla di John Kerry, tremate perché l'uomo proprio non è brillante, ma in realtà il candidato degli anti Clinton è Joe Biden, il vice presidente, che si è molte volte dichiarato disponibile, che si sceglierebbe come vice la sinistrissima Elizabeth Warren, una senza peli sulla lingua che attacca come nessun altro Trump tutti i giorni, in modo da attirare i voti di Sanders.
Al Biden alla riscossa potrebbe a un certo punto concorrere anche la manina di Barack Obama, che ha coperto finora la Clinton tiepidamente, che pensa agli affari del dopo presidenza, prima di tutti quelli con l'Iran, insieme alla sua fidata consigliera, Valerie Jarrett.
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