DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
michelle bachelet nicolas maduro
Provate a immaginare procedure speciali aperte contro l'Italia, ispettori che vengono a mettere il naso in campi rom e centri di accoglienza, con il loro manuale politically correct che tutti condanna e indica come colpevoli di poca solidarietà, ma che assolve sempre loro, gli ispettori del Grande Fratello, quelli che “ce lo dice l'ONU”, che fa a gara con “ce lo dice l'Europa”.
A loro invece dice che sono impuniti comunque, le violenze sui bambini, gli stupri delle donne, la testa girata da un'altra parte quando ci sono le stragi, l'inutilità di grandi missioni internazionali, l'insipienza dimostrata per anni in Libia, le abitudini e vizi da satrapi, non costituiscono responsabilità alcuna.
Provate a immaginare una nazione democratica messa sotto accusa da esponenti e amici di dittatori, affamatori, corrotti. Non è arrivata l'ora di dire basta, non bisogna cogliere l'occasione offerta dalla gentile signora Michelle Bachelet per sbattere la porta e dire tanti saluti e fuori dalle palle i vostri ispettori?
michelle bachelet fidel castro
Gentile Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che, a meno di un mio errore, non ha finora ritenuto di dire una parola sulla gravissima vicenda degli ispettori del Consiglio per i Diritti Umani Onu, e non vorremmo che imparasse troppo dai silenzi del presidente Mattarella; gentile ministro Matteo Salvini, che è il vero obiettivo dell'attacco di Ginevra, e che ha risposto duramente, ma non basta minacciare ritorsioni economiche; gentile ministro Enzo Moavero, che rappresenta l'Italia all'estero, e che ha con un qualche ritardo emesso un comunicato che mi azzardo a definire di flebile difesa della nostra democrazia e della pazienza degli italiani nell'accoglienza;
signori rappresentanti del governo, dal cosiddetto Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite, che è fin dalla sua creazione, per la sua composizione, per le scelte attuate, per l'antisemitismo dominante, per lo strapotere di dittature musulmane, l'ultimo scherzo del carrozzone illiberale delle Nazioni unite, è doveroso, dopo un'offesa così grave al popolo e alle istituzioni italiane, ritirarsi.
E certamente una decisione impegnativa, ma è anche una decisione dovuta agli italiani dal governo del cambiamento nel quale, così ci dicono rilevazioni e sondaggi, ripongono grande fiducia nonostante attacchi nazionali e internazionali furibondi e scomposti.
L'imminente Assemblea Generale annuale delle Nazioni Unite a New York è l'occasione giusta per un annuncio del genere. Basta fare come hanno fatto gli Stati Uniti due mesi fa con la loro ambasciatrice Nikki Haley.
"Prendiamo questa decisione perché il nostro impegno non ci permette di continuare a far parte di un'organizzazione ipocrita e asservita ai propri interessi che ha fatto dei diritti umani una barzelletta. Gli Stati Uniti si ritirano da questa fogna di pregiudizio politico”. Semplice, efficace, definitivo.
Apprendiamo invece del sito della Farnesina che l'Italia in quel Consiglio ci vuole entrare, e con orgoglio. Cito.
“Nell’autunno 2018 si svolgeranno all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite le elezioni per il rinnovo parziale del Consiglio Diritti Umani (CDU) per il triennio 2019-2021. L’Italia ha presentato la propria candidatura perché conduce da sempre un’azione convinta di tutela e promozione dei diritti umani.
Il Consiglio Diritti Umani (CDU) è il consesso elettivo più prestigioso e importante delle Nazioni Unite dopo il Consiglio di Sicurezza. Istituito nel 2006, il CDU prosegue il lavoro della Commissione Diritti Umani, che dal 1946 aveva assicurato massima risonanza internazionale all’esigenza del rispetto dei diritti umani nel mondo. Il CDU è composto da 47 Stati membri eletti per un mandato triennale dall’Assemblea Generale, con seggi ripartiti secondo il principio dell’equa distribuzione geografica. Il Consiglio si riunisce in sessione ordinaria tre volte all’anno (marzo, giugno e settembre) e in sessione speciale su richiesta di 1/3 dei suoi membri.
L’Italia, che è già stata membro del Consiglio Diritti Umani nei mandati 2007-2010 e 2011-2014, ha presentato ufficialmente i propri impegni e priorità in vista della auspicata elezione al CDU, e attualmente segue con assiduità e partecipa ai lavori come Paese osservatore. Tra i temi per noi prioritari figurano: la lotta contro ogni forma di discriminazione, i diritti delle donne e dei bambini, la moratoria universale della pena di morte, la libertà di religione o credo e la protezione delle minoranze religiose, la lotta contro la tratta di esseri umani, i diritti delle persone con disabilità, la protezione del patrimonio culturale e religioso, i difensori dei diritti umani.
Si tratta di una richiesta avanzata nel marzo scorso, hai elezioni politiche italiane già avvenute, ma ancora con il precedente ministro degli Esteri e il precedente governo. Dunque, c'è tutto il tempo è l'occasione per tirarsi indietro e magari per chiedere che vengano dimenticate espressioni come “consesso più prestigioso” o “equa distribuzione geografica”’, Anche perché se già ci siamo stati per due volte, e osserviamo in modo attento e assiduo, non dovrebbero esserci rimaste residue speranze su che cosa sia il consiglio per i Diritti Umani dell'Onu.
Istituito con grande pompa nel 2006, in luogo della precedente commissione, nei primi dieci anni di attivita il Consiglio ha condannato 68 volte Israele, 20 volte la Siria, 9 volte la Corea del Nord, 6 volte l’Iran e mai Venezuela, Arabia Saudita o Cina.
Veniamo all'equa distribuzione geografica ricordata dalla Farnesina, perché il Consiglio prevede 47 membri eletti dall’Assemblea generale, con una maggioranza di seggi (13+13) all’Africa e all’Asia, 8 al Sud America e ai Caraibi, 6 all’Est europeo, 7 seggi in tutto per la Ue e il resto dell’Occidente.
Quando misero in piedi questa meraviglia di arbitrio, la presidenza Bush disse grazie no, e resto’ fuori, poi arrivo’ Barack Obama e si affrettò ad aderire.
Seguirono scelte eclatanti.
Nel 2014 sono stati eletti tra i membri del Consiglio Cina e Arabia Saudita, noti campioni di diritti umani. Non basta, nel 2015 l’ambasciatore saudita Faisal bin Hassan Trad è stato eletto a capo del Consiglio per l’anno 2016.
Esercito contro i monaci tibetani
Ora, qui nessuno è caduto con l'ultima pioggia e si sa che l'economia e il petrolio contano. Ma di qui a mettere a vigilare sui diritti umani nel mondo un Paese che ha il quarto record mondiale di esecuzioni capitali, molte per decapitazione, ma resta tempo per crocifiggere alcuni condannati, che non garantisce il diritto di stampa, espressione, libertà religiosa, che tratta come schiavi gli stranieri entrati per lavoro, che nega i diritti delle donne, tenute in tutela e segregazione tutta la vita, che mette fuorilegge e riserva pene durissime agli omosessuali, un paese che non ha mai firmato la Dichiarazione universale dei Diritti Umani, ecco, dovrebbe intervenire un minimo di pudore. Invece no .
Invece no, perché alle Nazioni Unite noi paghiamo, gli altri comandano. Un solo esempio. Nel 2016 l'Arabia Saudita era stata condannata per i bombardamenti in Yemen che avevano ucciso centinaia di bambini. Una sorta di Blacklist dalla quale però l'allora segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, fu convinto a recedere perché a lui e alla dirigenza arriverà una serie di minacce pesanti e di ricatti da parte non solo dei sauditi ma di tutti i Paesi dell’Organizzazione della cooperazione islamica.
Se la distribuzione geografica non è equa figuratevi quella economica. Fare i conti veri dei costi dell’Onu e delle sue agenzie è praticamente impossibile. Diciamo circa 6 miliardi di dollari di bilancio ordinario si raddoppiano e arrivano a 12 con le agenzie tra cui anche il Consiglio per i Diritti Umani con sontuosa sede a Ginevra. L'Italia è tra i primi 10 finanziatori, 95 milioni di dollari nel 2017, ma ci dovete aggiungere 4 milioni di dollari per i tribunali internazionali e circa 30 milioni di dollari solo nel primo semestre 2017 per le missioni di peacekeeping. Poi ci sono le missioni direttamente finanziate come quella al confine tra Libano e Israele.
UN Watch ed altri organismi internazionali di controllo producono regolarmente materiale su uno stato delle cose incredibilmente illegale e corrotto. Altro che la casta italiana! Le denunce cadono regolarmente nel vuoto perché i Paesi finanziatori non intervengono, Donald Trump è stato il primo a cominciare a passare dalle parole ai fatti.
Di Michelle Bachelet, già presidente del Cile, da un mese alto commissario per i Diritti Umani, Un Watch ricorda che quando morì Fidel Castro lo definì «un leader per la dignità e la giustizia sociale a Cuba e in America Latina», poi andò in visita da Raul Castro. Ma si rifiuta di incontrare qualunque esponente dell'opposizione cubana.
Quando morì Chávez lo ricordò come un «grande amico», col merito di “aver sradicato la povertà, generato una vita migliore per tutti, e per il suo profondo amore per l' America Latina”. Naturalmente è una grande amica del brasiliano Lula, e anche ora che Maduro ha condotto il Venezuela alla fame, ha dichiarato che e' solo colpa della mancanza di dialogo”.
Ora inaugura la sua attività di Commissario annunciando : "Abbiamo intenzione di inviare personale in Italia per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e rom”.
salvini e conte guardia di finanza
A una così si risponde sbattendo la porta, non bussando per entrare.
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