DAGOREPORT – UN "BISCIONE", TANTE SERPI! GLI AVVERSARI DI BIANCA BERLINGUER A MEDIASET LAVORANO PER…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Se sapesse che in Italia rischierebbe di finire sulla lista nera niente meno che di Rolling Stone in salsa all'amatriciana, con la minaccia terribile di non essere più intervistato da Fabio Fazio o invitato a cena da chef Rubio, il professor Alan Dershowitz, penalista sommo americano, protagonista di casi giudiziari famosi in tutto il mondo con tanto di romanzi correlati e film che ne raccontano l'epopea, dall’ereditiera diventata terrorista Patty Hearst all’ambiguo Claus von Bulow al famosissimo O J Simpson, magari la prenderebbe a ridere e ridimensionerebbe il peso della tragedia che lo ha colpito alle soglie dell'estate del 2018.
Insomma, Chissenefrega se a Martha's Vineyard, l'isola dei democratici, come la chiamano, non lo amano più perché non si e’ unito a quelli che pensano di ammazzare la noia del tempo libero organizzando cacciate dalla spiaggia di collaboratori di Trump.
Ma Dershowitz in fondo ha 80 anni, li compie il primo settembre, è un uomo abituato al successo e al consenso, si è accorto con allarme non solo che nessuno stava organizzando i consueti e numerosi parties per festeggiarlo, ma che giravano lettere di proscrizione; e poi sempre un Liberal rimane, nonostante la sua civiltà e intelligenza, dimostrate anche in questa occasione, e i Liberal di tutto il mondo, si sa, pensano di essere al di sopra dei giudizi negativi, liberi e belli sempre.
LA VILLA AFFITTATA DAGLI OBAMA A MARTHA S VINEYARD
Non è così, e se nel caso della sdegnata rivista italiana che ha preparato il manifesto di proscrizione di Matteo Salvini, lo slogan è “Il nostro non è un appello, non ci sono firmatari. Ci sono solo pensieri”, accompagnato da un minaccioso hashtag, #chitaceècomplice, brr, Alan Dershowitz più nobilmente si ispira alla dichiarazione di indipendenza americana, di cui ieri abbiamo festeggiato il 242 esimo anniversario, quando dice tra l'altro che “sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati”.
Nel senso che per il professor Dershowitz i governati, ovvero gli elettori, contano, offesa terribile per una elite che, di qua e di là dell'oceano, dei governati se ne impipa, figuriamoci se le interessa che l'opposizione debba muoversi nel rispetto della legalità e delle libertà civili, e che un governo e un presidente non per le antipatie ma per le azioni si debbano giudicare.
Ora che la storia si avvia a un lieto fine perché un sacco di villeggianti , nel conoscere il dramma del professore esiliato in isola patria, ha deciso di invitarlo, fino a subissarlo di possibilità di partecipare a feste notturne sulla spiaggia e barbecue a colazione in piscina, con tanto di letture e conferenze, si può dire che a denunciare il clima di Apartheid in cui si sentiva per la prima volta nella sua vita avvolto, ha fatto bene.
Ma anche che ha dimostrato un po' di ingenuità sociale, esponendosi così a ludibrio di articoli come quelli degli inviati di New York Times e Washington Post, che hanno rispolverato tutta la retorica di sinistra e l'ideologia poveraccista contro il ricco disperato per mancati inviti a caviale e champagne, per raccontare il dramma suo.
Peccato che metà di quei giornalisti, quando scatta l'ora x del venerdì si imbarcano su aerei privati per raggiungere località come Martha's Vineyard, che resta la più ambita, e l'altra metà sgomita per farcela, e nel frattempo rosica.
Al Boston Herald, Dershowitz ha detto di aver ricevuto 25 inviti solo per il party del 4 luglio e che questo lo ha riempito di gioia, dopo l'editoriale sconsolato che aveva scritto a inizio settimana per The Hill, denunciando l'isolamento nel quale i suoi ex amici e odiatori di Donald Trump lo avevano condannato solo per aver criticato i buchi e le illegalità dell'indagine del procuratore speciale Robert Mueller e per aver spiegato che gli attacchi a Trump sono di natura politica e non motivati giuridicamente.
Glielo avevano proprio scritto in vibrate mail di non voler avere niente più a che fare con lui socialmente perché disprezzano Trump, e che non gliene frega niente che lui Dershowitz ritenga di applicare gli stessi principi di libertà che ha utilizzato in tutta la sua vita di docente e avvocato.
Sentite che cosa gli ha scritto in una mail inoltrata a tutti gli abitanti dell'isola
Walter Teller, potente avvocato di Hollywood ,che ci passa l'estate , sposato con la regista Claudia Weill.
“Con le tue apparizioni in tv nelle quali hai sostenuto l'illegalità dell'indagine Russia Gate, hai dato a Trump l'opportunità di usare te e le tue opinioni a propria difesa, di agitarti come il suo pompon. Che cosa orribile per tutti noi!
Hai difeso e dato copertura a questo presidente che in continuazione colpisce e distrugge tutto ciò in cui crediamo e procura danni perduranti e massicci al nostro sistema politico, ai nostri tribunali, alla nostra posizione nel mondo, all'ambiente. Di tutto ciò tu sei complice”.
Non basta, l'avvocato di Hollywood accusa Dershowitz di “avere una fame insaziabile di apparire, di avere un posto a tavola, non importa se si tratta di Fox News di Mar a Lago e della Casa Bianca, se si tratta di stare insieme a Bibi”.
Sono argomentazioni infami, non a caso Dershowitz ha parlato di nuovo maccartismo, ma allora gli eccessi erano dovuti a una battaglia politica contro la minaccia reale o temuta del comunismo nell'immediato dopoguerra, in questo caso si parla del presidente degli americani legalmente eletto, prove contrarie non ne hanno trovate, e di un avvocato che difende la legge del suo Paese.
Eppure Dershowitz resta un sincero Democratico, e ha votato per Hillary, solo che non intende sporcarsi le mani e macchiare una luminosa carriera tutta costruita in punta di diritto.
“La cosa non riguarda me, riguarda gli Stati Uniti d’America. Riguarda la nostra crescente intolleranza verso le idee con cui non siamo d’accordo. Trump di certo ha delle responsabilità in questo clima di divisione, ma le condivide con Maxine Waters e gli avvocati dell’aggressione degli oppositori politici”.
Trumped Up: How Criminalization of Political Differences Endangers Democracy, si chiama Infatti il libro che raccoglie i suoi ultimi scritti e che si può tradurre con un gioco di parole col cognome del presidente in: Inventato, o costruito, come la criminalizzazione delle differenze politiche mette a rischio la democrazia.
l incidente di Ted Kennedy a Chappaquiddick
Che è un manifesto che più chiaro di così non si può, ma rischia di essere arrivato tardi. Intanto l'estate a Martha's Vineyard sembra salva, magari i facoltosi villeggianti hanno indulgenza per I peccatori, o la memoria corta, se ce l'hanno avuta per Ted Kennedy, che lascio’ annegare una ragazza e se ne andò a dormire...
Qui piuttosto sarà il caso che si scelgano con accuratezza le spiagge Jerry Calà, Riccardo Scamarcio, Enrico Mentana, tutti quelli che venissero indicati per un verso o per l'altro come complici.
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