
DAGOREPORT – PIENONE DI AUTO BLU STASERA ALL’AUDITORIUM DI ROMA: DA MELONI E MANTOVANO A GIULI E…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
tiffany trump parla alla convention
Mettiamola così, ora che la seconda giornata della convention repubblicana è finita, e Donald J. Trump, 70 anni, costruttore, personalità tv, outsider della politica, è il nominato ufficiale: quei voti non solo se li è guadagnati sul campo, ma lo ha fatto distruggendo sul campo una opposizione esplicita, violenta, ben foraggiata, condotta dal suo stesso partito, la vecchia e la nuova élite in testa, e da tutti i mezzi di informazione più importanti d'America e del resto del mondo.
I quali mezzi, e vocianti inviati, in queste ore, invece di riconoscere una eccezionale incapacità di leggere e raccontare la realtà dei fatti per come si manifestano, si attorcigliano in giudizi morali sdegnati e previsioni civili apocalittiche. Non sono soltanto grotteschi e incapaci, sono pericolosi, sono nemici della democrazia.
eric trump parlera alla convention repubblicana
L'annuncio che il numero fatidico era stato superato lo ha dato il figlio Donald jr, circondato da fratelli e sorelle, come delegato dello Stato di New York. 89 delegati, "over the top". Lui, The Donald, ha fatto subito un bel tweet, i social sono stati un grande veicolo che usa molto bene, sul “ such a great honor”, e AMERICA FIRST, giovedì il discorso di accettazione prima della chiusura. La sua candidatura l'aveva lanciata un anno fa tra risate generali; il partito repubblicano non lo prese sul serio, all'inizio delle primarie arrivarono in 17, già segno che qualcosa non andava.
donald trump make america work again
Sotto il fuoco continuo di critiche per le sue dichiarazioni nette su minoranze etniche e immigrazione musulmana, ha sbaragliato tutti, finanziandosi la campagna senza aiuti, ottenendo 13,3 milioni di voti nelle primarie nei caucuses, un milione e mezzo più di W.Bush, per capirci. Il comitato elettorale e l'establishment del partito si sono piegati gradualmente, con riluttanza, solo alla fine di un percorso che hanno provato a ostacolare in ogni modo.
Il tentativo di delegittimarlo è andato avanti fino a lunedì scorso, all'inizio della convention, quando un gruppo di delegati e lobbysti ha tentato di far passare una mozione che consentisse ai delegati di essere liberi dall'obbligo di votare secondo la volontà degli elettori. Hanno fatto una pessima figura, perché un conto è contestare Trump politicamente, altro è tentare di sovvertire, e in senso illiberale, le regole del gioco. Figura barbina anche per l'intera dinasty Bush, assente alla convention e impegnata a dichiarare che nessuno di loro voterà per Trump a novembre.
Notizie che però tendono a provenire da fonti sfacciatamente favorevoli alla Clinton, come il sito Politico.com, rivelano una serie di riunioni per costruire il ritorno del partito repubblicano più tradizionale dopo la ritenuta inevitabile sconfitta di Trump. Intervenire per rimediare alle macerie del magnate? Non sarà che su macerie già vistose il magnate ha imposto il suo messaggio?
I delegati nel floor di Cleveland rappresentano la testa la pancia e la coda del partito, e non sarà un caso se ad essere entusiasti sul serio non sono quelli della testa. Per molti anni il rapporto tra elettori ed elite a Washington è andato deteriorandosi a causa di una opposizione ritenuta troppo morbida, di un clima da inciucio, un bel Nazareno in salsa barbecue, per capirci.
donald trump dopo i discorsi dei figli junior e tiffany
Una settimana fa i repubblicani alla Camera hanno deciso di rinviare al ritorno dalle ferie la proposta di riforma della giustizia, subito dopo è partita l'ondata di violenza metropolitana, da Dallas a Baton Rouge. Ma il vulnus più grave è quello della riforma dell'immigrazione, che parte del Partito Repubblicano capitanata dallo speaker Paul Ryan ha appoggiato.
obama e hillary clinton a charlotte in north carolina
Delle frontiere aperte gli americani, ormai è chiaro, hanno terrore, numeri così vistosi non si verificavano da un secolo, dalle ondate del 1880 e del 1920. E hanno terrore della stagnazione dei salari dopo la crisi del 2008, mai superata perché la ripresa è stata debole, altro che balle. In questo quadro di sfiducia nella classe dirigente, l'unico che ha avuto chiaro dall'inizio il dato complessivo è stato Trump; era in quell'occhio che si doveva ficcare il dito, chiedendo frontiere sicure, nuovi accordi commerciali, denunciando la condizione grama dei salariati americani, degli operai.
scott baio sostiene donald trump
Gli altri non potevano, erano parte del problema, parlavano di sé: Rubio dissertava sull'impresentabilità di Trump e si lisciava vanesio l'investitura dall'alto e la cubanitudine; Cruz arrostiva bacon sul fucile fumante e schifava Trump come poco conservatore, un altro mito infrantosi nel 2016, ché conservatori ce ne sono molti tipi, e i reazionario beghino non è detto che lo sia.
Tutti avevano come avversario il magnate di casa e dimenticavano Obama e la Clinton, i danni della riforma sanitaria, l'incompetenza in politica estera, l'accordo pernicioso con l'Iraq; tutti correvano per sé e mai hanno pensato di scegliere il più forte fra loro e coalizzarsi intorno a lui.
Lo stesso efficacissimo intervento martedì sera del governatore del New Jersey ed ex procuratore federale, Chris Christie, ha rivelato l'incapacità di fare opposizione e campagna da candidati credibili dimostrata dai repubblicani storici. Christie ha istruito retoricamente un formidabile caso contro Hillary Clinton, che sembrava l'orazione di Marco Antonio sul corpo di Cesare, a colpi di “siccome il dipartimento di Giustizia si rifiuta di farlo, presentiamo noi i fatti ed emettiamo il verdetto contro Hillary Clinton. Era il capo della diplomazia americana, guardate la violenza e il pericolo in ogni regione del mondo infettata dagli effetti della sua stoltezza.
In Nord Africa è stata il grande architetto del disastroso rovesciamento di Gheddafi. Com'è la Libia oggi? Rovine, morte, violenza nelle strade , l'Isis domina il Paese”. Giù così con Siria, Nigeria, soldi alla Cina, il peggior negoziato di armamenti mai concluso della storia, con l'Iran, Cuba, fino alla sciagurata storia delle email sottratte al segreto di Stato e ora vaganti nell'etere digitale, chiedendo a ogni argomento “è colpevole o no?". L'avessero fatta a suo tempo la battaglia alla Clinton , con simile forza politica, tutto sarebbe diverso.
Insomma, se oggi l'incapace elite del GOP ha un candidato con delle possibilità di vittoria, deve ringraziare la tenacia e la follia di Donald Trump. Il quale ha capito a perfezione dove sta la sua forza. E' lo strumento di protesta di una grande maggioranza di elettori che si sono sentiti abbandonati, fuori dal processo politico, civile, economico, e non sono solo repubblicani.
il bacio tra donald e melania trump
donald trump
A costoro non interessa, almeno non ora, la vecchia sacra retorica del presidente presentabile, gradito al mondo, misurato ed elegante; al contrario deve sembrare anti Washington, provocarli, graffiarli, disprezzarli quei ricchi corrotti burocrati. Il goal dei prossimi mesi è portare al voto l'intero popolo degli arrabbiati.
DAGOREPORT – PIENONE DI AUTO BLU STASERA ALL’AUDITORIUM DI ROMA: DA MELONI E MANTOVANO A GIULI E…
DAGOREPORT - ADDIO ALLA LOVE-STORY CON TRUMP, MELONI DOVRÀ ACCONTENTARSI DI UN POSTO DI SECONDA…
FLASH! – IL DOPPIO GIOCO DI JD VANCE: COME MAI IL VICE DI “KING DONALD” CHE SEMBRAVA SPAZZATO VIA…
DAGOREPORT - E’ SCOPPIATO UN NUOVO “CASO GIULI”, ACCUSATO DA “LA VERITÀ” DI ESSERE “STATO DAVVERO…
SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E…
IL CONVENTO DEGLI ANGELUCCI E’ RICCO MA PER I GIORNALISTI DEL “GIORNALE’’, "LIBERO” E “TEMPO” TIRA…