DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Non ci avreste mai creduto che saremmo arrivati a Via col vento? Ebbene sì, un cinema di Memphis, Tennessee, ha annunciato che smette di fare la sua annuale proiezione dello storico film con Clark Gable e Vivien Leigh perché è un film privo di sensibilità. Proprio così.
Il Teatro Orfeo ha mostrato questo film come parte della serie classici tutti gli anni più volte negli ultimi 34 anni, in fin dei conti e’ un film che ha vinto 10 Oscar, compreso il ruolo oggi infame di attrice non protagonista a Hattie McDaniel per Mammy, la tata nera di Rossella.
Che cosa e’ mai accaduto a rompere la felice tradizione nel 2017 ? È accaduto che la sera dell'11 agosto, la stessa degli incidenti a Charlottesville, il teatro ha ricevuto lamentele e proteste perché continua a proiettare un film nel quale il vecchio Sud e i neri sono dipinti in modo idilliaco ed edulcorato.
Detto fatto, il film non sarà più presentato perché come ha spiegato il presidente del Orpheum Theater Group: “in quanto organizzazione la cui missione è quella di intrattenere, educare e illuminare le comunità che serve, la Orpheum non può mostrare un film così insensibile a un grande segmento della popolazione “. Salutateci a Margaret Mitchell, ringrazi il cielo che non le danno ancora della suprematista bianca, e poi concentratevi nella speranza che domani sia un altro giorno.
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san domenico scuola cattolica di sant anselmo in california
Si chiama San Domenico ed è una scuola cattolica della California, ma sta togliendo di mezzo tutte le statue che ricordano il cattolicesimo, a partire da quella che raffigura la Madonna con Gesù Bambino, per accontentare i genitori degli alunni non cattolici, solo che questa volta i cattolici si stanno incazzando, nel loro piccolo.
Replica difendendosi la preside che ha deciso la rimozione delle statue che dei genitori non cattolici che hanno visitato il campus si sono lamentati perché la prima cosa che appariva loro davanti erano le statue di San Domenico o di San Francesco.
le statue della san domenico finiscono nei magazzini
D'altra parte, se e’ una scuola cattolica, intitolata a San Domenico, e sta pure nella città di Sant'Anselmo, dovrebbe essere qualcosa di naturale accettare che abbia storia, tradizioni e raffigurazioni cattoliche. Se non d'accordo, cambiare scuola. Invece no, prosegue la preside, non volevamo che si sentissero respinti e allora via le ragioni dell' offesa.
La San Domenico è l'istituzione cattolica più antica indipendente della California ed era ricca di statue anche di valore, frutto di donazioni, ora finite o in magazzino o regalate, dietro approvazione del Collegio dei donatori e delle sorelle Domenicane di San Raffaele, con la motivazione, occhio alla parolina, arriva sempre, che la scuola deve essere anzitutto “inclusiva”.
Questa volta qualcuno si è ribellato, ovvero i genitori cattolici che avevano creduto di mandare i figli a una scuola cattolica e che hanno scritto ai giornali e al board; come il signor Fitzpatrick, che si chiede come mai essere inclusivi voglia dire mollare 167 anni di tradizione, mostrando di averne addirittura paura e vergogna.
san domenico scuola cattolica di sant anselmo in california
Un'altra lettera al quotidiano locale denuncia che qualsiasi allusione al cattolicesimo è stata eliminata dalla scuola e che persino il logo e la divisa degli alunni sono stati cambiati per sembrare “meno cattolici”.
Risponde sempre l'ineffabile preside che su 180 statue che c'erano nei giardini e negli interni della scuola ne sono rimaste ben 18, il che vuol dire che 164 sono state date via o stanno in cantina. Quanto alla statua di San Domenico che dà il nome alla scuola, non è più all'ingresso delle aule ma è al centro del campus. Infine, una precisazione sulla data della decisione di rimuovere tutti i residui di cattolicesimo: è vero, la preside conferma, è stata presa subito dopo i fatti di Charlottesville, ma si tratta di una pura coincidenza.
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Charles Barkley, detto sir Charles, uno dei 50 giocatori di basket più forti di tutti i tempi, Hall of fame, osa dire che i neri dovrebbero smetterla di concentrarsi su vecchie statue e anche di ammazzarsi gli uni con gli altri, invece di battersi per ottenere diritto a un'educazione, e viene bollato dalla rivista che va di moda tra gli afroamericani, the Root, come suprematista bianco. Eppure, controllare dalle fotografie, e’ bello abbronzato.
Nella simpatica rubrica “stupid negroes”, l'attacco è violento, praticamente una chiamata a colpirlo. “Perché non chiude quel cazzo di bocca Charles Barkley”, scrive tal Michael Harriot. ”C’è per caso qualcuno che non ha capito che le dichiarazioni di Barkley sulla razza altro non sono che la prova della sua volontà di gettarci sotto un autobus perché stupidamente non vogliamo essere assimilati alla bianchitudine”?
Già, perché Barkley aveva incautamente parlato della necessità di lavorare duro e avere successo, per l'esattezza aveva dichiarato:” Io credo che se chiedete alla maggior parte della popolazione nera di essere onesta, vi diranno che neanche per un giorno nella loro vita si sono preoccupati di quelle vecchie stupide statue; ciò che come neri ci serve è di preoccuparci di avere una buona educazione, smettere di ammazzarci l'uno con l'altro, trovare un modo per avere maggiori opportunità economiche”.
Ecco, lo attacca Root, che nasce come rivista dedicata agli afroamericani, ed è nella galassia della potente Univision, “sta con gli oppressori dell'America nera, rigurgita soluzioni da bianchi ai problemi dei neri. Sapete perché Barkley crede tanto nell'infallibilità e nella superiorità della Bianchitudine? Perché Barkley è un suprematista bianco”’.
CHARLES BARKLEY UN NERO CHE E' UN SUPREMATISTA BIANCO
Ecco, vuoi mettere con la soluzione perfetta di far fare alle ragazzine di 15 anni un figlio l'anno e prendere il sussidio per ogni figlio? Vuoi mettere con lo stipendio sicuro di militante di Black Lives Matter?
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“The angry white guy is dying out, and the Census Bureau has already told us that by 2050, white people are going to be the minority”. Il bianco arrabbiato sta per soccombere e l'ufficio del censimento ci dice che entro il 2050 i bianchi saranno la minoranza. Cosa della quale lui, che pure è bianco, e piuttosto molliccio e lattiginoso, si compiace.
Il vero capo della protesta contro i bianchi in questi giorni non sta in piazza, sta a Broadway da tre settimane col suo show anti Trump che si chiama The terms of my surrender. Ma da Broadway fa politica, eccome.
Michael Moore comincia lo spettacolo con la previsione che più lo terrorizza, Donald Trump non solo non sarà sottoposto ad alcun processo di impeachment, ma probabilmente sarà rieletto anche nel 2020. Meglio, vincerà ancora una volta il voto elettorale e non certo quello popolare chiunque sia il suo interlocutore, secondo Moore.
Che fare allora? Impossibile abolire a livello federale e con l'avallo della Corte Suprema il principio del voto elettorale stabilito dai Padri fondatori perché anche gli stati meno grandi e popolati avessero diritto alla loro rappresentanza e ad avere voce in capitolo, insomma perché non si finisca con l'essere nel nuovo mondo invece che d'Inghilterra, colonia della California o del Texas. Grazie a Dio e incrociamo le dita, aggiungo io.
Moore ha in mente allora un accordo fra Stati che chiama “the national popular vote Interstate compact”, che dovrebbe premiare con tutti i voti elettorali il candidato che vinca il voto popolare negli Stati che si mettono d'accordo per seguire questa regola nuova. Per poterci provare serve che dicano di sì Stati che insieme contino 270 voti elettorali, obiettivo ben lontano, ma che il regista agitatore persegue ispirandosi, dice, alla battaglia delle suffragette per il voto alle donne.
Poi c'è da convincere i circa 7 milioni che hanno votato Verde o Libertario, quindi hanno disperso il voto, e sempre secondo Moore ci sono circa 8 milioni di elettori che da Obama si sono spostati a Trump e che lui si vorrebbe riprendere.
Tattiche a parte, quel che rallegra il buon Moore e’ il cambiamento demografico degli Stati Uniti. Circa il 70% del paese ormai è composto di femmine, gente di colore, giovani adulti tra i 18 e i 35 anni.
“Il bianco arrabbiato sta morendo, ce lo dice anche il censimento, che entro il 2050 saranno una minoranza, e non esito a dire che non vedo l'ora che questo succeda. Spero di vivere abbastanza per vedere quando i bianchi maschi saranno una minoranza perché allora questo sarà un Paese migliore”.
Poi dice che uno si butta su Trump, finche’ e’ ancora maggioranza.
michael moore alla trump tower
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