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Federico Novella per “Libero Quotidiano”
Je suis Peppa Pig. Siamo tutti maiali. Lo so, detta così è un po’ forte. Ma è una questione di libertà di opinione, espressione, e in questo caso pure di digestione. A questo punto siamo arrivati. Ci tocca difendere nel nome dell’Occidente un cartone animato a forma di suino. Dopo che il Financial Times ha storto il naso sulle vignette che ironizzano sull’islam e si è rifiutato di ripubblicarle, adesso per evitare incidenti con le altre confessioni, hanno sfrattato Peppa Pig dalle scuole britanniche.
Così, senza neanche una letterina di preavviso. La prestigiosa Oxford University Press, uno dei principali editori per le scuole del Regno Unito (che vende libri in 200 paesi nel mondo) ha deciso di bandire dai manuali scolastici qualsiasi illustrazione di maiali, reali o di fantasia, «al fine di non turbare i piccoli ebrei e musulmani». Avete letto bene: il maiale «turba» gli scolari. La raffigurazione del suino è «offensiva» per chi ha certi precetti religiosi. Secondo gli inglesi non solo ti resta sullo stomaco, ma a qualcuno può dare alla testa. E di questi tempi, non si sa mai. Diciamolo subito chiaramente: censurare Peppa Pig è una tragedia.
Anzi, per restare in tema, una porcata. Tutti i papà con bambini teledipendenti dovranno inventarsi metodi alternativi per intrattenere i pargoli. E poi, scusate: cacceranno dai libri anche la storia dei tre porcellini? E nella «Vecchia Fattoria ia-ia-oh», metteranno un bip al posto dei grugniti? Evidentemente, per gli intellettuali inglesi, a scuola è meglio essere asini che maiali.
peppa pig le serate hardcore ad arcore
Ma Peppa Pig è solo la punta dell'iceberg. Se vai a leggere bene la direttiva britannica antimaiale, scopri che gli autori per bambini dovranno «astenersi dal disegnare o illustrare verbalmente suini e loro derivati». Cioè, capito? Non solo il maiale in sé, ma anche i derivati del suino da oggi sono banditi dai libri di testo dei sudditi di Sua Maestà.
peppa pig batte tutti gli show tv
Insomma, raffigurare una salsiccia, un culatello, o una porchetta di Ariccia, da oggi è sacrilegio. Il capocollo? Il sanguinaccio? Non sta bene. È un insulto alimentare nei confronti delle minoranze religiose. Dobbiamo dedurre che anche la foto di un piatto di bucatini all'amatriciana con pancetta, sia una provocazione bella e buona (soprattutto buona).
E la polenta con la luganega? Irrispettosa. E la guerra di civiltà scatenata dal Culatello di Zibello? E vogliamo parlare della totale mancanza di rispetto della sopressata cilentana? Tutti derivati offensivi del suino, che evidentemente fanno schizzare in alto la tensione internazionale, oltre che i trigliceridi. Facciamo così. Già che ci siamo normalizziamo non solo i disegni, ma anche le parole. “Maiale” suona brutto: troviamo un sinonimo più affettato e meno offensivo. Tipo: “Quadrupede rosaceo”. La stampa si aggiorni: non vogliamo più sentir parlare di “Porcellum” nelle cronache politiche. Non nominate il nome del suino invano.
RED RONNIE NON GRADISCE IL MAIALE VERSIONE PEPPA PIG PEPPA PIG
Per dire, occhio anche alle imprecazioni: anziché “porcocane”, non sarebbe meglio un più diplomatico “Perbaccolina”? Chi l'avrebbe mai detto. Dopo il presepe e l'albero di Natale, adesso a chiedere aiuto, nell'impari lotta contro il politicamente corretto, è uno dei tesori più saporiti della nostra civiltà: il cotechino. L'orgoglio del mondo libero è appeso a un wurstel. Per carità: salviamo Peppa Pig e i suoi derivati dal tritacarne della censura. Perché del maiale, e di tutto il nostro patrimonio culturale, non si butta via niente.
FABIO CANINO TWITTA L ARRESTO DI PEPPA PIG peppa pig
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