DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1 - CAOS M5S, DI MAIO SFIDA I RIBELLI E CONTRO DI LUI RACCOLTA DI FIRME
Simone Canettieri per “il Messaggero”
La miglior difesa e l'attacco. E così Luigi Di Maio, da settimane sotto il tiro incrociato dei gruppi parlamentari, esce con un post su Facebook. I toni sono quelli delle origini. Aggressività vecchio stile. Se la prende con la stampa cattiva e il «sistema» e soprattutto avvisa i ribelli e malpancisti vari con questo messaggio ai naviganti: fuori chi pensa al suo ego, il M5S pensa al Paese: «Lo dico chiaramente: qui nel Movimento 5 Stelle si lavora per cambiare il Paese. Chi di fronte alle vittime di Venezia e al dramma dell'Ilva preferisce guardarsi gli affari suoi, conosce la strada. Il movimento non lo piangerà. Chi è interessato a fare il gioco degli altri e del sistema può accomodarsi in un partito. Il Movimento è un'altra cosa, il Movimento si occupa dei problemi delle persone».
LE REAZIONI
Una minaccia che però non fa scendere brividi sulla schiena a nessuno. «Non commento queste uscite da psicoanalisi», taglia corto un big grillino di Palazzo Madama. Al Senato, infatti, la maggioranza balla sul filo (Ugo Grassi è a un passo dal traslocare nel gruppo della Lega) e alla Camera (dove da un mese e mezzo non si riesce a eleggere il capogruppo) il caos è tale che le eventuali purghe potrebbero facilitare mini-scissioni verso il misto. Quindi? Dalla comunicazione scatta l'ordine di far uscire i pretoriani: ecco Laura Castelli, Francesco D'Uva, Francesco Silvestri. Tutti a negare attriti e divisioni. Anche i ministri, come Stefano Patuanelli che continua a riscuotere molti apprezzamenti, e che giura e spergiura che il Movimento è un monolite.
L'IRA
in prima fila roberto speranza nicola zingaretti luigi di maio giuseppe conte 1
Di Maio è infuriato perché ormai si è messo un moto un meccanismo difficile da fermare. In Transatlantico un giorno sì e l'altro pure prende quota la possibilità di una lettera firmata dalla maggioranza di deputati e senatori «per chiedere al Capo politico un passo indietro e una gestione collegiale del M5S». Una silenziosa conta interna è partita. La lettera sarebbe poi inviata per conoscenza al Comitato di garanzia (composto da Giancarlo Cancelleri, Vito Crimi e Roberta Lombardi).
luigi di maio papa francesco bergoglio
In parallelo continuano le sollecitazioni a Beppe Grillo, come raccontato ieri dal Messaggero, affinché intervenga e prenda in mano la situazione. Addirittura diversi input stanno arrivando anche a Davide Casaleggio che però si tiene distante per ora dalle dinamiche interne al Movimento. «Qui nessuno pensa al proprio ego dice il deputato Giorgio Trizzino, leader della corrente dei competenti ma Luigi deve farsi aiutare. E anche chiamare Grillo è un segno di immaturità. Il suo post su Facebook? Faccio finta di averlo letto male».
Al di là delle minacce, rimangono sul tavolo i nodi non sciolti. A partire dalle alleanze alle prossime regionali. La riunione prevista per oggi con gli eletti di Emilia Romagna e Calabria è stata sconvocata e rinviata alla prossima settimana. Il rovello è cosa fare nella regione rossa per eccellenza: Di Maio è alle prese con il pressing di deputati, senatori e consiglieri regionali che vogliono correre. La scelta della desistenza guardando alla stabilità del governo arriva sempre più forte da Roberto Fico, Stefano Patuanelli e Riccardo Fraccaro, oltre Max Bugani.
2 - DI MAIO AI DISSIDENTI: «CHI PENSA SOLO A SÉ PUÒ ANCHE ANDARSENE»
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della sera”
Un avviso, forse l' ultimo, ai dissidenti del Movimento 5 Stelle: «Dobbiamo produrre i fatti, chi preferisce guardarsi l' ombelico può anche andarsene». Un avvertimento, pesante, a Matteo Renzi: «Il governo non può andare avanti se tutte le forze politiche concordano una cosa e poi in Parlamento se ne fa un' altra. Abbiamo previsto il carcere per i grandi evasori e allora perché Italia Viva ora presenta un emendamento per abolire questa misura?».
Luigi di Maio è a Washington per partecipare al «gruppo ristretto della Coalizione internazionale contro l' Isis». Ma l' attenzione è puntata sui tumulti nella maggioranza. Gli ostacoli sono numerosi, lo riconosce anche Di Maio parlando con i giornalisti nell' atrio del dipartimento di Stato. Si incrociano acciaio e terrorismo; Venezia e fisco. «In queste ore a Roma ( ieri per chi legge ) c' è un consiglio dei ministri che stanzierà i primi fondi per l' emergenza di Venezia. La città paga le conseguenze del climate change e una lunga storia di corruzione. Poi abbiamo il difficile negoziato con Mittal. È il momento della responsabilità».
LUIGI DI MAIO PREPARA LA PIZZA
C' è acqua alta anche nel Movimento 5 Stelle; la leadership del capo politico sembra in discussione. Ma Di Maio la vede diversamente: «Stiamo parlando di poche persone che forse si stanno facendo strumentalizzare. Non vedo pericoli di scissione. Il Movimento è solido e a questo punto sono io che non riconosco quelle persone che di fronte alle vittime di Venezia, di fronte al dramma dell' Ilva preferiscono pensare agli affari loro. Chi vuole andarsene, conosce la strada. Il Movimento non lo rimpiangerà. Dobbiamo produrre dei fatti, non guardarci l' ombelico, fare dibattiti sui giornali».
Il ministro degli Esteri non lo cita mai, però è facile leggere nelle sue preoccupazioni il nome di Renzi: «Non so perché ma si è cominciato a parlare di scissione del Movimento subito dopo la scissione del Pd».
Come dire: vedo manovre in corso per portarci via parlamentari ed elettori. Poi ecco l' attacco preciso, su uno dei temi più sensibili per la sinistra, la lotta all' evasione fiscale: «Italia Viva si decida, questo governo non può tornare indietro: galera per i grandi evasori». Anche la vicenda Ilva continua ad alimentare tensioni. Di Maio offre a Mittal un tavolo per negoziare: «ma non credo che il problema sia lo scudo legale. Stanno chiudendo impianti anche in Polonia e Sudafrica. Finora siamo stati gentili con loro e siamo pronti ad aiutarli. Spero non sia necessario arrivare allo scontro legale».
LUIGI DI MAIO POLTRONA BY LUGHINO VISCORTO
Nello stesso tempo il governo italiano deve mandare segnali di vitalità anche sul piano internazionale. La lotta all' Isis resta una priorità. Ma gli americani sono impazienti.
Prima Donald Trump e ieri il segretario di Stato Mike Pompeo sollecitano gli alleati a riprendersi «i propri foreign fighters ». Il leader turco Recep Tayyip Erdogan minaccia di scaricarli davanti ai confini dei Paesi europei. «Noi siamo contrari agli automatismi - risponde Di Maio - dobbiamo esaminare ogni singolo caso. I nostri foreign fighters , comunque, sarebbero poche decine». Infine un annuncio: il prossimo anno sarà l' Italia a ospitare il summit della coalizione anti-Isis.
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