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DI MAIO FA UN PASSO INDIETRO: “SONO PRONTO A SCEGLIERE CON SALVINI UN PREMIER TERZO” – MA IL CAPO POLITICO DEL M5s A ‘IN MEZZ’ORA’ RIBADISCE IL VETO SU BERLUSCONI E DICE NO A UN GOVERNO DEL PRESIDENTE – E POI PARLA DI GRILLO, REFERENDUM SULL’EURO E DELLA “MANOVRINA” - VIDEO
Cesare Zapperi www.corriere.it
«Un passo indietro? Sì, non era mai stato detto in pubblico, ma Salvini lo sapeva da tempo. Se l’ostacolo per costituire un governo è la mia persona, allora scegliamo insieme un premier terzo». Luigi Di Maio fa un passo indietro e propone a Matteo Salvini di scegliere insieme un primo ministro di comune accordo. Un terzo che piaccia a tutti e due. Ma il governo dovrà essere solo M5S-Lega.
Il capo politico del Movimento 5 Stelle spiega a Lucia Annunziata che lo intervista a «Mezz’ora in più» su RaiTre che «siamo entrati nella Terza Repubblica, adesso comandano i cittadini, i politici devono farsi da parte». E il ruolo di Berlusconi? «Dev’essere chiaro che ci vuole un cambiamento. Io faccio un passo indietro, Salvini fa un passo indietro, ma c’è un’altra persona che deve farlo. Quando Berlusconi ha cominciato la sua esperienza politica, io facevo il primo anno di liceo. Nella Terza Repubblica i cittadini fanno un passo avanti e i politici fanno un passo indietro».
luigi di maio berlusconi salvini meloni
«Rapporto solo con la Lega, decida il centrodestra»
«Confermo che vogliamo un contratto di governo tra M5S-Lega, oltre non si va. Ora la risposta spetta alla coalizione di centrodestra» ha aggiunto Di Maio. «Noi vogliamo un governo con la Lega su alcuni punti precisi: dal reddito di cittadinanza alla riforma della legge Fornero». E se la risposta in arrivo da Arcore dovesse essere negativa? «Se dovesse arrivare un’altra chiusura, anche in virtù di quello che vedo nei sondaggi, non avremmo alcun problema nel ritornare al voto» la risposta decisa di Di Maio. Alla domanda sul perché questa ipotesi non sia stata avanzata in precedenza, il leader del Movimento 5 Stelle replica: «La mia persona rappresentava un argine a non mollare il presidente consiglio dei ministri a tutto il centrodestra, anche a persone che non eravamo disposti a mettere nella compagine di governo come Berlusconi. Il dialogo non è andato avanti perché c’è il tema del centrodestra».
Nella chiacchierata non può non entrare anche il tentativo di dialogo con il Pd. «L’intervista di Renzi da Fazio per far saltare il tavolo ha meravigliato tutti, evidentemente valgono più i giochi interni che il bene del paese» ha detto il capo politico del M5S. «Per il Pd l’unica cosa era che il M5S non andasse al governo. Io non credo che il Pd e il segretario reggente Maurizio Martina avrebbero accettato il dialogo senza consultarsi all’interno del partito. Quello che l’intervista di Renzi ha dimostrato è che contano più le logiche interne. Ora sento Pd dire `ci siamo per un governo del presidente: l’unica cosa certa era che il M5s non doveva andare al governo, poi qualsiasi altra cosa va bene”.
E il governo del presidente di cui si parla in questi giorni? «Io non mi metterei contro, ma il Quirinale sa dal primo giorno che noi non saremmo stati disponibili a governi terzi, tecnici o del Presidente perché non hanno una connessione con la società. E’ un grande problema del Paese mettere delle persone che non sono passate attraverso le urne. «Per il Governo del Presidente non ci sono i numeri se noi e la Lega non ci stiamo» ha specificato. «Noi al Presidente riconosciamo un ruolo di garanzia. Le forze politiche sono responsabili di quello che accadrà domani. Se non è possibile fare un governo politico torniamo al voto. Non possiamo votare la fiducia a un governo del presidente».
«Non voglio minacciare nulla, scongiuro qualsiasi tipo di azione non democratica, ma con il due di picche che ci è stato dato dalle altre forze politiche c’è il rischio che tutta la gente che crede nel movimento non creda più nella democrazia in quanto tale. Se si esclude dal Governo chi ha preso 11 milioni di voti il vero rischio è che la gente non vada più a votare», ha proseguito Di Maio. Che dà la disponibilità ad una «manovrina» economica. «L’esercizio provvisorio è da scongiurare assolutamente. Il Parlamento sta lavorando nella commissione speciale: il governo ha presentato il Def, che analizzeremo come Parlamento. Ora bisogna fissare con una legge quello che prevediamo nel Parlamento e questo si può fare con un decreto legge «manovrina» sia a luglio, sia a settembre per votare a ottobre per scongiurare l’aumento dell’Iva. C’è l’impegno del M5s di tenere i conti in ordine».
berlusconi, salvini e fedriga 821a c7d615484293
Sull’ultima uscita di Beppe Grillo e la sua ipotesi di referendum sull’euro, Di Maio ha tagliato corto: «Chi lo conosce sa che Beppe Grillo è uno spirito libero: la linea sull’Euro e sull’Europa è andare al governo e cambiare i trattati. Se il M5s viene escluso dal governo e messo in disparte, è chiaro che si presentano alcune istanze con altri strumenti di democrazia diretta o iperdiretta. Se la democrazia rappresentativa fallisce dicendo al M5s di andare fuori dovremo inventarci qualche altra cosa» e «continueremo a chiedere strumenti di democrazia diretta».
Il segretario della Lega aveva fatto la sua ultima offerta al M5s venerdì chiedendogli un accordo per governo a tempo che possa portare ad una nuova legge elettorale e sterilizzare l’aumento dell’Iva. E la prima reazione del Movimento è stata picche. Ma Luigi Di Maio, dopo aver sparato a zero contro il governo di tregua, ipotesi allo studio del Colle, e lanciato l’appello per un ritorno veloce alle urne a giugno, per un giorno è rimasto in silenzio. E ha lasciato parlare i suoi (Vito Crimi e Riccardo Fraccaro) che non hanno chiuso totalmente al leader leghista, anche se hanno parlato di proposte arrivare oltre il tempo massimo.
DI MAIO SALVINI MATTARELLA
BEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO
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