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Emanuele Lauria per la Repubblica
beppe grillo davide casaleggio
La disponibilità a entrare in un eventuale governo da parte di una figura simbolo dell’antimafia, il programma sulla giustizia ritagliato attorno alle proposte di una toga di Mani pulite. I 5Stelle che puntano a guidare il Paese fanno asse con un pezzo della magistratura. Con i suoi esponenti di frontiera.
Dettagli, assonanze, dichiarazioni eloquenti. L’ultima è quella di Nino Di Matteo che ha indirettamente confermato di essere pronto a fare il ministro per i grillini. “Per il mio futuro non escludo nulla”, ha detto ieri, ripetendo quello che aveva affermato nel corso di un convegno a fine maggio: “Per me i pm possono fare politica”.
Luigi Di Maio, papabile candidato premier di M5S, in quell’occasione aveva commentato con soddisfazione: “Una buona notizia”. Per Di Matteo i vertici del movimento avrebbero pensato a un incarico di ministro dell’Interno. Il pubblico ministero palermitano, all’agenzia Adnkronos, ha però voluto precisare che intende prima “portare a termine l’impegno nel processo sulla trattativa Stato-mafia”. La tempistica è importante: il giudizio di primo grado dovrebbe concludersi all’inizio del 2018, prima delle elezioni politiche.
Di Matteo, insomma, potrebbe rispondere “presente” a una chiamata di M5S. Il pm aggiunge: “Se dovessi, in futuro, essere chiamato a servire il paese, con l'assunzione di un incarico politico, al termine di quell'esperienza non tornerei in magistratura". Nel programma di 5Stelle, guarda caso, è previsto che “il magistrato che si è dedicato alla politica, ed è stato eletto nelle istituzioni, non può più tornare alla magistratura giudicante o requirente oppure soltanto dopo un congruo termine di 5 anni”. Un punto sottoposto al voto degli attivisti sulla piattaforma Rousseau.
Il programma sulla giustizia sta prendendo forma in questi giorni sul blog di Beppe Grillo. Dopo i 7 punti illustrati dal deputato Alfonso Bonafede, vicino a Di Maio e indicato come possibile Guardasigilli nel governo M5S, è stato pubblicato un capitolo sulle intercettazioni affidato all’avvocato e docente Pierfrancesco Bruno. Viene prevista la possibilità di ampliare l’utilizzo delle intercettazioni “estendendole anche ad altri reati e in particolare a quelli commessi contro la pubblica amministrazione”.
Una posizione che è antitetica rispetto alla stretta contemplata, in questo settore, dalla riforma del processo penale. Ma una posizione che non è lontana da quella di Pier Camillo Davigo, ex presidente dell’Anm e oggi a capo della II sezione penale della Cassazione, che ha affermato che “non servono giri di vite sulle intercettazioni”.
Altri punti del programma di 5Stelle richiamano le idee di Davigo, ormai un punto di riferimento per il movimento. In primis la sospensione della prescrizione con il rinvio a giudizio o con la sentenza di primo grado: il magistrato milanese ne aveva parlato apertamente a maggio in un convegno organizzato da 5Stelle alla Camera.
E una non accidentale sintonia fra Davigo e i M5S c’era stata in tempi recenti sull’istituzione della figura dell’agente provocatore. Davigo però, a differenza di Di Matteo, non è attratto da ruoli istituzionali: “Io di politici mi occupano quando rubano”, ha affermato. E’ l’unica distanza che separa i due pm d’assalto che i grillini hanno scelto come icone.
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