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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
1. RENZI ALLUNGA LE MANI PORTA IL G7 A MILANO PER PRENDERSI LA CITTÀ
Michelangelo Bonessa per “il Giornale”
AGNESE E MATTEO RENZI ALL'EXPO CON LA MERKEL
E così l' utilizzo della piastra su cui posano i padiglioni dell' Expo ancora per i prossimi due mesi sembra ormai cosa fatta, anche perché il sito si presta più di altri per un incontro di capi di Stato. Essendo una cittadella di un milione di metri quadrati chiusa dai tornelli e da imponenti recinzioni, difficilmente potrebbe essere così permeabile come il centro cittadino che il Primo maggio è stato devastato dalla violenza di no global e black bloc.
Anche la sicurezza è stata testata con la creazione della centrale operativa già in funzione per Expo in grado di controllare l' intera area, perfino il livello di riempimento dei cestini della spazzatura. Inoltre le centinaia di militari e rappresentanti di tutte le forze dell' ordine hanno già lavorato insieme proprio su quel sito, sperimentando una collaborazione interforze durata mesi. Non servirebbe dunque organizzare tutto da zero, ma basterebbe mantenere la stessa impostazione. E magari gli stessi reparti come il reggimento Voloire, ora impegnato a coordinare il dispositivo di sicurezza che conta oltre 2.200 unità e però con un piede a Vercelli, dove dovrebbe trasferirsi l' anno prossimo.
«Se davvero si fa il G7 a Milano - ha spiegato Lia Quartapelle, parlamentare del Pd e membro della commissione Esteri della Camera – non sarebbe il caso di sguarnire del tutto la città. Anche perché si tratta di un reparto che ormai conosce profondamente la città, sia per la sua lunga permanenza nel capoluogo lombardo, sia per il suo impiego in operazioni come "Strade sicure" che dura dal 2008».
La scelta di Milano resta comunque la migliore anche perché in questi mesi sono già arrivati molti capi di Stato, compresi quelli del G7 e la sicurezza coordinata dal prefetto Paolo Francesco Tronca ha funzionato alla perfezione. E le infrastrutture della città sono state riammodernate anche con un occhio alla sicurezza. Questo significa che non ci sarà bisogno di impostare grandi opere come successo alla Maddalena o all' Aquila perché ci sono già i presupposti per ospitare una manifestazione di questa portata. Non servirebbe blindare l' intera città, né servirebbero particolari investimenti aggiuntivi.
I progetti per il dopo Expo, come la Città della scienza, verrebbero dunque rimandati e forse è bene che sia così: sebbene tutte le parti politiche e sociali, in prima fila l' Assolombarda a guida Rocca, siano concordi nell' affermare che la vera sfida è decidere come utilizzare la piastra e hanno progetti importanti, mancano ancora i soldi. A cominciare dai milioni di euro necessari per pagare i terreni.
matteo renzi vladimir putin expo
Per adesso sono state più concrete le divergenze tra i vari attori interessati come il rettore della Statale Gianluca Vago, il governatore lombardo Roberto Maroni e il commissario unico Giuseppe Sala. Ma di denari se ne sono visti pochi.
Il rinvio a dopo il G7 del 2017 potrebbe servire ad avere più tempo per trovarli e a schiarirsi le idee sui progetti. Anche se è sempre possibile che nel frattempo Renzi decida di cambiare idea e virare su Firenze, ma non sembra esserci gara tra le due città. Sicuramente il premier si è speso ampiamente per Expo e per l' appuntamento internazionale del 2017 ha fissato per l' Italia l' ambizioso obbiettivo di arrivare terza o quarta tra i grandi della Terra. Inoltre è un decisionista convinto e ha abituato i suoi a ubbidire agli ordini. Senza discutere.
2. ALLEANZE E DOPO EXPO PERCHÉ LA «CITY» ITALIANA È DECISIVA PER MATTEO
Giannino della Frattina per “il Giornale”
Le mani di Matteo Renzi su Milano. Non c' è voluto molto al boy scout di Pontassieve svelto di parola e tutto sommato anche d' ingegno, per capire che non bastava saltare dalla poltrona di sindaco a Firenze a quella di primo ministro con uno «stai sereno» sibilato all' allora premier Enrico Letta.
renzi a milano al vertice asem
Che per contare davvero nel salotto buono della politica e soprattutto della finanza gli mancava ancora qualcosa. Anzi, forse tutto. Quella Milano capitale economica e dopo il romanzo criminale di Roma tutto sommato nuovamente anche morale, dove Renzi non è mai riuscito ad avere veri amici e nemmeno tiepidi sostenitori, tanto che il suo fedelissimo al vertice del Pd lombardo è Alessandro Alfieri. Bravo, ma di Varese.
Ma visto che, come si diceva, il boy scout è svelto d' ingegno, la questione l' ha affrontata di petto. E subito dopo aver messo piede a Roma, ha cominciato a viaggiare verso Milano. Più con i voli di Stato che con il Frecciarossa, presto abbandonato. Prima timidamente e con l' imbarazzo del provinciale, poi sempre più spavaldo come lunedì all' Expo quando con una splendida Agnese ( wife in red ) ha accolto la cancelliera tedesca Angela Merkel e il di lei dimesso consorte.
Solo l' ultima di una serie di visite che proseguiranno a settembre con la serata alla Festa dell' Unità organizzata ai Giardini dedicati a Indro Montanelli. Facile immaginare cosa ne bischererebbe nel suo toscanaccio.
Perché quest' anno il Pd ha scelto proprio Milano per la sua festa nazionale. E Renzi ha scelto sempre Milano per il G7, quella riunione dei potenti del mondo che tanto voleva nella sua Firenze il sindaco Dario Nardella, di Renzi erede e pupillo. Uno sgarbo che rientra nel piano di conquista di Milano le cui tessere si vanno componendo. A cominciare dal nuovo sindaco da eleggere a primavera, passaggio cruciale perché proprio qui si disegneranno i nuovi assetti della politica nazionale.
Centrosinistra con Pd, ribelli e vendoliani uniti o divisi? Lega e Forza Italia insieme o separate in casa? E dopo il gran rifiuto dell' avvocato rosso Giuliano Pisapia che già un anno prima ha annunciato l' addio, le mosse di Renzi sono ben chiare. Evitare le fastidiose primarie che potrebbero far vincere candidati non considerati vincenti come il deputato pd Emanuele Fiano o Pierfrancesco Majorino e imporre da Roma un nome ritenuto più affidabile.
Quello del commissario Expo Giuseppe Sala o un Pisapia invitato a ripensarci (scappatoia per rinunciare alle primarie, evitando una rivolta). E, ripreso possesso del Comune, nella testa di Renzi quale migliore spot in mondovisione che la passerella dei capi di Stato dei Paesi che più contano? Magari sui terreni dell' Expo, quel milione di mq alle porte di Milano dove, smantellati i padiglioni, si giocherà una straordinaria partita urbanistica e immobiliare. Un rebus che nessuno ha ancora sciolto tra ipotesi di silicon valley in salsa ambrosiana, cittadella universitaria o nuovo stadio del Milan.
Un castello che però potrebbe essere di carte. Soprattutto se (come pare) a prendere quota nel centrodestra sarà la candidatura di ferro del filosofo e anchorman Paolo Del Debbio. Potrebbe essere lui a mandare a gambe all' aria i sogni della sinistra, perché se dovesse scendere in campo è ben difficile pensare a un Pisapia o a un Sala disposti a sfidarlo. A meno che Silvio Berlusconi non pensi proprio a Del Debbio come suo successore nella corsa a premier. Offrendo magari al leader della Lega Matteo Salvini la candidatura a sindaco.
Comunque vada, Milano è sempre più centrale. Di questi anni le grandi riqualificazioni immobiliari (progettate dalle amministrazioni di centrodestra) con i grattacieli delle archistar e i capitali di qatarini e cinesi che arrivano, ma anche la scalata alle classifiche delle mete turistiche più ambite nel mondo. E, decidendo di farci il G7, Renzi ha dimostrato di averlo capito.
Forse già da quell' ottobre 2012 quando non ancora premier venne per la cena a cui il golden boy della finanza e fondatore del fondo Algebris Davide Serra aveva invitato capitani d' azienda, banchieri e consulenti finanziari. Allora fu la sinistra a insorgere. Ma Renzi non era ancora il padre padrone.
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