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Gianni Barbacetto per "il Fatto Quotidiano"
C’è una nuova coppia di fatto, nello strabiliante catalogo del kamasutra politico delle larghe intese: Maria Elena Boschi e Niccolò Ghedini. La ministra di Matteo Renzi più amata dai giornali di gossip e non solo; e l’avvocato-parlamentare più pagato da Silvio Berlusconi: insieme dovranno sciogliere il nodo dell’autoriciclaggio. Lei in quanto rappresentante del centrosinistra, lui del centrodestra, in osservanza dei riti stabiliti dal patto del Nazareno.
E che nodo! È dall’inizio del governo Renzi che la questione dell’autoriciclaggio viene affrontata, rimandata, accelerata, stoppata, poi di nuovo ripresa, in un vortice di annunci che danno l’introduzione del reato di autoriciclaggio per cosa già fatta. Invece no.
GHEDINI IN CASSAZIONE FOTO LAPRESSE
Già il governo Letta aveva promesso di approvare la cosiddetta “voluntary disclusure”, un procedimento di “pacificazione fiscale” tra il contribuente e lo Stato, in cui il contribuente s’impegna a pagare tasse e interessi e a rivelare tutti i suoi averi in nero all’estero.
Il magistrato di Milano Francesco Greco, che aveva collaborato a scrivere il testo del progetto, ha spinto affinché la “voluntary disclusure” fosse approvata insieme all’introduzione del reato di autoriciclaggio, che punisce il reimpiego di capitali illeciti anche quando è realizzato non da altri, ma dallo stesso che ha in proprio la disponibilità di quei capitali.
Durante il governo Letta, che aveva presentato la proposta, questa non fu mai discussa. La eredita Renzi, che la presenta, poi la ritira, infine la ripresenta, ma con la “voluntary disclusure” senza l’autoriciclaggio, perso per strada. A questo punto entrano in campo due parlamentari Pd, Pippo Civati alla Camera e Lucrezia Ricchiuti al Senato, che fanno rientrare l’autoriciclaggio. A luglio il testo viene approvato in commissione Finanze della Camera. Poi arriva l’ok, con qualche modifica, della commissione Giustizia.
Ora il testo è tornato alla commissione Finanze e dovrebbe andare in aula, per l’approvazione finale, alla fine di settembre. Ma il governo delle riforme veloci ha di nuovo detto stop alla legge, chiedendo tempo (qualche giorno, non mille) perché vuole rivedere ancora la norma sull’autoriciclaggio. Ecco allora che scende in campo la nuova coppia del Nazareno: Boschi per conto di Renzi e Ghedini per conto di Berlusconi. Vedremo come andrà a finire.
SILVIO BERLUSCONI A PORTA A PORTA DA VESPA FOTO LAPRESSE
Il duo Boschi-Ghedini va così ad aggiungersi alle altre coppie che hanno lavorato per le riforme renziane. Luca Lotti detto “il Lampadina” (per via dei capelli biondi) è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio nonché il più stretto collaboratore di Renzi che lo ha portato con sé da Firenze a Palazzo Chigi. Insieme a Denis Verdini è stato e continua a essere il regista delle riforme del Nazareno.
Maria Elena Boschi e Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, sono stati i guardiani della battaglia in Parlamento per modificare il Senato. Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli sono stati i due relatori del testo che ha smontato il Senato della Repubblica. Con Calderoli che non smentiva la sua fama: “Io relatore di maggioranza? Come dare una pistola a un serial killer”.
Ancora Boschi, insieme a Donato Bruno, per fare la coppia del “grattino”: lui, berlusconiano ma ancor più previtiano, ripetutamente trombato dall’aula che lo doveva votare giudice costituzionale, lei amorevole consolatrice dalla cattiveria dei franchi tiratori, che lo sostiene e lo compensa con un grattino sulla schiena. Poi ci sono Lorenzo Guerini e Gianni Letta, a vegliare sui servizi segreti. Quanto a coppie, ci sarebbe anche quella di Francesco Boccia e Nunzia De Girolamo, lei deputata Ncd, lui deputato Pd: ma almeno loro si sono sposati.
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