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Ernesto Menicucci per il "Corriere della Sera"
Ci ha provato in tutti i modi, disperatamente. E, proprio in extremis, ci è riuscito. Ignazio Marino, sindaco di Roma, ieri mattina è stato uno dei primi a posizionarsi sotto la scaletta dell'Air Force One , a Fiumicino, in attesa di Barack Obama. Due minuti di conversazione, molto cordiale, in inglese, tra i sorrisi del presidente e le risate del sindaco, conclusi con una pacca sulle spalle del capo di Stato americano.
Colloquio non annotato dal travel pool report della Casa Bianca, il team che segue sempre Obama. Nel bollettino si legge solo che «Potus (President of the United States, ndr ), vestito di nero, è sceso dal Suv e ha stretto la mano alla linea di saluto». I nomi? Elencati sotto.
E, tra loro, è citato anche «Ignazio Marino, mayor of Rome». A ricostruire la «chiacchierata» ci ha pensato lo stesso Marino: «Mi ha chiesto dove avessi lavorato e gli ho raccontato che ho avuto l'onore di dirigere l'unico reparto di trapianto del fegato di proprietà del governo degli Stati Uniti, a Pittsburgh». Aggiungendo anche di «aver curato diversi veterani di guerra». E Barack avrebbe risposto: «à bene sapere che qui abbiamo un bravo ragazzo di Pittsburgh».
Anche se, proprio all'università americana, è legata una delle vicende più controverse della carriera del chirurgo dem: nel 2002 diede le dimissioni dall'Ismett, dopo che l'Università americana gli contestò alcuni rimborsi. A Obama Marino ha anche rivolto un invito: «Gli ho riferito il messaggio concordato con Giorgio Napolitano. Vorremmo ospitarlo il 4 giugno, per i 70 anni della Liberazione di Roma. Si è detto possibilista, l'estate è un bel momento per tornare».
A Fiumicino, Marino era senza fascia tricolore: perché lì rappresentava l'Italia, non solo il Comune di Roma. Alla fine, niente «selfie», ma un tweet sul suo profilo: «à un onore essere l'autorità che ha congedato il presidente @BarackObama , a cui ho portato il saluto della città ». Incontro strappato all'ultimo, dopo che il mancato appuntamento col presidente Usa si era trasformato in un caso diplomatico.
Marino, nei giorni scorsi, aveva espresso il desiderio di essere presente alla visita al Colosseo. Ma la richiesta, arrivata a protocollo già definito, è stata respinta. Poi, dopo una giornata di telefonate alla Farnesina e al Quirinale, è saltata fuori la soluzione aeroporto. E Marino, a quel punto, l'ha presa al volo.
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