1- CACCIARI, DOCENTE DEL SAN RAFFAELE, NON SI NASCONDE DIETRO LA BARA: “IO NON SO QUANTO CI SIA DI IMPUTABILE A DON LUIGI, MA SO QUEL CHE DICEVA DON MILANI: “ALLA FINE DELLA VITA HA LE MANI VERAMENTE PULITE SOLO CHI LE HA TENUTE SEMPRE IN TASCA” 2- NO CAV: “ORA SI CESSERÀ DI FAR CASINO PRENDENDO DON VERZÈ COME UN “BERLUSCONES”” 3- “VORREI CHE VENISSE RICORDATO PER QUEL CHE HA LASCIATO ALLA LUCE DEL SOLE, NON PER IL SOLITO BERLUSCONI: LUI CI CREDEVA, IO NO E SI LITIGAVA. MA A ME E AGLI ALTRI DOCENTI HA SEMPRE LASCIATO MASSIMA LIBERTÀ, MAI UN’INTERFERENZA. ASSOLUTA LIBERTÀ PER RAGGIUNGERE L’OTTIMO. CHE È IL RISULTATO RAGGIUNTO DAL SAN RAFFAELE” 4- L’INCHIESTA: “FORSE PER RAGGIUNGERE I SUOI OBIETTIVI NON HA FATTO ATTENZIONE AI MEZZI”

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Giovanni Cerruti per La Stampa

Almeno lei, Massimo Cacciari, c'era.
«Mica ero l'unico...».

C'era anche Vittorio Sgarbi.
«Ma che c'entra Sgarbi? Io con don Luigi ho fondato una facoltà nel 2001, da prorettore, e lo conoscevo da almeno 15 anni».

Chi altro c'era?
«La chiesa di Illasi era piena. Ho visto medici del San Raffaele, professori dell'Università, anche studenti. Alla camera ardente a Milano c'era Guido Podestà, il presidente della Provincia. E l'ex ministro Fazio che è venuto anche al funerale. Ho visto il rappresentante della Regione Veneto».

Non c'era Silvio Berlusconi, grande amico
«Era il 2 gennaio, molti sono via».

Più che l'ex premier «grande amico» di don Verzè si è mostrato Al Bano.
«Bene così, meglio così».

In che senso?
«Vuol dire che si cesserà di far casino prendendo don Verzè come un "berluscones", litigando su Berlusconi attorno alla sua personalità. Meno si vede Berlusconi e più, di quello che ha lasciato don Luigi, si vedranno le cose da salvare e promuovere».

Non l'hanno stupìta certe assenze?
«Mi ha colpito quel che ha detto in chiesa Monsignor Zenti, il Vescovo di Verona. Una predica perfetta, ha disegnato benissimo la figura di don Luigi. Molto laica, concreta, senza la retorica che in questi casi c'è quasi sempre».

Se l'è anche presa con le cronache dell'inchiesta, Monsignore.
«Se è per questo è vero che se ne sono lette di tutti i colori. Ma ha descritto la figura di chi, con una passione al limite dell'incontrollabile, in un corpo a corpo con la vita e con la morte, si è battuto per la scienza, la medicina, la ricerca».

Don Verzè innocente subito?
«Non so nulla dell'inchiesta della magistratura, ma ho conosciuto la sua passione. Può darsi che per raggiungere i suoi obiettivi non abbia prestato attenzione ai mezzi».

Sembra proprio questo il problema, e non sarebbe di poco conto.
«Io non so quanto ci sia di imputabile a don Luigi, ma so quel che diceva don Milani: "Alla fine della vita ha le mani veramente pulite solo chi le ha tenute sempre in tasca"».

Il giorno della morte di don Verzè lei ha detto che «bisogna saper discernere». A cosa si riferiva?
«A chi pensa che morto don Luigi si possa buttar via il San Raffaele con tutte le sue eccellenze. Invece vorrei che venisse ricordato per quel che ha lasciato alla luce del sole, non per il solito Berlusconi: lui ci credeva, io no e si litigava. Ma a me e agli altri docenti ha sempre lasciato massima libertà, mai un'interferenza. Assoluta libertà per raggiungere l'ottimo. Che è il risultato raggiunto da don Luigi con il San Raffaele».

 

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