DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Ugo Magri per “la Stampa”
Il Colle è in attesa. Ha fatto giungere a Salvini un certo numero di rilievi che sono adesso all' esame dei tecnici ministeriali. Se l' uomo forte del governo ne terrà conto, apportando al decreto immigrazione tutte le modifiche richieste, spariranno perlomeno le norme palesemente incostituzionali. E il presidente della Repubblica, a quel punto, non avrà più motivo per bloccare il provvedimento.
I segnali sembrano incoraggianti. Per ragioni di propaganda politica, ieri sera il Viminale ammetteva solo «piccole limature», rese necessarie dall' accorpamento con il decreto sicurezza, suggerito a sua volta da ragioni di opportunità procedurale che sono spuntate come funghi giusto ieri pomeriggio. In realtà le limature pare coincidano proprio con le correzioni pretese dal Quirinale. Ai piani altissimi si conferma che ci sono lavori in corso, e che non sta mancando da ambedue le parti la giusta collaborazione istituzionale.
Naturalmente, per sapere se il pressing presidenziale sarà stato efficace, bisognerà prima leggere il testo definitivo.
Dunque bisognerà aspettare che venga approvato nel Consiglio dei ministri di lunedì. E se il ministro dell' Interno puntasse i piedi, rifiutando anche una sola delle tre-quattro modifiche richieste? In quel caso è sicuro che Sergio Mattarella rifiuterebbe di mettere la firma al decreto-legge. Lo boccerebbe anche a costo di aprire un conflitto politico molto duro con il governo: questo risulta lassù, dove nessuno vuole fare dispetti a Salvini ma si pretende che le regole vengano rispettate.
IN CASO DI SCONTRO
Qualora per disgrazia si arrivasse allo scontro, nessuno potrebbe accusare Mattarella di travalicare le sue funzioni. Rifiutare la firma a un decreto rientra senza alcun dubbio tra le prerogative presidenziali. Fa testo una sentenza della Corte costituzionale (la numero 406 del 1989), e soprattutto lo confermano alcuni clamorosi precedenti. L' ultimo nel 2009, quando l' allora presidente Giorgio Napolitano rifiutò di emanare il provvedimento per Luana Englaro, già approvato in Consiglio dei ministri dal governo Berlusconi .
A torto o ragione, Napolitano eccepì che a suo parere non sussistevano i motivi di straordinarietà, necessità e urgenza richiesti per qualunque decreto. Nel caso del decreto immigrazione e sicurezza, le contestazioni dal Colle sono perfino più sostanziali. Le criticità riguardano, in particolare, il diritto d' asilo garantito all' articolo 10 terzo comma della nostra Costituzione, la lista lunghissima dei reati che d' ora in avanti potrebbero farlo perdere, i nuovi criteri adottati per negare la cittadinanza agli stranieri o per revocarla a quanti già l' hanno ottenuta.
Da giurista, Mattarella è convinto che la versione attuale del decreto, senza le correzioni sollecitate ieri, mai reggerebbe il vaglio della Consulta.
Grossolane violazioni Al primo ricorso di qualunque giudice, il decreto verrebbe fatto a pezzi dalla Corte costituzionale, in quanto le bozze circolate finora pare contengano, secondo chi ha potuto prenderne visione, violazioni dei diritti fondamentali così macroscopiche, talmente grossolane, che nel leggerle certi frequentatori del Colle si sono stropicciati gli occhi dallo stupore.
MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA
Non potevano credere che fossero state prodotte dalle mani, solitamente esperte, dei funzionari ministeriali. Qualche dietrologo si è perfino domandato, con buona dose di malizia, se l' obiettivo vero di Salvini non fosse quello di cercare a tutti i costi la rissa istituzionale. Il leader della Lega ha l' occasione per dimostrare che non è nei suoi piani.
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