DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Ugo Magri per “la Stampa”
Definire il presidente «preoccupato» sarebbe banale: solo chi non lo conosce può credere che, dopo avere insegnato il diritto parlamentare e averlo praticato in altre epoche da ministro per i Rapporti col Parlamento, Mattarella rimanga insensibile davanti a un Senato messo sotto le suole, costretto a votare una legge di Bilancio che nessuno aveva letto. E difatti, al Quirinale, la gravità dell'accaduto non sfugge.
Su cosa poi in concreto lassù si voglia fare, per rimettere le cose a posto, le bocche sono cucite. La presidenza non è stato mai luogo di spifferi, men che meno ora. Pare comunque escluso che Mattarella possa dare retta all' ex presidente della Consulta, Ugo De Siervo, che lo esorta a bocciare l'intera legge di Bilancio.
L'ipotesi estrema di negare la firma era già circolata a suo tempo, come suggestione di alcuni consiglieri presidenziali giustamente preoccupati che venisse fatto rispettare l'articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio; ma quel parametro, dopo tanti tira-e-molla con Bruxelles cui Mattarella non è stato estraneo, alla fine sembra salvaguardato. Per cui un rinvio alle Camere, motivato stavolta con la violazione delle regole parlamentari, rischierebbe di rimettere tutto in discussione, compresa la tregua faticosamente raggiunta con l'Europa e con i mercati. Troppe sarebbero le controindicazioni.
E d' altra parte, nemmeno si possono chiudere gli occhi (così ragionano i frequentatori del Quirinale) sull' articolo 72 della Carta, dove stabilisce regole precise dell' iter legislativo. Il dubbio che siano state travolte pesa quanto un macigno, tanto che un gruppo di giuristi Pd (Stefano Ceccanti, Francesco Clementi, Carlo Fusaro) è già mobilitato per studiare il ricorso alla Consulta. Secondo il costituzionalista Michele Ainis, ce ne sarebbero i presupposti. Se un domani la Corte costituzionale desse ragione ai ricorrenti, pure in questo caso le conseguenze sarebbero di vasta portata. Meglio evitare il rischio.
PASSAGGIO STRETTO
Dunque, andrà cercata una via d' uscita. Dove? Nel passaggio stretto tra gli art. 72 e 81 della Costituzione. L'urgenza di varare la manovra non può andare a discapito delle garanzie democratiche. Sul Colle si attendono che un punto di equilibrio venga attivamente cercato. Sulla carta non mancano soluzioni. Secondo certi economisti non sarebbe un dramma se, pur di consentire l'esame della manovra, il dibattito alla Camera sforasse San Silvestro e il ritardo causasse qualche giorno di esercizio provvisorio. Anzi, i conti potrebbero addirittura migliorare, perché le spese sarebbero mensilmente limitate a un dodicesimo dell'anno precedente. Rallentare i tempi spetterebbe ai presidenti delle due Camere.
Escluso che Mattarella voglia sostituirsi a Casellati e a Fico, sebbene certi passaggi al Senato siano stati molto controversi. Né trova riscontri la voce secondo cui la firma presidenziale alla manovra sarà accompagnata da una lettera di biasimo per le umiliazioni inflitte al Parlamento: niente di tutto ciò risulta ancora deciso. La speranza per adesso è che si cerchi di rimediare.
2 - MANOVRA: RICHETTI, OGGI DEPOSITIAMO RICORSO A CONSULTA
casellati fico conte mattarella
(ANSA) - "Oggi con i senatori del mio gruppo firmiamo e depositiamo il #ricorso alla Consulta contro una legge di Bilancio approvata fuori dall'ordinario percorso parlamentare, senza che Commissioni (a partire da quella sul Bilancio) e Aula abbiano potuto anche solo toccare il testo. Un fatto grave, nella forma e nella sostanza. Una legge che dimentica i giovani, punisce i pensionati, abbandona le imprese. E aumenta le tasse per il volontariato e chi fa del bene. A favore di condoni e di chi prova a raggirare il prossimo". Così Matteo Richetti, del Partito democratico.
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