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L’allarme al Quirinale è scattato ieri sera, appena il Parlamento ha approvato il Documento di economia e finanza (Def). Quel testo, cioè, che ufficializza il deficit 2017 al 2,2%, con la possibilità di portarlo al 2,4%. Se la manovra confermerà quelle cifre, Mattarella non la firma: sarebbe incostituzionale.
Al Capo dello Stato, Mario Draghi ha avuto modo di spiegare che con un deficit su quei livelli, l’Italia non riesce a ridurre il deficit strutturale. Cioè, quel numeretto che indica che il Paese è sulla strada buona del risanamento della finanza pubblica.
Il numero giusto era il 2%: ha fatto sapere SuperMario a mezza Roma. Renzi, però, se n’è strafregato dei consigli del presidente della Bce. Ed ha deciso di sfidare l’Unione europea, la Banca centrale ed anche il Quirinale.
Già, perchè senza un deficit strutturale in discesa la Legge di Bilancio è incostituzionale. Mario Monti ha fatto inserire nella Costituzione italiana che il Paese deve puntare al pareggio di bilancio. Cioè, deve ridurre ogni anno il deficit strutturale, fino ad azzerarlo.
Per raggiungere il risultato, il ministero dell’Economia aveva prodotto una Legge di Bilancio seguendo le indicazioni minime di Draghi. Renzi, però, se n’è fregato. Sia del parere dell’Ufficio parlamentare del bilancio, sia dei consigli del presidente della Bce. Ha voluto portare il deficit al 2,2, con la promessa di farlo salire al 2,4%.
E Mattarella gli ha fatto sapere che avrebbe qualche problema a firmarla. Da qui, la girandola di telefonate tra il Quirinale ed il ministero dell’Economia. Con una minaccia di Serginho nemmeno tanto velata: o cambiate la manovra o non la firmo. E stamattina il panico è approdato a Palazzo Chigi ed a Via Venti Settembre.
Da un punto di vista istituzionale, il Capo dello Stato non può ignorare il parere dell'Ufficio parlamentare di bilancio: organo istituito come previsto dal Fiscal Compact. E che ha sonoramente bocciato le stime sulla crescita di Renzi & Padoan.
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