salvini di maio mattarella

MATTARELLA HA MESSO L’ELMETTO - IL PRESIDENTE VUOLE EVITARE UNO SCONTRO FRONTALE CON LEGA E M5S E CHIARISCE DA SUBITO L’ANDAZZO, SNOCCIOLANDO LE PREROGATIVE DEL COLLE - IL “PIZZINO”: E’ PRONTO A BOCCIARE SENZA PIETÀ LE RIFORME SE SARANNO CONTRARIE ALLA COSTITUZIONE OPPURE PRIVE DELLE COPERTURE FINANZIARIE

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Ugo Magri per “la Stampa”

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI CON MATTARELLA

Il Presidente ha messo l' elmetto. Non per fare la guerra al futuro governo di Cinque Stelle e Lega, ma proprio per evitarla. Il suo discorso a Dogliani vuole porre le premesse (come usa dire in questi casi) di una fruttuosa collaborazione istituzionale.

 

Snocciola una dopo l' altra le prerogative del Quirinale, in mondo che a nessuno venga in mente di calpestarle quando, oggi o domani poco importa, Di Maio e Salvini si faranno vivi per dirgli come procedono le trattative. Ricorda con puntiglio le regole del gioco, nella speranza che non diventi mai necessario mandare i Caschi blu. Patti chiari, con quanto ne segue.

MATTEO SALVINI

 

Cita il lontano predecessore Luigi Einaudi, modello ineguagliato di rigore rettitudine e sobrietà, ma chiunque facilmente comprende che Sergio Mattarella sta parlando di futuro, delle grandi questioni con cui l' Italia dovrà fare i conti, delle scelte internazionali dietro l' angolo, di programmi elettorali ambiziosi però da calare nella realtà.

 

Sfida muscolare Colpisce il tono determinato, quando Mattarella fa intendere che dovrà esaminare a fondo le riforme del governo, bocciandole senza pietà se saranno contrarie alla Costituzione oppure prive delle coperture finanziarie, o semplicemente sgrammaticate.

MATTARELLA E SALVINI

 

Conoscendo il personaggio, si può immaginare che lo farà davvero. Anche perché, se un Presidente frusta i partiti, l' Italia intera si schiera sempre con lui. Guadagnerebbe in popolarità. Chi volesse spianare il Colle con la ruspa, non verrebbe accolto (garantiscono lassù) con il tappeto rosso. E Salvini, guarda caso, la prende subito male.

 

Dà sulla voce al Presidente proprio alla vigilia dei passaggi più delicati, lo contesta su Einaudi («Va letto per intero»), annuncia un' intesa già raggiunta con i grillini per rinegoziare i Trattati Ue, della serie: non ci rimangeremo nulla, l' ungherese Orban è il nostro riferimento. Tre anni di epiteti scagliati all' arbitro, e adesso una sfida quasi muscolare.

 

MATTARELLA E LUIGI DI MAIO

Ci sono già le premesse perché la tempestosa dialettica che ci fu tra Berlusconi e Scalfaro appaia, al confronto, un grazioso minuetto. Maggioranza tiranna La lezione einaudiana è una miniera di spunti. Volendo ce n' è per tutti, e Mattarella ne ricava qualche esempio niente affatto casuale.

Luigi Einaudi

 

Ai berlusconiani che gli contestano il governo del Presidente, finito nel cassetto ma sempre pronto in caso di necessità, ricorda cosa accadde nel 1953: come capo del governo, Einaudi scelse l' allora ministro del Tesoro Pella contro il parere della Dc, che da sola aveva il 40 per cento. Non esiste alcun obbligo di puntare sul leader del raggruppamento più grosso, la scelta può anche ricadere su una personalità «terza».

 

A Di Maio e a Salvini (non li cita direttamente, però si capisce benissimo che pensa a loro) rammenta la nota verbale del 1954 con cui Einaudi rivendicò la scelta dei ministri. Al Quirinale stanno giungendo voci di approcci spartitori, «questa poltrona a me e quella a te», gli Esteri a M5S e l' Interno alla Lega, con figure malleabili nelle altre posizioni chiave del governo. Come se i «vincitori» dal 4 marzo avessero conquistato il Palazzo d' Inverno e si preparassero a esercitare un potere illimitato, «unti dal popolo» avrebbe detto il Cav.

 

DI MAIO SALVINI MATTARELLA

Mattarella non è d' accordo. E sempre richiamandosi a Einaudi pronuncia una verità controcorrente: guardiamoci dalla tirannia delle maggioranze, attenti alle democrazie autoritarie (ce ne sono anche in Europa), occhio ai «governi di assemblea» e agli eccessi della democrazia diretta versione Rousseau. Sembra un altolà a quanti, nel Movimento, vorrebbero sottoporre tutte le decisioni del governo a referendum online. Di sicuro è un richiamo ai limiti della sovranità popolare, che si esercita nei limiti della Costituzione.

Il Presidente è lì (lo dice Einaudi) per farla rispettare.