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Francesco Bonazzi per Dagospia
Chissà , forse anche la classe è da rottamare. Ma se Matteo Renzi vuole imporre un nuovo stile alla propria leadership, sicuramente c'è di meglio che sfoggiare atteggiamenti arroganti come ostentare di non sapere il nome di un viceministro, per giunta del suo stesso partito.
Per carità , il Fassina che oggi si offende mortalmente per una piccola villania del suo nuovo segretario è lo stesso che due anni fa, ai tempi delle primarie vinte da Pierluigi Bersani, diceva alla Zanzara su Radio 24: "Renzi non si capisce neanche cosa propone. L'unica cosa certa di Renzi è la sua data di nascita. Io, a differenza sua, ho avuto una lunga esperienza professionale fuori dalla politica, mentre lui è un ex portaborse, diventato poi sindaco di Firenze per miracolo".
Il Rottam'attore, che all'epoca era forse più spiritoso, rispose su Twitter con un emoticon e poche parole: "A chi insulta rispondiamo con un sorriso. Bersani è più serio delle persone che lo circondano".
Il problema, come si vede, non è tanto Fassina, che probabilmente se l'è andata anche a cercare. Il problema è che Renzi ieri è invecchiato di trent'anni in un colpo solo. Nel 1988, quando il presidente dell'Iri Romano Prodi scelse per Alitalia uno dei migliori manager privati dell'epoca come Carlo Verri, strappandolo alla multinazionale Electrolux, la reazione del premier Ciriaco De Mita fu uno sprezzante "Verri chi?".
Lo statista di Nusco non gradiva che per una volta non si fosse pescato dal solito recinto dei boiardi. Giorgio Forattini comunque trovò la battuta assai divertente e il giorno dopo ci fece una vignetta su Repubblica, con tanto di maiali-verri.
Ma a parte De Mita, sfottere un avversario facendo finta di ignorarne perfino il nome rimanda a certe inutili arroganze dei tempi di Bettino Craxi o di qualche vecchio satrapo democristiano. E c'è da dubitare che quando Renzi, nei suoi innumerevoli comizi in giro per l'Italia, diceva di voler riportare "la bellezza in politica", avesse in mente di comportarsi come un qualsiasi "omo de panza" della Prima Repubblica.
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