MAZZETTE NERE: RESA DEI CONTI NELLA DESTRA ROMANA. BERLUSCONI, MEMORE DEI FLIRT DI ALEMANNO COI MONTIANI, AFFONDA IL SINDACO: “BASTA CON QUESTA ROBA ALLA FIORITO” E LA MELONI SI SCALDA - LA FINANZA SULLA SCATOLA NERA DELLE BEGHE ALEMANNIANE: FONDAZIONE NUOVA ITALIA - MANCINI NON RISPONDE AI PM. ALEMANNO E I FINANZIAMENTI DI FIORITO A “NUOVA ITALIA”

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1 - I TIMORI PDL SULL'ARRESTO DI MANCINI: UN NUOVO CASO FIORITO
Ernesto Menicucci per "Il Corriere della Sera"


Il caso Mancini, con l'arresto dell'ex ad di Eur Spa per la vicenda dei filobus, e l'inchiesta giudiziaria che ieri ha toccato anche la fondazione Nuova Italia, guidata da Gianni Alemanno, scuotono il Pdl. Mancano due mesi al voto per il Comune e, all'interno del centrodestra, si allungano le ombre. C'è chi vede lo spettro di «un nuovo effetto Fiorito», chi pensa che Berlusconi si sia «stancato di tutta questa roba», chi pensa già a come affrontare gli sviluppi futuri, chi tace in attesa degli eventi. Il clima è di grande nervosismo e fin dal primo mattino, appena si diffonde la notizia dell'arresto di Mancini, si inseguono le telefonate: «Cosa sta succedendo? Cosa dobbiamo dichiarare?».

Il sindaco, a metà mattinata, è in Campidoglio, per la premiazione dei Cavalieri del commercio. I cronisti lo inseguono: «Non so nulla di questa vicenda, ho fiducia nella magistratura: vedremo cosa verrà fuori da tutta questa storia», le sue uniche frasi. Il centrosinistra lo attacca: «Alemanno si dimetta, faccia un passo indietro», è il leit motiv degli uomini Pd, dai candidati alle primarie (Gentiloni, Marino, Sassoli) ai dirigenti locali, fino agli esponenti di altri partiti (Alessandro Onorato dell'Udc, Stefano Pedica di Centro democratico, Luigi Nieri di Sel).

Gli uomini intorno al sindaco cercano di fare quadrato. In molti si aspettavano lo sviluppo dell'inchiesta e forse aveva annusato l'aria lo stesso Mancini. L'ex ad di Eur, qualche giorno fa, era a pranzo col coordinatore laziale del Pdl Vincenzo Piso (suo amico di lunga data), in un ristorante nei pressi di Sant'Andrea della Valle, e chi lo ha visto lo descrive di umore nero.

Anche Alemanno, ieri, era teso. Anche se, nel pomeriggio, non ha rinunciato alla presentazione della sua lista civica («Cittadini per Roma») per le elezioni, al teatro dell'Angelo in Prati. Il capolista Gigi De Palo introduce, i testi-monial come Paolo Portoghesi si presentano. Seduti sulle seggioline, o in piedi nel pubblico, il dirigente comunale Errico Stravato, il sovrintendente Umberto Broccoli, il veterinario Federico Coccia. C'è anche il costruttore Claudio Toti, poi arrivano il presidente di Eur Spa Pierluigi Borghini, e Franco Panzironi, segretario della fondazione alemanniana.

L'ex ad di Ama parla con Alemanno, mentre sul marciapiede si intrattiene col caposegreteria del sindaco Antonio Lucarelli. Nel Pdl, parla solo Francesco Giro: «Un'altra bomba ad orologeria prima delle elezioni». Nel partito, arriva lo stop: «Niente comunicati, rischiamo di amplificare una notizia che non c'è», è la linea. Secondo gli ex Forza Italia, però, «Berlusconi è stanco di questa roba, la giudica "alla Fiorito"».

Altri notano: «Il Cavaliere alla Camera e Senato ha tolto due espressioni della Capitale come Cicchitto e Gasparri per mettere Brunetta e Schifani». Silenzio anche dai «Fratelli d'Italia», alla finestra. Una candidatura della Meloni, al posto di Alemanno? «Solo se glielo chiede il Pdl», dicono i suoi.

2 - BLITZ NELLA FONDAZIONE DI ALEMANNO, LA FINANZA A CACCIA DI DOCUMENTI
Daniele Autieri per "La Repubblica - Roma"


La pista di Riccardo Mancini li ha portati fin lì, a piazza San Lorenzo in Lucina, nella sede della Fondazione"NuovaItalia". Ieri, tra le perquisizioni seguite all'arresto, gli uomini del Nucleo Tributario della Finanza e i carabinieri del Ros hanno fatto visita al think tank politico del sindaco di Roma Gianni Alemanno. Ci sono andati perché gli inquirenti vogliono vederci chiaro sul ruolo strategico svolto in questi anni dalla Fondazione come crocevia di interessi politici, imprenditoriali e affaristici. E oggi Repubblica può rivelare da chi è composto quel nucleo di fedelissimi che 1'11 marzo del 2003, nello studio del notaio Alberto Vladimiro Capasso, sostennero la nascita della "Nuova Italia".

In tutto 449 soggetti: uomini noti, affaristi, dirigenti pubblici, imprenditori, politici ed esponenti della destra estrema. Anime diverse unite da un collante potente: Gianni Alemanno. Prima di tutto lui, Riccardo Mancini, vicino al sindaco dai tempi del Movimento Sociale.

Ufficialmente Mancini non compare nell'organigramma, ma il suo nome è scritto nero su bianco nell'atto istitutivo e il suo peso nella Fondazione emerge da un'intercettazione telefonica riportata nell'ordinanza cautelare del giudice per le indagini preliminari che ieri ha portato al suo arresto. Il 20 settembre scorso, dopo l'esplosione del caso Fiorito alla Regione Lazio, il sindaco chiama allarmato Mancini e chiede: «alla nostra Fondazione...alla Nuova Italia...ti risulta che ha fatto dei tavoli, le cene, ti risulta qualcosa...?».

Ma Riccardo Mancini non è l'unico personaggio illustre ad aderire alla Fondazione. Insieme a lui, fin dagli inizi, Daniele Anemone, fratello di Diego Anemone e principale azionista della società di famiglia costituita nel 2009, la Anemone Costruzioni. L'azienda è tra le imprese vincitrici dei maxiappalti per il G8 della Maddalena e finisce al centro delle inchieste dei magistrati sulle attività della Cricca, costituita proprio da Diego Anemone, da Angelo Balducci (l'ex-presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici) e forte della sponda dell'allora capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso.

Sempre nel business dei grandi eventi è un altro aderente della prima ora: Paolo Marziali, il costruttore emergente che ha realizzato il polo natatorio di Ostia, ha lavorato per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia oltre ad ottenere importanti commesse da alcuni municipi romani. A sostenere la "Nuova Italia" figurano anche Guido Pugliesi, ex-presidente dell'Enav finito sotto inchiesta per concorso in finanziamento illecito ai partiti, e Fabrizio Franco Testa.

Quest'ultimo nel novembre del 2009 è stato nominato presidente di Techno Sky, una controllata di Enav. Interrogato dagli inquirenti, il braccio destro di Tremonti Marco Milanese ha dichiarato che sarebbe stato Gianni Alemanno a favorire la nomina del manager. Tanti sono invece i sostenitori che hanno visto fiorire fortunate carriere dentro il Comune di Roma. Alessandro Cochi è divenuto delegato alle politiche sportive di Roma Capitale; Marco Cochi, collaboratore del sindaco perla cooperazione decentrata; l'avvocato Mauro Lombardo, oltre alla poltrona di vicesindaco di Guidonia Montecelio in quota Pdl, ha ottenuto la carica di dirigente all'ufficio acquisti di Atac.

Una rappresentanza importante riguarda il ministero dell'Agricoltura, guidato nel 2003 da Gianni Alemanno. In questa famiglia i personaggi più significativi sono Paolo Gulinelli e Riccardo Diofebi, cresciuti dentro l'Agea, la società che si occupa delle quote latte, e finiti nella Sin, l'azienda informatica controllata dall'Agricoltura ma con un capitale misto pubblico/privato.

Le loro carriere hanno compiuto un notevole salto di qualità dopo la nomina di Gianni Alemanno al ministero al punto che, anni dopo, Gulinelli è riuscito a strappare a Sin un contratto blindatissimo che, in caso di licenziamento del manager, prevede per l'azienda il pagamento di 149 mensilità.

Tra i fondatori compare anche Fabrizio Mottironi, con un passato vicino alla formazione di estrema destra Terza Posizione, nominato da Alemanno presidente di Buonitalia, la società pubblica che si occupava di promuovere il made in Italy alimentare. E ancora il defunto leader della destra radicale romana Giuseppe Dimitri, il coordinatore del Pdl Vincenzo Piso, e Gioacchino Camponeschi. Una carriera come autista dell'Atac, la sua, prima di diventare segretario della Faisa-Cisal, quello che da molti è stato definito «il sindacato del sindaco».

3 - INCHIESTA BUS/ MANCINI NON RISPONDE A GIP IN INTERROGATORIO
(TMNews) - Ha scelto di non rispondere nell'interrogatorio di garanzia. L'ex amministratore delegato dell'ente Eur, Riccardo Mancini, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al giudice Stefano Aprile nell'atto istruttorio svolto nel carcere di Regina Coeli. Il manager è accusato di concussione e altro in relazione ad un giro di mazzette connesso ad un appalto per la costruzione del cosiddetto Corridoio Laurentina in cui avrebbero dovuto operare 45 filobus.

 

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