DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Estratto dell'articolo di Marco Cremonesi per il Corriere della Sera
Ribolle, la politica. Continua a ribollire sulla Giustizia. Dopo il duro comunicato diffuso giovedì sera da Palazzo Chigi su quella «fascia della magistratura» che ha scelto di «svolgere un ruolo attivo di opposizione», di buon mattino arrivano non una ma ben due note firmate da «fonti» del ministero della Giustizia.
La prima sul caso Delmastro, quello che aveva già suscitato le ire di Palazzo Chigi. La seconda che parte dalla vicenda Santanchè. Il tutto mentre la riforma della Giustizia riceve la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato: per la partenza dell’iter (dal Senato) manca soltanto la firma del Quirinale.
LEGA NORDIO - MEME BY EMANUELE CARLI
In serata, dalla festa della Uil in corso a Bari, arrivano le parole del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano: «Se vogliamo uscire da un revival di contrapposizioni che non fanno bene a nessuno» è necessario «rendersi conto che il problema dell’interferenza di alcune iniziative giudiziarie sull’attività politica riguarda tutti». In proposito, Mantovano cita il governo Prodi 2, le «attenzioni» nei confronti di Matteo Renzi, la Bicamerale guidata da D’Alema.
La prima nota di via Arenula riguarda l’imputazione coatta del sottosegretario alla Giustizia Delmastro: il gup ha chiesto alla Procura, che aveva ne aveva già chiesto l’archiviazione, il rinvio a giudizio dell’indagato. Secondo Mantovano, il procedimento coatto è così poco comune che «dal punto di vista statistico non viene rilevato».
Nella seconda nota, le fonti del ministero della Giustizia manifestano «ancora una volta lo sconcerto e il disagio per l’ennesima comunicazione a mezzo stampa di un atto che dovrebbe rimanere riservato». Proprio dal caso Santanchè, Mantovano parte per proporre di superare le «contrapposizioni che non fanno bene».
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IMPUTAZIONE COATTA E AVVISO, È SUBITO CORSA ALLE MODIFICHE (TRA ANNUNCI E CONTRADDIZIONI)
Estratti dell'articolo di Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera
Se Meloni chiama, Nordio risponde. Facendo salire le preoccupazioni della magistratura e presumibilmente anche i toni del conflitto con i suoi ex colleghi. Come per riflesso condizionato, al comunicato dell’altra sera di Palazzo Chigi contro le toghe che con le loro decisioni fanno opposizione al governo, segue quello di ieri mattina del ministero di via Arenula sulla «irragionevole imputazione coatta» di cui è rimasto vittima il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove.
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Secondo Carlo Nordio, «nel processo che ne segue l’accusa non farà altro che insistere nella richiesta di proscioglimento in coerenza con la richiesta di archiviazione, e se al contrario chiederà una condanna non farà altro che contraddire sé stessa». Urge dunque una «riforma radicale», perché «nel processo accusatorio il pm è il monopolista dell’azione penale, e quindi razionalmente non può essere smentito da un giudice sulla base di elementi cui l’accusatore stesso non crede».
Ecco dunque l’annuncio di un’altra modifica al codice di procedura penale, sull’onda di un nuovo caso politico-giudiziario. Come ai tempi delle leggi ad personam , verrebbe da dire. Ma stavolta con un surplus di apparente contraddizione se solo si pensa che il cavallo di battaglia di governo e maggioranza resta la separazione delle carriere tra giudici e pm, osteggiata da tutti i magistrati ma pretesa e inseguita dal centrodestra per evitare ogni forma di colleganza e rischio di appiattimento tra chi accusa un imputato e chi ne decide le sorti. Al punto che il responsabile Giustizia di Azione Enrico Costa, tra i più pugnaci sostenitori della terzietà del giudice e abitualmente schierato su questi temi al fianco della maggioranza pur dai banchi dell’opposizione, stavolta non capisce e si smarca: «Protestare se un giudice smentisce un pm contraddice i principi del giusto processo che Nordio richiama ogni giorno».
CARLO NORDIO GIORGIA MELONI - FOTOMONTAGGIO IL FATTO QUOTIDIANO
Le stesse «fonti ministeriali» si sono fatte sentire di prima mattina (probabilmente a causa della differenza di fuso orario con Tokyo, dove Nordio si trova per incontrare i colleghi del G7) anche sul caso Santanchè, rimarcando «lo sconcerto e il disagio per l’ennesima comunicazione a mezzo stampa di un atto che dovrebbe rimanere riservato». Cioè l’informazione di garanzia alla ministra del Turismo indagata per falso in bilancio. E il Guardasigilli ribadisce che il suo progetto di riforma appena approvato dal governo «mira ad eliminare questa anomalia, tutelando l’onore di ogni cittadino presunto innocente sino a condanna definitiva».
Ma anche in questo caso c’è un problema. Fino a ieri, per quanto comunicato dall’interessata, Santanchè non ha ricevuto avvisi, e dunque le modifiche introdotte da Nordio (descrizione sommaria del fatto contestato, notifica a mezzo della polizia giudiziaria solo in casi di urgenza, divieto di pubblicazione fino al termine delle indagini preliminari) non avrebbero avuto alcuna incidenza sulla sua vicenda. I mezzi d’informazione hanno scoperto nel novembre scorso l’iscrizione sul registro degli indagati attraverso il deposito di altri atti non più segreti, e se la ministra avesse voluto avrebbe potuto sapere anche lei ufficialmente di essere inquisita, almeno dal febbraio scorso.
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DELMASTRO LINDO - MEME BY CARLI LA SELEZIONE DELLA CLASSE DIRIGENTE DI FRATELLI DITALIA - VIGNETTA ELLEKAPPA
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