DAGOREPORT – NEL NOME DEL FIGLIUOLO: MELONI IMPONE IL GENERALE ALLA VICEDIREZIONE DELL’AISE.…
Anche oggi le solite urla al senato. Parla il linguaggio del bar.
Ueee uee uee..
E i senatori gli rifanno il verso.
Un presidente del consiglio inadeguato, maleducato, buzzurro, burino, scortese, grossolano, indisponente. Una triste barzelletta.#Melonipic.twitter.com/XIuAjfutG9
— Stefano (@Stefano173456) December 18, 2024
Francesco Malfetano per il Messaggero - Estratti
«A beautiful day». Letteralmente, una bella giornata. Difficile dire se alla fine sia andata davvero così, ma tant'è. La scritta è sull'astuccio arancione da cui Giorgia Meloni, ieri, ha sfilato a più riprese penne e matite per prendere appunti ascoltando al Senato le repliche degli eletti alle sue comunicazioni pre-Consiglio europeo.
E mentre lo fa, specie quando prendono la parola i senatori del M5s o quando tocca a Matteo Renzi, non è che la giornata sembri volgere realmente per il meglio. Al punto che, secondo il capogruppo di Iv Enrico Borghi, la premier si fa protagonista di «un vero show». Sgrana gli occhi, scuote la testa, si mette le mani nei capelli, ride e ribatte.
Il tutto con la verve consueta, ovviamente. Come quando torna a difendere il suo rapporto con Elon Musk rispondendo ad una domanda del senatore a vita Mario Monti.
elon musk giorgia meloni vignetta by osho
«Ho buoni rapporti con un sacco di gente» dice Meloni, garantendo «di non prendere ordini da nessuno». «Non so che film abbiate visto» rincara, prima di concentrare le sue stoccate sul Partito Democratico: «Sono felice, senatrice Malpezzi, vedo che siete sovranisti, difendete la sovranità nazionale dalle ingerenze straniere: la considero una grandissima impresa di Elon Musk, anche più di essere arrivato sulla Luna. Ero abituata quando chiedevate ingerenze di chiunque contro i vostri avversari politici».
LE RISPOSTE Da qui in poi, a palazzo Madama, attacchi e momenti di ilarità si mischiano rapidamente. Seduta tra i ministri Matteo Salvini e Adolfo Urso prima, Paolo Zangrillo e Tommaso Foti poi, la premier ad esempio rigetta le accuse renziane di una certa confusione anche nei rapporti con il presidente argentino Javier Milei, specie sull'accordo per il Mercosur. «Che vuol dire sta con Milei?» si interroga Meloni.
«Penso che sia la persona giusta in quel contesto ma non penso che quello che dice sarebbe replicabile in Italia: lei era amico di Barak Obama e si metteva il cappotto come lui, io sono amica di Milei ma non mi faccio crescere le basette».
MILEONI - MEME BY EMILIANO CARLI
Tra le urla di scherno che rimbalzano da una parte all'altra dell'emiciclo e la campanella che il presidente del Senato Ignazio La Russa è costretto a far tintinnare più volte, Meloni prova anche a tendere una mano alle opposizioni sulla Manovra, dicendosi disponibile a mandarla al voto senza fiducia in presenza di un accordo con le forze politiche parlamentari. «So che la fiducia è stata posta in accordo con le opposizioni» spiega, ma «se ci fosse un accordo sui tempi senza voto di fiducia sarebbe preferibile, sarei contenta se ci mettessimo d'accordo di farlo senza voto di fiducia».
Dopo aver destinato tra gli applausi la propria solidarietà a Salvini per il processo OpenArms e aver rivendicato quanto sta facendo il governo in Europa per il settore automotive («Molti Paesi ci stanno seguendo su questa strategia»), la premier torna a scornarsi con il Partito democratico per l'indicazione di Raffaele Fitto a Commissario europeo. «Il Pd ha accettato che il commissario europeo italiano fosse preso in ostaggio per difendere il commissario spagnolo - le parole meloniane riferite al senatore Alfieri che a sua volta accusava la Lega di non aver sostenuto la candidatura di un esponente del governo - Avevo il dubbio che fosse così, oggi lei mi dà la certezza».
giorgia meloni al senato - foto lapresse
Lo scontro si sposta sulla lotta alla mafia. Meloni rivendica come sia il suo governo quello che ha «buttato fuori la mafia» dalla gestione dei migranti legali e da Caivano. «Inutile che fate "ooh", i camorristi dalle case occupate li abbiamo cacciati noi», risponde alle reazioni di disappunto delle opposizioni che al termine del suo intervento parleranno a vario titolo di «arroganza» perché è «in difficoltà» (come fa il capogruppo dem Francesco Boccia) e di una premier che fa «la bulla della Garbatella» (la vicepresidente dei 5S Alessandra Maiorino).
Infine, prima che si passasse al voto della risoluzione della maggioranza approvata con 100 sì, 64 no e un astenuto, a chi chiedeva della situazione in Siria e del presunto scivolone diplomatico di aver inviato un nuovo ambasciatore nel Paese appena prima della caduta del regime di Assad Meloni ha opposto un cauto ottimismo.
(…)
giorgia meloni al senato - foto lapressegiorgia meloni al senato - foto lapressegiorgia meloni al senato - foto lapresse
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – UN "BISCIONE", TANTE SERPI! GLI AVVERSARI DI BIANCA BERLINGUER A MEDIASET LAVORANO PER…
DAGOREPORT - LA MAGGIORANZA VIAGGIA COSÌ “COMPATTA” (MELONI DIXIT) CHE È FINITA SU UN BINARIO…
DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO BERLUSCONI NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN…
DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
DAGOREPORT – VIVENDI VENDE? I CONTATTI TRA BOLLORÉ E IL FONDO BRITANNICO CVC VANNO AVANTI DA TRE…