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Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"
Pier Luigi Bersani è sicuro di vincere queste primarie. Ma intorno a lui il nervosismo aumenta, come dimostrano le invettive di Alessandra Moretti, portavoce del comitato elettorale del segretario, contro Matteo Renzi. O le parole, durissime, di Massimo D'Alema.
Insomma, nei gruppi dirigenti del Partito democratico serpeggia una certa inquietudine. Sarà colpa di un sondaggio riservato secondo cui il sindaco di Firenze piace al 70 per cento degli elettori del centrosinistra?
Secondo un'altra rilevazione altrettanto riservata, da quando ha avviato la sua campagna elettorale per le primarie, il primo cittadino del capoluogo toscano è salito nei consensi di 29 punti in percentuale. Sono cifre alte e la «marcia su Roma» di Renzi è appena cominciata.
Ma la vera novità si registra nei gruppi parlamentari. Finora vi erano state singole adesioni di qualche deputato e senatore. Ma da oggi le cose sono cambiate. Tra un incontro riservato e l'altro, si sta formando un'area di parlamentari che ha deciso di rendere esplicito il sostegno a Renzi. Una sorta di corrente renziana, anche se i suoi componenti rifiuterebbero questa definizione.
I parlamentari pro sindaco debutteranno prima dell'assemblea nazionale del 6 ottobre con un documento in cui chiederanno che nelle regole delle primarie non vi siano limitazioni o trabocchetti per impedire al primo cittadino del capoluogo toscano di raccogliere tutti i suoi voti potenziali. Quel documento, di fatto, sancirà la scelta a favore di Renzi di questa area.
Tra i parlamentari pronti a firmare quel testo ci sono Paolo Gentiloni, Ermete Realacci, Roberto Giachetti, Roberto Della Seta, Andrea Sarubbi, Francesco Ferrante, Alessandro Maran, Stefano Ceccanti, Enrico Morando, Pietro Ichino, Giorgio Tonini, Salvatore Vassallo e tanti altri. In pratica, i firmatari dell'agenda Monti (dovrebbero sfilarsi solo i senatori Marco Follini e Antonello Cabras) e un pezzo della componente di minoranza, i Modem. Ossia quasi tutti i 12 parlamentari che fanno riferimento a Gentiloni e poco meno di metà dei 34 veltroniani. Tengono duro, invece, i 30 deputati e i senatori di Modem che stanno con Beppe Fioroni, anche se due o tre potrebbero sfilarsi e confluire nell'area pro Renzi.
Non c'è ancora niente di ufficiale, ma gli incontri proseguono e si sta già lavorando al testo del documento. E comunque alcuni parlamentari dell'area hanno già cominciato a dichiarare la loro scelta a favore del sindaco di Firenze. à il caso, per esempio, dei due senatori ecodem Della Seta e Ferrante che oggi scrivono un articolo su Europa in cui sottolineano che, «in Italia, per motivi evidenti», l'esigenza di «un ricambio non solo all'anagrafe, ma nella visione delle classi dirigenti è particolarmente urgente e costituisce quasi una precondizione per ogni credibile progetto riformista».
Anche Maran, vicecapogruppo del Pd alla Camera, non fa mistero delle sue opinioni: «Potrà non piacere ma, come ha osservato Giuliano Ferrara, Renzi è "nella sua eruttività la dimostrazione geologica del fatto che questi vent'anni dalla fine del muro di Berlino non sono passati inutilmente"». Sparatissimo sul sindaco di Firenze pure il segretario del gruppo Pd a Montecitorio Roberto Giachetti: «Io voterò Renzi, non ho nessun dubbio».
Ma non è solo il fronte parlamentare che si è incrinato. I primi scricchiolii si avvertono persino nell'apparato. O tra i funzionari di partito. Domenico Petrolo, che lavora con Matteo Orfini, è uno dei più renziani a Largo del Nazareno. Ma il vero caso è quello di Lino Paganelli: dal 2002 responsabile nazionale delle Feste dell'Unità , dal 2008, anno della nascita del Pd, alla guida della Festa democratica.
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