TRIPOLI CITTÀ APERTA (A SARKÒ E CAMERON) - MENTRE GHEDDAFI “SEGNALATO NEL SUD”, VENDE CARA LA PELLE E DENUNCIA IL “TERRORISMO” DELLA NATO, SBARCANO OGGI IN LIBIA I DUE PETROLIERI DI TOTAL E BRITISH PETROLEUM (E L’ITALIA?) – TRIPOLI, UN MAGNA MAGNA DI DIPLOMATICI PROTETTI DA CONTRACTORS - CAMERON RISCHIA DI INCONTRARE IL COMANDANTE MILITARE DI TRIPOLI, ARRESTATO A BANGKOK DALLA CIA E CONSEGNATO DAI SERVIZI INGLESI A GHEDDAFI: “VOGLIO LE SCUSE”…

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G. Cer. per "la Stampa"

Non c'è bisogno di conferme o annunci ufficiali, le misure di sicurezza ancora li sconsigliano. Ma nei due grandi alberghi di Tripoli basta osservare il gran viavai di «contractors», le guardie del corpo che parlano turco, francese, l'inglese di Londra o degli States, per aggiornare questo improvviso calendario di arrivi e partenze. È appena ripartito Jeffrey Feltman, inviato da Hillary Clinton.

Ieri sera era atteso Erdogan, il premier turco. E questa mattina, come anticipato dal sito internet «Marianne2.fr», atterrano all'aeroporto militare di Mitiga il presidente francese Nicolas Sarkozy e il premier britannico David Cameron. I primi due leader europei in visita a Tripoli, saranno accompagnati dal filosofo francese Bernard-Henri Lévy.

Sulla Piazza dei Martiri si son già viste le bandiere di Francia e Inghilterra, anche dopo le preghiere del venerdì si son sentiti slogan di ringraziamento, sulle bancarelle dei gadget della guerra si vendono magliette con le scritte nelle due lingue. Ma non è ancora detto che Sarkozy e Cameron parlino dal palco. Più probabile che venga scelto quello di Bengasi, dove saranno nel pomeriggio, considerato più sicuro. «Appena sarà possibile verrò a Tripoli con Cameron», aveva assicurato Sarkozy incontrando a Parigi Mahmoud Jibril, il premier del Comitato Nazionale di Transizione.

L'arrivo di Sarkozy e Cameron quasi mette in ombra la visita di Erdogan, premier di una Turchia che qui contende alla Cina il primato di interessi e investimenti, soprattutto nelle costruzioni. «Siamo soddisfatti per i progressi incoraggianti che abbiamo registrato nell'attività di controllo delle forze di sicurezza e di polizia - ha detto il consigliere Feltman a Jalil, il presidente del Cnt -. Sappiamo che non volete la presenza di truppe straniere sul territorio libico, e per questo motivo l'impegno della Nato proseguirà fino a quando verrà ritenuto necessario».

Sarkozy e Cameron arrivano mentre i pochi quotidiani pubblicati a Tripoli ancora riportano le indiscrezioni, e gli imbarazzi, per i rapporti tra i servizi segreti di Londra e Parigi con il regime e gli spioni del raiss.

È possibile che Cameron, nell'ex palazzo del Comitato Popolare Generale che ora ospita il governo provvisorio del Cnt, incontri Abdel Hakim Belhaj, il comandante militare di Tripoli, già combattente contro i russi in Afghanistan, arrestato a Bangkok dalla Cia e consegnato dai servizi inglesi a Gheddafi.

«Voglio le scuse di Inghilterra e Usa per un atto illegale e per i miei sei anni di prigione - ripete Belhaj - o devo rivolgermi a una Corte Internazionale?».

La presenza dei «contractor» dice che la Libia non è liberata e sicura. Su Bani Walid, Sirte, Sheba e Jufra, la nuova bandiera rossoneroverde non sventola ancora. Gli ultimatum si ripetono e i gheddafiani resistono. Come assicureranno anche a Sarkozy e Cameron, i nuovi signori di Tripoli non vogliono «altro sangue». Ma la Libia, come ripetono, non sarà davvero liberata fino al giorno della cattura di Gheddafi.


La famiglia del raiss è in gran parte all'estero, tra Algeria e Niger (dove c'è il figlio Saadi), lui è stato segnalato a Sud. Il suo portavoce Moussa Ibrahim, manda a dire che «Gheddafi ha il morale alto». «Stiamo mettendo insieme le nostre forze».

Il raiss recapita un messaggio alla tv siriana «Al Rai» indirizzato alla comunità internazionale: «Dovete assumervi la vostra responsabilità internazionale e intervenire immediatamente per fermare questo atroce crimine». Il Colonnello denuncia «l'indescrivibile terrorismo e la distruzione praticati dall'Alleanza atlantica nella regione di Sirte» e invita le truppe Nato a fermarsi.

 

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