FLASH! - RUMORS ALLA FIAMMA (GIALLA): IL COMANDANTE GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA, ANDREA DE…
Carlo Vulpio per “Corriere.it”
Germania, Stati Uniti, Russia, Cina. Da dove non sono arrivati, dopo la mattanza di Nizza, appelli all' unità e ad agire compatti contro questa guerra terroristica anomala, più subdola e più difficile di ogni altra, perché le sue parole d' ordine - «lotta contro gli infedeli, i giudei e i crociati», «guerra agli occidentali e ai miscredenti» - viaggiano veloci sul Web e altrettanto velocemente entrano nella testa di tanti insospettabili adepti pronti al martirio.
Eppure, l' unico luogo in cui questa necessità e la stessa volontà di unità sembrano essersi affievolite è proprio quello che ha subìto la carneficina. Il giorno dopo la strage di Nizza, le tv, le radio, i giornali, i siti Internet raccontano di una Francia stordita, impaurita, anche adirata. Ma non unita.
Nemmeno le parole del capo dello Stato, François Hollande, e del primo ministro, Manuel Valls, volati a Nizza ieri mattina dopo aver tenuto una riunione ristretta del Consiglio di difesa all' Eliseo, sono state sufficienti a mantenere compatto il mondo politico contro il terrorismo.
vittoria marion le pen e guglielmo giovannelli marconi
Hollande ha invocato «determinazione e vigilanza assoluta contro il terrorismo islamista», ha rilanciato l' operazione Sentinelle con la mobilitazione di altri 10 mila militari e il richiamo dei riservisti, ha annunciato altri «interventi in Siria e in Iraq», ha dichiarato il prolungamento dello stato di emergenza per altri tre mesi e ha persino sospeso con urgenza il festival di Avignone, dove egli stesso avrebbe dovuto assistere a una rappresentazione teatrale.
Mentre Valls, che ha definito l' attentatore «indubbiamente legato» all' Islam radicale (ed è stato poi smentito dal ministro dell' Interno Cazeneuve), ha fatto appello al «coraggio dei francesi». Anche se il Paese è in lutto, ha detto il premier, «colpito dal terrorismo nel giorno della nostra festa nazionale, i francesi sapranno reagire».
manifestazione a parigi sarkozy e hollande
Reagire, certo. È ciò che dicono tutti. Ma dalle dichiarazioni delle opposizioni seguite al discorso di Hollande - dall' ex presidente Nicolas Sarkozy alla deputata del Front National, Marion Maréchal-Le Pen - risulta evidente che l' unica «reazione», almeno in questa fase, è una pioggia di polemiche in ordine sparso.
Sarkozy dice che «d' ora in avanti nulla sarà più come prima, siamo in una guerra continua, la cui minaccia si rinnova senza sosta», ma il massimo che riesce a fare è prendersela con il governo, del quale, dice l' ex presidente, vanno subito accertate le responsabilità sul piano della sicurezza.
Il riferimento è allo stato di emergenza, sospeso due giorni fa e ripristinato ieri, un «contrordine» criticato anche dall' ex primo ministro François Fillon e dall' ex sindaco di Nizza, Christian Estrosi. Un argomento sul quale si è lanciata al volo anche la Maréchal-Le Pen, che critica Hollande perché, sostiene, lo stato d' emergenza non basta «se non si applicano le misure annesse, come le perquisizioni amministrative, e se nelle carceri non si isolano i terroristi islamici per evitare che entrino in contatto con gli altri detenuti».
Non è esattamente questo il clima di cui la Francia ha bisogno in questo momento. Ecco perché fa un certo effetto, il giorno dopo, vedere Parigi e la Francia accorgersi che a invocare «unità» ad alta voce, «contro questo attacco barbaro e odioso», per non finire nel gioco di una strategia jihadista che punta a suscitare rappresaglie indiscriminate e magari una guerra civile, sono soprattutto le autorità religiose musulmane francesi: Dalil Boubaker, rettore della Grande Moschea di Parigi, Mohammed Moussaoui, presidente dell' Unione delle moschee di Francia, e il Consiglio francese del culto musulmano. Ci sono anche musulmani tra le vittime innocenti di Nizza.
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