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Francesco Boezi per www.ilgiornale.it
La pandemia ha spento le polemiche nella Chiesa cattolica, ma gli alti ecclesiastici stanno dibattendo attorno a una questione nuova.
Il "divieto delle Messe individuali" presso la Basilica di San Pietro non è stato condiviso da quello che i retroscenisti chiamano "fronte conservatore", con l'aggiunta del cardinal Robert Sarah, che ha da poco terminato il suo incarico di prefetto presso la Congregazione per il Culto divino e per la Disciplina dei sacramenti.
La disposizione della segreteria di Stato risale alla prima metà di marzo: da allora, all'interno della chiesa più importante del mondo, i sacerdoti non possono celebrare come prima.
La seconda quaresima in pandemia costringe l'Ecclesia alla rivisitazione delle tradizioni: è un fatto noto. Tra gli alti prelati, però, c'è chi non è mai stato troppo propenso a concedere deroghe sulle consuetudini.
Se i cardinali Raymond Leo Burke, Walter Brandmueller e Gherard Ludwig Mueller - i tre che hanno criticato in prima battuta la decisione sulle Messe individuali - si erano già distinti per "conservatorismo", il cardinal Sarah, almeno sino a questo momento, aveva espresso le sue tesi attraverso opere librarie e pochi calibrati interventi pubblici.
Non si tratta certo di fare "opposizione" al Papa, ma semmai di difendere una certa impostazione normativa. Nell'intervento pubblicato sul blog di Sandro Magister, il cardinale africano prende una posizione chiara: "In sintesi: quando possibile, si preferisce la celebrazione comunitaria, ma la celebrazione individuale da parte di un sacerdote rimane opera di Cristo e della Chiesa. Il magistero non solo non la proibisce, ma la approva, e raccomanda ai sacerdoti di celebrare la Santa Messa ogni giorno, perché da ogni Messa sgorga una grande quantità di grazie per il mondo intero".
La Messa è Messa sempre. Questa è l'interpretazione di fondo che Sarah registra a partire dalle fonti. Sino a questo momento, il Vaticano non ha replicato. E a San Pietro il divieto permane.
Sarah, sulla scia delle considerazione degli altri porporati citati, chiosa domandando al Santo Padre una revisione della disposizione, che come premesso è del "ministero degli Esteri" della Santa Sede: "Supplico umilmente il Santo Padre - annota l'ex prefetto - di disporre il ritiro delle recenti norme emanate dalla segreteria di Stato, le quali mancano tanto di giustizia quanto di amore, non corrispondono alla verità né al diritto, non facilitano ma piuttosto mettono in pericolo il decoro della celebrazione, la partecipazione devota alla messa e la libertà dei figli di Dio”.
La cosiddetta "tridentina", poi, dovrebbe essere relegata soltanto alle grotte: un'altra diminuito di cui si parla meno, ma che potrebbe essere al centro dei pensieri dei cardinali conservatori.
In questa storia esistono almeno due aspetti di fondo: uno è statistico e riguarda il numero delle Messe celebrate a San Pietro, l'altro è simbolico e attiene con ogni probabilità a vecchie ruggini, per così dire, sul valore attribuito alla Messa in vetus ordo.
E la notizia risiede pure nella presa di posizione pubblica che quattro cardinali hanno deciso di manifestare in sincrono o quasi. Non siamo ai livelli dei "dubia" su Amoris Laetitia, ma le interpretazioni sulle spaccature si sprecano, in specie da parte dei cosiddetti "blog tradizionalisti”.
Il provvedimento - come detto - rileva pure per il rito antico, e per Sarah è "singolare" che sia così: "Da oggi in poi, essa – nel numero massimo di quattro celebrazioni quotidiane – è consentita esclusivamente nella Cappella Clementina delle Grotte vaticane ed è del tutto vietata su qualunque altro altare della basilica e delle Grotte".
Un punto che può apparire secondario, ma che secondario non è. Se non altro perché sulla "tridentina" e sul suo ruolo per la prospettiva del cattolicesimo si discute in maniera animata ormai da anni.
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