DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Estratto dell'articolo di Miriam Di Peri per “la Repubblica”
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Dietro la coltre di fumo, Gianfranco Miccichè sta sorseggiando un caffè amaro. Dal suo studio pieno di libri accatastati l’ex commissario forzista in Sicilia guarda già ai progetti futuri, che non svela, ma non nasconde l’amarezza per l’epilogo dello scontro con Renato Schifani, che lo ha contrastato per mesi, fino a defenestrarlo dai vertici del partito.
Quell’ufficio nella centralissima piazza Politeama a Palermo è stato un porto di mare di potenti e questuanti per oltre trent’anni. Oggi ci sono i suoi fedelissimi, ma il citofono non trilla più come prima.
Almeno da quando, sabato scorso, Silvio Berlusconi gli ha chiesto un passo indietro. Alla guida del partito, da sabato 11 marzo, c’è il braccio destro di Schifani, Marcello Caruso. In una lettera, un mese fa, i deputati in consiglio regionale avevano chiesto al fondatore del partito il cambio alla loro guida.
Finisce un’era politica?
LICIA RONZULLI SILVIO BERLUSCONI
«Il fatto che ci sia stata un’era è per me ragione di vanto e soddisfazione assoluta. Non mi ricordo di altre “ere”. In Forza Italia ma non solo».
Cosa farà da domani?
«Si ricomincia a studiare, a guardare quali sono le condizioni, ma anche a immaginare che condizioni si possano creare per fare nuovamente buona politica. Provo le stesse sensazioni vissute nel ’94, quando mi sembrava che la politica non valesse niente. Io ho fatto parte di questa classe politica, stavolta non posso essere netto come 30 anni fa, però gli ultimi avvenimenti qualche dubbio me lo hanno lasciato».
Un passo indietro: che cosa è successo sabato scorso, quando ha rassegnato le dimissioni?
«Berlusconi è stato obbligato a fare una scelta. Io continuo a nutrire nei suoi confronti la stessa amicizia e stima che abbiamo sempre avuto. Mi sono dimesso perché ho capito dalla voce di Berlusconi che aveva un problema serio, che non riusciva a reggere questa situazione. Ma di una cosa sono certo: se io non mi fossi dimesso, saremmo ancora allo stallo».
Berlusconi aveva chiesto tempo fino al 10 marzo, lo scontro in Forza Italia si è risolto sabato 11. Cos’è accaduto in quelle ore?
Silvio Berlusconi Licia Ronzulli al Senato
«Non so cosa sia successo. So che il suo atteggiamento nei miei confronti è stato di grande sofferenza. Alla fine, sembrava che io dovessi consolare lui. Berlusconi è stato la persona che mi ha consentito di fare una vita straordinaria, comoda, divertente, sempre con cose nuove, a partire da Canale 5 fino alla politica. Non avrei mai fatto qualcosa contro Berlusconi».
Pensa che nel partito ci sia un progetto di isolamento dell’area che fa capo a Licia Ronzulli?
«Quello che è successo in Sicilia forse sta succedendo anche nel resto del Paese. Ma non c’era un’area Miccichè, io ero stato chiamato a gestire tutte le dinamiche a livello regionale, come Ronzulli a livello nazionale».
Forza Italia oggi in Sicilia ha il volto del nuovo commissario Marcello Caruso e del governatore Schifani. Si sente ancora dentro questo partito?
«Forza Italia per fortuna ha ancora, ovunque, il volto di Silvio Berlusconi».
Quindi non lascerà il partito?
«Manco morto. Posso non iscrivermi al gruppo di Forza Italia in consiglio regionale, ma certamente non abbandonerò il partito».
Per 29 anni è stato considerato il delfino di Marcello Dell’Utri. Quando è avvenuta la frattura?
«Non c’è nessuna frattura, considero Marcello una persona molto cara e che mi ha insegnato tanto nella vita. A un certo punto ha deciso, o si è fatto convincere, di lavorare perché io andassi via. Secondo me senza Dell’Utri avrebbero avuto certamente difficoltà maggiori».
miccichègianfranco miccicheGIANFRANCO MICCICHE
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