
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Carlo Bertini per “La Stampa”
Anche se Renzi sabato a Milano aveva avvertito di voler azzerare insieme al prelievo sulla prima casa l’immagine di un Pd «partito delle tasse», son passate 48 ore e si alzano le barricate. Tanto che il leader affida la contraerea ai fiorentini della prima ora, «ridurre le tasse è di destra? Ecco come si perdono le elezioni», twitta Federico Gelli della segreteria, che accusa la minoranza di «tafazzismo».
Malgrado i vertici Pd non escludono che alcune tipologie di immobili di lusso, ville e castelli, magari non beneficeranno dell’esenzione sulla prima casa - ipotesi dell’ ultim’ora e tutta da valutare - ciò non significa che il premier sia disposto a trattare con la sinistra pure sul piano tasse. Insomma anche se si decidesse di escludere le abitazioni di grande pregio non sarebbe per andare incontro a Bersani e compagni. Verso i quali l’irritazione ai piani alti è palpabile. Perché in questo clima tutto sarà più difficile, compresa una mediazione sulla riforma costituzionale da votare in aula in settembre al Senato.
L’ALTOLÀ DELLA SINISTRA
«E’ sacrosanto ridurre il carico fiscale, ma c’è modo e modo e bisogna finalmente discuterne sul serio», attacca l’ex segretario. È chiaro quanto poco sia piaciuto che una cosa di tale portata il leader Pd l’abbia annunciata senza parlarne prima nel partito, senza alcun confronto preventivo, visto che il nodo tasse tocca uno dei nervi più sensibili per la sinistra. Una sinistra indignata che il premier non abbia neanche sfiorato il concetto di evasione fiscale, tantomeno accompagnandolo alla parola «lotta».
E sconcertata dal fatto che Renzi abbia strappato di mano la bandiera a Berlusconi, «non si vorrà certo tirare la volata al modo della destra!», esclama Bersani. Ma se il tema della lotta all’evasione non compare, è «semplicemente perché Renzi la dà per scontata», è la giustificazione di un altro fiorentino membro della segreteria, Davide Ermini, che enuclea quanto ha fatto il governo, dalla delega fiscale fino alla voluntary disclosure sui patrimoni all’estero.
E comunque «noi non abbiamo l’ossessione di Berlusconi, che tra l’altro ha detto ma non ha fatto. A noi interessano gli italiani e abbiamo proposto un patto per una poderosa riduzione fiscale», ribatte a Bersani Lorenzo Guerini. Facendo così intendere che alla critica da sinistra si risponderà sostenendo che per i ricchi la consistenza patrimoniale non è garantita certo dalla prima abitazione, ma dalle seconde e terze case e da tutti i beni posseduti.
Il nodo di tener fuori o meno certe tipologie comunque terrà banco nel governo: anche tra i tecnici dell’Economia c’è chi è scettico sull’utilità di fare distinguo non esentando una categoria catastale come l’A1 delle dimore più lussuose perché per dare l’idea di un intervento risolutivo bisogna evitare di riprodurre una situazione analoga a quella attuale.
POLTRONE COMMISSIONI
Toccherà a Renzi decidere, ieri con Alfano ha messo in stand by il tema rimpasto, ne riparleranno a fine settimana, la sostituzione del ministro degli affari regionali forse slitterà a settembre, dopo aver risolto tutto il pacchetto di rinnovi delle presidenze delle commissioni parlamentari. Oggi saranno sostituiti i presidenti in capo a Forza Italia da esponenti della maggioranza.
Il bilancino è ancora da ultimare: la commissione Affari Costituzionali andrà a Scelta Civica, le Finanze forse ad Area Popolare di Alfano, la Cultura e forse anche la Difesa al Pd. E se alla Bilancio verrà confermato Boccia, c’è un problema con Epifani che molti renziani non vorrebbero confermare presidente della commissione Attività produttive perchè troppo vicino a Bersani.
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