IL MIO NEMICO È LA MIA FORZA - L’UNICA ARMA RIMASTA AD OBAMA PER RESTARE ALLA CASA BIANCA, DOPO ESSERE FINITO NEL TRITACARNE PER I 4 MLN $ SPESI PER LA SVACCANZA ALLE HAWAII CON LE FIGLIE, È CONVINCERE I CITTADINI CHE L’ESTREMISMO DISFATTISTA DEI REPUBBLICANI, ORMAI OSTAGGIO DEL TEA PARTY, È UN DANNO ALL’ECONOMIA REALE CHE “PARALIZZA L’AMERICA” - DOPO IL FALLIMENTO DELLA MISSIONE-IRAQ E CON L’ECONOMIA IN FASE DI STALLO, OBAMA PUÒ CONTARE SOLO SULLA DEBOLEZZA DEI SUOI AVVERSARI…

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Paolo Mastrolilli per "la Stampa"

Domani sera in Iowa ci sarà anche il presidente Obama. Via video, ma ci sarà. Parlerà agli elettori democratici, riuniti nei caucus che dovranno comunque sceglierlo come candidato, anche se non ha avversari. Cercherà di gasarli in vista della battaglia di novembre per salvare la classe media, che andrà combattuta attaccando il Congresso, colpevole di aver paralizzato l'America e le iniziative per rilanciare l'economia, a causa dell'estremismo ideologico della maggioranza repubblicana alla Camera.

Riassunta in pillole, questa è la strategia con cui Obama spera di restare alla Casa Bianca. Giovedì il capo della sua campagna, Jim Messina, ha descritto i cinque sentieri che a novembre possono riportarlo a Washington. Il punto di partenza è rivincere gli Stati conquistati da Kerry nel 2004, che valgono 251 voti elettorali. Una volta centrato questo obiettivo, ci sono almeno cinque mappe che garantirebbero il superamento di quota 270 e quindi la conferma.

La prima passa attraverso il West, riprendendo Colorado e Nevada. La seconda è la Florida: con i suoi 29 voti elettorali, basterebbe per farcela. La terza è il «Nuovo Sud», ossia North Carolina e Virginia, che Obama vinse quattro anni fa: non a caso, la Convention democratica si terrà a Charlotte. La quarta è l'Arizona, dove nel 2008 non ci fu competizione perché era lo stato di McCain, ma il Presidente la giudica possibile. La quinta è il Midwest, cioè Ohio e Iowa.

E qui sta la ragione per cui domani sera il capo della Casa Bianca parlerà in diretta video e risponderà alle domande degli elettori. Mentre i critici lo attaccano per la vacanza alle Hawaii, costata circa 4 milioni di dollari, lui lavora per novembre. Non ha bisogno dei caucus, ma vuole far sentire la sua presenza per spingere i militanti a moltiplicare gli sforzi organizzativi, in uno stato che potrebbe risultare decisivo. La sua campagna ha 20 dipendenti stipendiati in Iowa, che fino a dicembre erano più di tutti i candidati repubblicani messi insieme.

Ma quali sono le parole che Obama userà per conquistare consensi? La sua strategia è cambiata alla fine dell'estate, quando dopo la battaglia sul debito con i repubblicani ha deciso che era inutile continuare a cercare compromessi. Ora gli interessa di far passare in Congresso una sola cosa: l'estensione annuale delle agevolazioni fiscali ai lavoratori dipendenti, che riducono dal 6,2 al 4,2% il prelievo in busta paga per la Social Security, ossia il sistema pensionistico.

Per il resto, l'agenda parlamentare è vuota. Il Presidente si aspetta che il Gop, tramite la maggioranza alla Camera condizionata dal Tea Party, bloccherà qualunque iniziativa. E in fondo non gli dispiace, perché questo gli consentirà di imitare la campagna di Truman nel 1948, quando ottenne una conferma improbabile battendo Dewey, proprio attaccando il «do nothing Congress», il Congresso che non gli aveva permesso di combinare nulla. In tutti i suoi ultimi discorsi, compreso quello radiofonico di sabato 31, Obama ha detto che per la classe media le elezioni del 2012 sono un caso di «make or break», o la va, o la spacca. Se rivince lui, c'è qualche speranza; se passano i repubblicani, il sole della politica americana tornerà a splendere solo sulle teste della classe più ricca.

«È una strategia rischiosa - dice l'editorialista del "Washington Post" E.J. Dionne ma plausibile. Durante la battaglia sul debito il presidente era apparso molto debole, sembrava quasi pregare i repubblicani. Ora, obbligandoli a dicembre ad estendere le agevolazioni fiscali per due anni, ha ripreso il gioco in mano. Gli ultimi dati sull'economia sono timidamente incoraggianti: se convincerà gli americani che risultati migliori sarebbero a portata di mano, ma sono deragliati dall'estremismo del Gop, si metterà in buona posizione per la conferma». Obama farà il possibile, usando i dieci mesi che mancano al voto per prendere iniziative in favore della ripresa economica e occupazionale, attraverso lo strumento dell'executive order. Il resto, però, dovranno farlo gli elettori alle urne.

 

OBAMA ALLE HAWAI MICHELLE OBAMAObama al mare Obama al mare con le figlie OBAMA BALLArick perryROMNEY