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Franco Bechis per "Libero"
L'articolo è il numero 25 della manovra finanziaria, ed è quello che ha il titolo più ambizioso: "Riduzione del debito pubblico". Per altro è l'unica misura che si è inventato Mario Monti per vendere qualche bene pubblico e con i proventi ridurre il debito. Il bene pubblico in vendita è l'aria. O meglio, le quote di emissione di anidride carbonica che le aziende erano abituate a vedersi assegnare gratuitamente, ma che dal 2012 per obbligo stabilito dall'Unione europea dovranno essere messe all'asta a pagamento. L'intenzione del governo è quella di vendere ogni singola quota di emissione a un prezzo che oscillerà fra 8,34 e 8,94 euro nel prossimo biennio.
Secondo il governo Monti sarà la misura più clamorosa presa dall'esecutivo, in grado da sola di fare recuperare all'Italia buona parte dello spread perduto. Almeno così scrive proprio il governo nella relazione tecnica allegata al decreto legge: «la norma prevede che una quota dei proventi viene destinata al fondo di ammortamento titoli di Stato al fine di consentire il riacquisto di titoli del debito pubblico e lanciare, quindi, un forte segnale ai mercati finanziari mondiali circa la volontà dell'Italia di ridurre il più velocemente possibile il proprio debito nell'attuale situazione di turbolenza che li attraversa».
Accidenti: allora è la norma chiave, che dovrebbe spiegare perfino perché c'è stato questo cambio di governo. Solo che a fare un po' di calcoli, c'è invece da pensare che un po' di vera sobrietà in questo caso non avrebbe fatto male a Monti e ai suoi ministri. Le quote di Co2 che l'Italia può mettere all'asta (come tutti gli altri paesi europei che lo faranno, e quindi non resteranno impressionati dalla misura) ammontano a 94 milioni l'anno.
Il ricavo possibile sarà quindi fra 780 e 840 milioni di euro. Che sono una bella cifretta, certo. Meglio averla in cassa che non averla. Se poi "una quota" di quegli 800 milioni di euro finirà a ridurre il debito pubblico, bene. Ma che possa impressionare i mercati e fare scendere lo spread come sostiene il governo, è del tutto improbabile. Il debito pubblico italiano ammonta a più di 1.900 miliardi di euro.
Se lo si riduce di meno di 800 milioni, sarebbe ridotto dello 0,04%, altro che «lanciare un forte segnale ai mercati finanziari mondiali». Per intenderci: è come se un signore che pesa 190 kg annunciasse al mondo di avere trovato una dieta miracolosa, che in due anni sia in grado di farlo dimagrire anche di 80 grammi! Meno di un etto. Lo prenderebbero a pernacchie.
Cosa che probabilmente potrebbe accadere a Monti se sui mercati finanziari «mondiali» dovesse circolare un testo tradotto della sua manovra. Forse è opportuno sbanchettare quella norma, e imparare un po' di vera sobrietà . Almeno pari a quella del Ragioniere generale dello Stato che letta la norma, "prudenzialmente" vi ha assegnato un effetto "zero" sui saldi di finanza pubblica. Non impressionerà i mercati mondiali, però non li prende in giro, ed è già un bel passo in avanti.
bechis Franco Bechisil premier mario montiGrilli VITTORIO GRILLI
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