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Alessandro Di Matteo per “la Stampa”
Il voto è previsto per domani, i partiti hanno comunicato i nomi di chi li dovrà rappresentare nelle commissioni di garanzia, ma la partita sui presidenti secondo molti non è ancora chiusa definitivamente. In teoria sono le opposizioni a dover decidere a chi affidare la guida di Vigilanza Rai e Copasir, insieme alle giunte per le elezioni e per le autorizzazioni di Camera e Senato, ma Lega e 5 stelle non stanno a guardare e sia in casa Pd che dalle parti di Fi sono in tanti a temere qualche sorpresa dell' ultimo momento.
Lo schema ufficiale prevede il Pd Lorenzo Guerini alla guida del Copasir, il comitato che controlla i servizi segreti, e Maurizio Gasparri di Fi alla Vigilanza. Ma basta fare due chiacchiere con i dirigenti del partito di Berlusconi per capire che la situazione, a 24 ore dal voto, è ancora parecchio fluida. Un dirigente di Fi, che vuole restare anonimo, cita un precedente significativo: «Per noi il candidato è Gasparri, ma il M5S sta ponendo un veto. E allora dobbiamo ragionare».
DANIELA SANTANCHE E LORENZO GUERINI
L'esponente berlusconiano sorride: «Non vorremmo che facessero Come facemmo noi quando eleggemmo Villari». Riccardo Villari nel 2008 era un parlamentare Pd e Fi, allora maggioranza, lo votò a sorpresa presidente della Vigilanza, sfruttando le divisioni interne ai democratici e battendo il candidato di Walter Veltroni, allora segretario. «Per prevenire una cosa del genere - dice l' esponente azzurro - potremmo puntare su Alberto Barachini».
E' lui l' altro nome di cui si parla per la Vigilanza: entrato in Parlamento lo scorso marzo, un passato a Mediaset, vicino a Licia Ronzulli e - assicurano - benvisto anche da Berlusconi. Soprattutto, un nome che potrebbe piacere anche ad Antonio Tajani, che anche in una riunione dei vertici di Fi di qualche giorno fa ha insistito molto sull' esigenza di «rinnovamento» del partito.
In casa Pd, poi, aggiungono che le resistenze interne a Fi su Gasparri sarebbero più forti di quanto viene dichiarato pubblicamente, anche per gli strascichi della mancata elezione di Paolo Romani a presidente dei senatori lo scorso marzo. D' altro canto, Barachini ha un limite evidente, sottolineano in molti sia nel Pd che in Fi: il suo passato, molto recente, in Mediaset. «Lo accuserebbero in continuazione di fare gli interessi dell' azienda concorrente», sottolinea sempre il dirigente Fi. Un autorevole esponente Pd spiega che ieri, a un certo punto, Fi «sembrava sul punto di mollare Gasparri, ma poi tutto è tornato in discussione».
Il Pd osserva con attenzione, e con più di un timore. In casa democratica è ben chiaro che la questione delle commissioni di garanzia si intreccia molto anche con quella del cda Rai, che pure verrà votato domani, e non certo per caso.
Alle opposizioni dovrebbe toccare un solo consigliere e il Pd rischia di restare a mani vuote. Di fatto, è un vero domino: toccando un tassello rischia di muoversi tutta la costruzione. I renziani da tempo hanno messo sul tavolo il nome di Guerini, ma lo scontro interno al partito, anche in questo caso, potrebbe prestare il fianco a chi, come la Lega, ha più volte fatto sapere che preferirebbe un Copasir a guida Fi anziché Pd. Oggi pomeriggio, intanto, si terrà una riunione delle opposizioni, per provare a siglare un' intesa almeno tra Pd e Fi.
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