DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Bresolin per "La Stampa"
Gli «aperturisti» nel mirino dei grillini più ortodossi. L'ombra di una scissione che si fa sempre più pesante a Palazzo Madama, dove l'uscita di qualche senatore potrebbe risultare determinante nel caso in cui servisse una nuova maggioranza. Restano agitate le acque nel M5S alla vigilia della ripresa dei lavori d'Aula.
Lunedì i parlamentari si riuniranno e si diranno in faccia tutto quello che si sono mandati a dire tramite social network in questi giorni. Ieri la scintilla di giornata è stata accesa dalla senatrice Laura Bottici, che ha mandato a quel paese quei «senatori del M5S che escono sui giornali affermando che sarebbero disposti ad appoggiare un governo Letta bis per fare la legge elettorale».
Non si è fatta attendere la replica del deputato Alessio Tacconi: «Esprimi il tuo punti di vista e ti mandano aff... Democrazia 2.0». Sulla stessa linea il senatore Francesco Campanella, considerato uno degli «aperturisti» e per questo nel mirino dei compagni di partito, che «vorrebbero che manifestassi obbedienza formale alle indicazioni date dal Blog, col quale identificano non solo il proprio sentire ma anche il proprio pensiero».
«Decide la base, non Beppe» Tra i senatori il clima è tesissimo e i grillini più ortodossi temono che, nel caso di una crisi di governo, qualcuno - a Palazzo Madama gli «inquieti» sono dieci - possa offrirsi come stampella per un nuovo esecutivo. Almeno per fare la legge elettorale, nonostante Grillo abbia detto di voler tornare alle urne con il Porcellum.
«Non sono d'accordo con lui - spiega il senatore Fabrizio Bocchino - l'attuale legge è indegna e bisogna cercare di cambiarla a tutti i costi». Anche appoggiando un nuovo governo?
Il dibattito è aperto e, sebbene pare difficile che un Letta-bis possa raccogliere qualche consenso tra i grillini, un esecutivo guidato da un'altra personalità non dispiacerebbe ai senatori meno integralisti. «Non possiamo dare la fiducia a chi non l'abbiamo data in passato - ragiona il senatore Francesco Molinari a proposito di un Letta bis - ma se la soluzione proposta fosse diversa, allora credo che sarebbe giusto consultare la base».
Anche se Grillo fosse contrario? «Lui deve fare da megafono, la linea ce la dettano i nostri elettori». Nella piaga ci infila il dito Adriano Zaccagnini, passato al gruppo misto: «Chi ha il coraggio lasci, non faccia il criceto nella ruota».
Anche sul tema di giornata, la nomina dei senatori a vita, i più dialoganti mostrano apertura. E questo potrebbe essere già un segnale. «Si tratta di nomi di rilievo - ammette Mario Giarrusso, membro della Giunta che dovrà votare la decadenza di Berlusconi -, personalità molto apprezzate che sono almeno un paio di spanne sopra tanti senatori».
Ma il campano Bartolomeo Pepe assicura che nessuno del M5S farà da stampella a un nuovo governo: «Il Pd non ci vuole perché siamo geneticamente diversi da loro. Vedrete, alla fine qualche senatore disposto a dare il voto lo troveranno nel Pdl».
Il Parmigiano alla diossina. In questo clima, Beppe Grillo è riuscito a scatenare una nuova polemica. Ieri sul blog ha scritto un post piuttosto pessimista e arrabbiato («sono stanco di essere gandhiano») e oltre a prendere di mira la Service Tax, Napolitano, il Pdl e il sempreverde Pdmenoelle, si è scagliato contro il prosciutto e il formaggio di Parma.
In poche righe è riuscito a mandare su tutte le furie gli agricoltori, Confindustria, il Consorzio del Prosciutto di Parma e quello del Parmigiano Reggiano. Oltre, ovviamente, al ministro delle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo: «Grillo è un incosciente».
Nel mirino del leader del M5S c'è l'inceneritore di Parma, acceso da pochi giorni nonostante l'opposizione del sindaco Federico Pizzarotti, e gli effetti che potrebbe avere sul «cibo avvelenato della Food Valley». Dice proprio così, Grillo, che si chiede: «Chi mangerà in futuro parmigiano e prosciutti imbottiti di diossina?». Non certo uno spot per il cibo Made in Italy. Anzi, una sparata imprudente.
«Attenzione, gli allarmismi si pagano» avverte Franco Verrascina, presidente della Confederazione produttori agricoli. Pizzarotti assicura «controlli sistematici per tutelare la salute delle persone e dei nostri prodotti», ma per il Consorzio del Parmigiano Reggiano le parole di Grillo sono «un atto di terrorismo».
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