DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, credo anch’io come Matteo Renzi che il filoberlusconismo e l’antiberlusconismo, ossia da una parte l’adorazione cieca di quel che Silvio Berlusconi era e faceva e dall’altra l’odio più furente che lo sceglieva a bersaglio, siano state le due facce opposte e complementari - l’una necessaria all’altra - di una storia politica miserevole, gli ultimi vent’anni della nostra saga repubblicana.
STRETTA DI MANO TRA TRAVAGLIO E BERLUSCONI jpeg
Non certo una notte in cui tutti i gatti siano stati egualmente neri. Ovvio che Walter Veltroni non era Denis Verdini, ovvio che c’è differenza di qualità tra Indro Montanelli che a un certo momento della sua vita punta il dito contro Berlusca e Alessandro Sallusti che lo difende da mane a sera per 24 ore al giorno, ovvio che per la qualità della loro storia personale mi piaceva di più il ministro Pier Luigi Bersani che non il ministro Ignazio La Russa. Le distinzioni vanno fatte sempre e comunque e tanto più che le differenti sfumature di grigio _ nella vita e nella società _ non sono cinquanta, e bensì più di duecento, contrariamente a quanto pensano i twittaroli esibizionisti che oggi danno il tono all’opinione pubblica.
BERLUSCONI SPOLVERA LA SEDIA SU CUI ERA SEDUTO TRAVAGLIO berlusca travagliolibro
Premetto che personalmente me ne strafotto del berlusconismo e del suo opposto. Alle elezioni per la Camera del 1994 votai, nel collegio 1 di Roma, per Berlusconi ma non certo perché fossi avverso al suo rivale Luigi Spaventa, ma perché Spaventa rappresentava un’impresentabile “macchina da guerra” nata dalle rovine di Tangentopoli.
3 berluscomiche travaglio cover
Quella corrida giudiziaria che avrebbe voluto cassare l’intera storia della Prima Repubblica sventrandola dei partiti che avevano fatto da asse della Ricostruzione democratica, e dunque cassando la parte dell’elettorato che per cinquant’anni li aveva scelti a larga maggioranza perché stessero loro sul posto di comando della Repubblica: la Democrazia cristiana innanzitutto e poi il Psi, il Psdi, il Pli, il Pri.
I partiti di Alcide De Gasperi, di Pietro Nenni, di Giuseppe Saragat, di Giovanni Malagodi, di Ugo La Malfa. Confesso che pur essendo un italiano che come unica tessera della sua vita ha avuto quella del trasporto urbano (Metrebus), nel 1994 mi sentivo orfano di quei partiti e della loro storia.
Innanzitutto della Democrazia cristiana, un partito moderato ma dalle mille antenne per il quale non ho mai votato ma che non finirò mai di ritenere il partito essenziale della storia italiana che va dal 1946 al 1992, oltretutto un partito che quanto a qualità della sua classe politica e se lo raffronti ai partitazzi di oggi, è come paragonare il Real Madrid a una squadra italiana della serie B e del resto non è un caso se il più gran leader della sinistra da Seconda Repubblica sia stato Romano Prodi, un democristiano dalla punta dei piedi alla cima dei capelli.
BETTINO CRAXI E GIANNI AGNELLI
E a non dire di quanto mi sentivo orfano del Psi, del Psi craxiano, un partito che ha cambiato la storia politica italiana e allibisco a leggere oggi sul “Fatto”, che in quel momento della storia italiana l’uomo più impopolare era Bettino Craxi e il più popolare Antonio Di Pietro. Verissimo, non vero. Solo che questa era non una eccellenza e bensì una patologia dell’Italia del 1992-1994, il fatto che nei confronti di un titano come Craxi risplendesse un ruspante e ambizioso poliziotto di provincia, al punto che venne fuori un sondaggio dal quale risultava che le donne italiane lo ritenessero il più sexy tra gli uomini. Donne, perché mi deludete sempre?
SILVIO BERLUSCONI E INDRO MONTANELLI
Avevo votato per il Psi, per il Pli, per il Pri di Giorgio La Malfa. Nel 1994 votai per Berlusconi, per forza. E che facevo, sceglievo la coalizione avversa ove c’era Massimo D’Alema che voleva mandare Berlusconi a chiedere l’elemosina a Parigi, oppure Rifondazione comunista che voleva fare “piangere” i ricchi, ossia quelli come me che dichiarano al fisco un reddito superiore ai 100mila euro lordi l’anno?
Detto questo ho detto tutto. Mai più votato per Berlusconi, ma mai una volta proclive all’“antiberlusconismo”, all’idea che era lui all’origine di tutti i mali del nostro Paese, di un debito pubblico che cresceva al gran galoppo, di una pressione fiscale che andava strozzando il lavoro operoso, di una burocrazia pubblica maledetta e ingombrante, di una giustizia civile che aveva tempi che neppure nel Ruanda Urundi, di una grande industria che perdeva competitività e di cui tante unità entravano in coma, di una evasione fiscale la cui percentuale era nettamente al di sopra di quella media dei paesi industriali.
E a non dire del peso e dell’ingombro ricattatorio costituito dai grandi sindacati confederali, e a Palazzo Chigi non si muoveva foglia che loro non volessero, e qui non si può non applaudire Matteo Renzi per essere stato il primo a dare un nome e cognome a quel ricatto.
Per vent’anni nel dibattito pubblico corrente questi problemi sono rimasti in sottordine rispetto alla impellente necessità di dire a voce alta quanto tu amassi Berlusca o lo odiassi. Certo che quanto a settarismo qualche telegiornale Mediaset e “Il Giornale” post-montanelliano non scherzavano.
renzi con andreotti e buttiglione ritwittato da beppe grillo
Ma quanto all’atteggiamento opposto scherzavano forse “Repubblica” (una quindicina di articoli antiberlusconiani al giorno), il palinsesto televisivo di Rai Tre dominato da Michele Santoro, “l’Unità” quando era un giornale? Ma quel che era più intollerabile era che nella vita quotidiana di tutti noi era necessarissima una preliminare dichiarazione di fede, se l’uomo di Arcore lo amavi o lo odiavi.
Agli occhi di alcuni miei amici io apparivo “berlusconiano” e questo perché non sputavo sulla sua immagine prima e dopo i pasti. Una volta venne a pranzo a casa mia una bella ragazza americana che viveva da tempo in Italia. Mi parve a un certo punto che sapesse poco di me e del mio lavoro. Mi rispose che lo sapeva benissimo che ero “un berlusconiano che tifava per la Juventus”.
Cacciarla di casa a calci in culo? Solo che una donna non va sfiorata neppure con una rosa. E così mille altre volte.
A un certo punto il Berlusca si è congedato (o è stato congedato) dalla politica di prima linea. Ho tirato un respiro di sollievo. Durato poco. La patologia è ricominciata con il pro o contro Renzi.
RENZI COME ANDREAS LUBITZ SUL BLOG DI BEPPE GRILLO
“Il Fatto” ha perduto un bel po’ di copie da quando gli è venuto a mancare il tiro al bersaglio al corpo e al volto del Berlusca; cerca adesso di riguadagnarsele con il tiro al corpo e al volto di Renzi. Tutti i giorni, un articolo dopo l’altro, un titolo dopo l’altro. Ah che bello il giorno in cui Renzi cadesse a piombo, e a moltiplicare i pani e i pesci verranno Civati, Di Battista, Fassina e altri statisti con i fiocchi di cui l’Italia straripa.
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