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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
LA VERSIONE DI MUGHINI – “OGGI CHE I PARTITI NON ESISTONO PIÙ, LA PAROLA "SINISTRA" NON HA PIÙ ALCUN CONTENUTO E IL SUMMIT DELLE DISCUSSIONI POLITICHE SONO LE SCIOCCHEZZE ERUTTATE SUI SOCIAL, È MOLTO APPAGANTE LEGGERE IL LIBRO CURATO DA ANDREA SPIRI “BETTINO CRAXI, LETTERE DI FINE REPUBBLICA”, UNA RACCOLTA DI MISSIVE CHE SI SCAMBIAVANO I LEADER DI QUELLA PRIMA REPUBBLICA IN AGONIA CON IL LEADER SOCIALISTA – IL CONSIGLIO DELL’INTELLETTUALE LUCIANO PELLICANI A CRAXI DI NON SOTTOVALUTARE LA QUESTIONE MORALE, LO STUPORE DI BOBBIO QUANDO LA GANGA GLI DISSE CHE AVREBBE POTUTO CONTARE PER LA CAMPAGNA ELETTORALE SU 400 MILIONI DI LIRE E L’ASCESA DI SILVIO BERLUSCONI, CHE I SOLDI CE LI AVEVA DI SUO. DUBITO CHE…”
Giampiero Mughini per Dagospia
"Concetti come sinistra-destra, conservatori-progressisti, bisogna ammetterlo, ai giovani di oggi dicono poco, Perfino la parola 'socialismo' non è di facile identificazione dopo il venir meno di un modello di riferimento socialdemocratico come era il modello laburista, o quello svedese [...]". Se il 31 luglio 1992 un dirigente di qualità del Psi - Valdo Spini - poteva rivolgersi così al segretario del suo partito, tal Bettino Craxi, figuriamoci oggi.
Oggi che i partiti non esistono più, oggi che la parola "sinistra" non ha più alcun contenuto determinato, oggi che il mondo della comunicazione ha più nulla a che vedere con quello di trent'anni fa, oggi che il summit delle discussioni politiche sono le quattro sciocchezze che i social eruttano alla velocità di una mitragliera.
andrea spiri bettino craxi cover
Ecco perché è molto appagante da leggere il recente libro curato da uno studioso accorto quale Andrea Spiri (Bettino Craxi, Lettere di fine Repubblica, Baldini+Castlodi, 2025).
E' una raccolta di lettere che si scambiavano i leader di quella Prima Repubblica che aveva ricostruito l'Italia dopo gli sfracelli di una guerra da noi dichiarata e dove eravamo stati umiliati. Quella Prima Repubblica che nei primi anni Novanta era giunta allo stremo e di cui questa cernita di lettere racconta l'agonia.
E' come se tu ti sedessi a un tavolo e li sentissi parlare uno dopo l'altro questi leader politici di un calibro inaudito se paragonati a quelli di oggi, e dei quali non faccio nomi perché di odio e di volgarità polemica in giro ce n'è già abbastanza. Non è davvero roba da poco leggere le lunghe e ragionate lettere che scrivevano tipini quali Marco Pannella, Rino Formica, Francesco Cossiga, Achille Occhetto. Claudio Martelli, Giulio Andreotti, Gianni Baget Bozzo.
Indirizzate per l'appunto a un Craxi in quel momento dominatore della scena politica italiana. La più bella di tutte quella indirizzata a Craxi il 22 luglio 1992 da Luciano Pellicani, un intellettuale socialista (e anticomunista) oggi dimenticato e che invece è stato uno di quelli che hanno dato al socialismo craxiano la sua identità migliore, quello che raccomandava al segretario del Psi di non sottovalutare la "questione morale" che si stava abbattendo sul Psi fino al punto di distruggerlo.
Era il 1992. Le ideologie dominanti negli anni Cinquanta e Sessanta erano a terra, coperte di fango. Aldo Moro era stato ucciso a freddo da una pattuglia di assassini cha pensava in questo modo di rendere migliore il mondo. La generazione venuta alla luce nel Sessantotto s'era sfranta nel peggiore dei modi. Il debito pubblico italiano nello spazio di pochi anni s'era fatto gigantesco, tanto da far scrivere a un Giulio Andreotti che l'Italia era "al ciglio del burrone" ed era spossante la discussione (lo è a tutt'oggi) se aumentarlo ulteriormente quel debito e a favore di chi.
I costi della politica erano fuori controllo: andai una volta nella casa torinese di Norberto Bobbio con un dirigente torinese del Psi craxiano, Giusy La Ganga, che era mio amico. Bobbio aveva avuto sui giornali parole dure contro il modo in cui il Psi craxiano si procurava i soldi con cui far campagne elettorali e giornali di partito e tutto.
La Ganga, che di Bobbio era un grande estimatore, gli disse che avevano calcolato quello di cui lui avrebbe dovuto disporre per la prossima campagna elettorale, e più precisamente 400 milioni di lire. Ho ancora sotto gli occhi lo sbalordimento che si disegnò sul volto di Bobbio, disabituato a ragionare in quei termini e a quelle cifre, senza le quali però un partito non poteva fare politica in Italia.
A dirla per intero La Ganga, che era un riformista calzato e vestito e a mio giudizio una brava persona, verrà più tardi condannato per una questione di tangenti relative alla costruzione di un ospedale ad Asti.
Altro che se la "questione morale" era da sottovalutare. Ne venne uccisa la Prima Repubblica e assurse al comando chi i soldi ce li aveva di suo, Silvio Berlusconi. Dubito che uscirà mai un libro che raccolga le lettere inviategli da chi gli stava accanto e lo appoggiava. Semmai qualche messaggio sul telefonino su cui i giornali discetteranno per una settimana.
NORBERTO BOBBIO
bettino craxi silvio berlusconi
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craxi manifesto elettorale
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