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Camilla Conti per “la Verità”
La Fondazione Open nasce nel 2012 per lanciare l' Opa di Matteo Renzi sull' Italia. Nel febbraio del 2014 la missione viene compiuta: Renzi diventa presidente del Consiglio.
Qualche mese dopo, l' 8 aprile, Alberto Bianchi invia una mail ad alcuni finanziatori come Beniamino Gavio, Luigi Scordamaglia e Davide Serra, mettendo in copia Marco Carrai. Nella missiva, l' avvocato ringrazia delle indicazioni e dei suggerimenti ricevuti «per cambiare il Paese», dell'«impegno di contribuzione anche finanziaria» e ne approfitta per fare il punto sulla Fondazione, «con Matteo se possibile e sennò comunque tra noi», proponendo una riunione conviviale a Firenze nelle settimane successive (si terrà alla fine il 6 maggio).
Perché, scrive Bianchi nella mail, «è abbastanza chiaro cosa la Fondazione è stata finora, il soggetto che operativamente ha consentito la crescita della sola reale novità della politica italiana dopo Berlusconi. Adesso che Matteo è presidente del Consiglio, e il renzismo (orrenda parola, ma si fa per capirsi) è al governo, una riflessione si impone». L' unica novità della politica dopo Silvio, del resto, aveva stretto a gennaio del 2014 proprio con il Cav il patto del Nazareno.
Due anni dopo, quel patto tenta di consumarsi anche nel business delle tlc. Dai faldoni dell' inchiesta su Open spunta infatti un messaggio Whatsapp spedito da Bianchi a Carrai il 16 dicembre del 2016, pochi giorni dopo il flop del referendum e le sue dimissioni da premier. «Tra le cose che pensi, pensa a Telecom. Se il Biscione con amici entra pesantemente li, porta la guerra nel campo del nemico, e se riesce noi prendiamo due piccioni con una fava. Fammi sapere se occorre sondare qualche fondo», scrive il presidente della Fondazione.
Tre giorni dopo, un nuovo messaggio di Banchi, destinatario sempre Carrai: «Ci sta che io venga indicato per far parte del pool di legali di Fininvest contro Vivendi. Nel caso, faresti una telefonata a Luigi B??».
Nella conversazione Bianchi spiega poi che a nominarlo potrebbe essere «l' avvocato Corbetta», che «dovrebbe dirlo al legale interno di Fininvest che è suo amico». E aggiunge anche che Pasquale Straziota, generale counsel di Fininvest (nonché responsabile degli affari legali di Mediaset, ndr) «dice che io sarei di grande aiuto per gli aspetti amministrativistici (concessioni ecc) della nota vicenda. Deve però parlare coi vertici. A questo punto una telefonata a LB potrebbe servire».
Luigi B probabilmente è Luigi Berlusconi, il figlio più piccolo dell' ex premierV.
ALBERTO BIANCHI E MARIA ELENA BOSCHI
La mossa di Bianchi su Telecom va contestualizzata: il 6 dicembre 2016 il «mondo Berlusconi» sta valutando soprattutto con i legali le contromosse al blitz di Vivendi sull' azionariato Mediaset, a partire da una possibile richiesta di sequestro delle azioni del Biscione in mano ai francesi. Il gruppo guidato da Vincent Bolloré ostenta calma e manda il suo maggior emissario - l' amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine, già a Roma per il cda di Telecom - a incontrare il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, colui che ha espresso per conto del governo le perplessità sulla scalata del gruppo media parigino.
Qualcosa comunque si muove sul fronte Telecom: l' azienda come tale è lontanissima dal dossier Mediaset e potrebbe venire costretta a prenderlo in considerazione dall' azionista di riferimento solo dopo aver mostrato un chiaro miglioramento dei conti. La Borsa attende le mosse dei due contendenti, con il pool legale di Fininvest che sta preparando altro materiale da consegnare in Procura a Milano, nel quale potrebbe essere contenuta anche la richiesta d' urgenza di sequestro cautelativo delle azioni rastrellate dai francesi.
silvio luigi piersilvio berlusconi
Il 15 dicembre (ovvero il giorno prima della mail di Bianchi a Carrai) la scalata dei francesi al gruppo media è ancora al centro della politica, con il Movimento 5 stelle - al cui interno i toni sono comunque diversi - che definisce il Biscione non strategico e l' esposizione del governo a difesa della proprietà italiana «totalmente inappropriato».
Mentre Vivendi dice che il suo ingresso nell' azionariato del Biscione non sarebbe «ostile», sul piano «politico» si muove anche l' Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (l' Agcom) specificando in una nota che «Telecom risulta il principale operatore nel mercato delle comunicazioni elettroniche, con il 44,7% del mercato prevalente delle tlc, mentre Mediaset raggiunge una quota del 13,3% del Sistema integrato delle comunicazioni (Sic)», e quindi operazioni volte a concentrare il controllo delle due società potrebbero essere vietate».
Con questo quadro sullo sfondo, il presidente della Fondazione Open - nonché alfiere del Giglio magico - punta a entrare nel team legale di Berlusconi contro Bolloré. Il renzismo al servizio del berlusconismo.
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