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GILET GIALLI: CASTANER, 'SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO'
(ANSA) - "La situazione è sotto controllo": lo ha detto il ministro dell'Interno francese, Christophe Castaner, in una conferenza stampa alla fine delle manifestazioni dei gilet gialli e lo sgombero completo degli Champs-Elysees a Parigi. "Gli incidenti sono stati opera di casseur - ha detto Castaner - decine di cortei, a Parigi e in provincia, si sono svolti senza incidenti".
Le cifre, alle 18, sono di 125.000 manifestanti in Francia, 10.000 dei quali a Parigi, 118 feriti fra cui 17 poliziotti o gendarmi, 1.385 persone identificate e 974 in stato di fermo. "L'escalation è stata fermata - ha dichiarato Castaner - ma il livello di violenza resta inaccettabile".
1. I LIMITI DEL PRESIDENTE CHE VOLLE FARSI «RE» AL BIVIO TRA RIFORME E RITIRATA STRATEGICA - MACRON POTREBBE SPINGERSI A INDIRE NUOVE ELEZIONI
Massimo Nava per il ''Corriere della Sera''
Poliziotti in assetto antisommossa. La capitale bloccata.
Luci natalizie mestamente accese su avenue deserte e vetrine protette e sbarrate, grandi magazzini semivuoti.
È lo scenario pre insurrezionale che si prospetta stamane a Parigi per il quarto sabato di protesta dei gilets jaunes . A nulla sembrano servite le concessioni del governo, l' annullamento delle misure fiscali sui carburanti, i tentativi di dialogo con improbabili portavoce moderati di una moltitudine popolare che non ha rappresentanti, e che rifiuta il dialogo per alzare la posta.
Gli aumenti della benzina sono stati la scintilla per rompere fragili argini di rabbia e malcontento e avanzare richieste che sono lo specchio identitario della folla che le esprime: aumenti salariali, dimissioni del presidente, migliori servizi pubblici, taglio delle tasse, rappresentanza diretta, abolizione dell' Assemblea. Tutto e più di tutto, anche l' impossibile e subito.
Un movimento senza testa, infiltrato da frange violente, alimentato dalla rete, intossicato di false notizie, che in rete legittima obiettivi, addita nemici. Il video dei cento liceali in ginocchio circondati dai poliziotti diventa virale e sparge virus velenosi.
Può essere che lo schieramento di polizia ai massimi livelli riesca a limitare le violenze. Ma nessun dispositivo di sicurezza potrà attenuare la sensazione di un potere centrale isolato dal Paese e politicamente nell' angolo.
Chi si chiede come questo sia possibile in uno Stato che si ritiene forte, coeso, centralizzato, dimentica il Sessantotto, le manifestazioni contro Chirac, la rivolta delle periferie, i grandi scioperi contro Sarkozy e Hollande, la profonda inclinazione dei francesi a procedere per salti violenti più che per lenti processi riformatori. Con i gilets jaunes presentano il conto una Francia marginale e dimenticata, la piccola borghesia sconfitta dalla globalizzazione, le campagne abbandonate. È uno schieramento confuso che sfoga odio sociale, frustrazione, rabbia contro privilegi veri o presunti, che ritiene Macron il «presidente dei ricchi» in un Paese con il record mondiale di prelievi fiscali, in cui però il 10 per cento dei francesi più abbienti sostiene il 70 per cento del gettito.
Qualcuno paragona Emmanuel Macron a Luigi XVI e il popolo dei gilets jaunes al Quarto Stato in marcia sulla Bastiglia. Si tratta di suggestioni storiche in cui si dilettano opinionisti, ai quali Macron ha offerto numerose pezze d' appoggio. Il giovane presidente ha sottovalutato le problematiche sociali della protesta e il consenso che riceve anche da chi non scende in piazza.
Con la precipitosa soppressione delle misure fiscali, ha delegittimato il suo governo che aveva appena annunciato una moratoria di sei mesi e ha innescato speculazioni politiche sui prossimi sviluppi: sostituzione del primo ministro Édouard Philippe, scioglimento dell' Assemblea, rimpasto di governo.
Inoltre il presidente ha confermato nell' immaginario dei francesi il vizio d' origine: enfant prodige uscito dalle grandi scuole d' amministrazione, ex banchiere, poco incline al contatto con la gente, intellettualmente supponente, in fin dei conti arrivato all' Eliseo con una forza politica del tutto nuova, minoritaria nel Paese, molto giovane e poco esperta.
Il presidente dei grandi e appassionati disegni sul futuro dell' Europa e sulle sfide internazionali della Francia, ha mostrato i limiti di un tecnocrate che fa calare dall' alto riforme non condivise né efficacemente comunicate, chiuso in una cabina di regia cui hanno accesso pochi fedelissimi. Il silenzio di questi giorni, mentre Parigi bruciava, ha finito per confermare l' immagine di un uomo stupito dal fatto che l' opinione pubblica non abbia compreso la sua idea di modernizzazione della Francia. Il paradosso è di avere aumentato proprio in questi mesi il potere d' acquisto dei francesi.
EMMANUEL MACRON BRIGITTE GILET GIALLI
Macron è ora in bilico. Potrebbe scegliere l' immobilismo consensuale di un grande maestro in materia come Jacques Chirac, e spegnere la rivolta con il più efficace degli antidoti, il gonfiamento del debito pubblico (già vicino al 100% del Pil). Oppure trovare il coraggio di riprendere la marcia. Non sarà facile, con le sue truppe disorientate e le elezioni europee alle porte.
2. «PERSO IL CONTROLLO DELLA SITUAZIONE È UNA SVOLTA PER LA STORIA DEL PAESE»
Stefano Montefiori per il ''Corriere della Sera''
La protesta dei gilet gialli rappresenta un momento cruciale per Macron?
«È una svolta nella storia della Francia, non solo nel mandato Macron. Una crisi sociale profonda abbinata a una crisi di regime», dice Raphaël Glucksmann, autore del saggio primo in classifica I figli del vuoto, dall' impasse individualista al risveglio dei cittadini e fondatore poche settimane fa del movimento di sinistra «Place Publique».
Il presidente attira tutto l' odio su di sé, ma le colpe sono solo sue?
«Non è colpa solo di Macron, abbiamo alle spalle quarant' anni di politiche fallimentari. Lui, con l' arroganza e alcune misure ingiuste, è stato il fiammifero gettato su un barile di polvere da sparo».
Eppure Macron ha vinto le elezioni solo un anno e mezzo fa, come si spiega un crollo così rapido?
«Guardiamo a cosa è successo in Italia. Renzi era celebrato in Europa come il salvatore della democrazia liberale, e oggi avete il governo sovranista Lega-5 Stelle. Noi viviamo uno scenario simile, con istituzioni diverse. Macron non è mai stato forte come molti credevano, ha preso solo il 24 per cento dei voti al primo turno delle presidenziali, eppure la sua maggioranza controlla l' 80 per cento dell' Assemblea nazionale. Lo scontento che non si esprime in Parlamento si riversa nelle piazze».
gilet gialli champs elysees bloccati
Quali sono stati i suoi errori più gravi?
«Di stile, e di sostanza: ha parzialmente soppresso l' Isf (la tassa patrimoniale, ndr ) e diminuito gli aiuti alle famiglie. Non se lo poteva permettere, non aveva un sostegno sufficiente nel Paese».
Ci sono state avvisaglie della crisi?
«Certo, pensiamo a Nicolas Hulot, ex ministro per la Transizione ecologica, che aveva avvisato il governo sui rischi di una carbon tax non accompagnata da misure sociali.
Non è stato ascoltato, e si è dimesso. È il problema di un partito nato attorno a un solo uomo, Macron, e all' ideologia au même temps , "allo stesso tempo", che permette di tenere dentro qualsiasi idea e il suo opposto pur di conquistare il potere».
Qual è la sua opinione sui gilet gialli?
«Sono un "allo stesso tempo" opposto, quello della protesta. Dentro c' è tutto, i gilet gialli sono di estrema sinistra e allo stesso tempo di estrema destra, vogliono più servizi pubblici e allo stesso tempo meno tasse. Il rischio è che in questo movimento pigliatutto finisca per imporsi la corrente dall' ideologia più coerente e strutturata, l' estrema destra».
In questo contesto come reagisce «Place Publique»?
«Cerchiamo di ridare la parola alla politica. Tre priorità: una fiscalità più giusta e più attenta ai bisogni delle classi meno privilegiate; riforme istituzionali per superare la Quinta Repubblica; una transizione ecologica socialmente giusta. Poi speriamo di federare la sinistra attorno a una proposta comune, a gennaio decideremo se e come presentarci alle europee».
A breve termine che cosa può succedere?
«Macron ha voluto incarnare la figura del re, e ha generato i sanculotti. Un immenso problema perché per ora abbiamo un re e dei ghigliottinatori, ma non proposte alternative credibili. Il presidente si è rifugiato nel mutismo, ha detto che parlerà la settimana prossima. Può cambiare primo ministro e dare una svolta più sociale alla presidenza, oppure indire nuove elezioni legislative. Ma la gestione attuale è preoccupante.
Quando lo stesso Eliseo evoca migliaia di persone che verranno a Parigi "per uccidere", significa che si sta perdendo il controllo della situazione».
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