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1 - "RUFFINI LASCI SE VUOLE FARE POLITICA "
Alessandro Di Matteo per “la Stampa” - Estratti
È «molto seccato» Ernesto Maria Ruffini, l'uomo che nei conciliaboli politici da giorni viene indicato come «nuovo Prodi», o «nuovo Rutelli», a seconda del ruolo che si immagina per lui.
Di sicuro chi ci ha parlato in queste ore racconta il direttore dell'Agenzia delle entrate piuttosto infastidito per i rumors che lo descrivono come possibile "federatore" del centrosinistra (per chi pensa appunto a un «nuovo Prodi») o come guida di quell'area moderata "orfana" dopo il divorzio Renzi-Calenda (in questo caso quindi «il nuovo Rutelli»). Un «tritacarne», dice un esponente cattolico-democratico in buoni rapporti con Ruffini, che gli è costato subito – come era ampiamente prevedibile – l'attacco del centrodestra e che per ora è stato accolto anche con freddezza nello stesso Pd, anche se non da tutti.
Maurizio Gasparri, capogruppo FI al Senato, ormai quotidianamente ne chiede le dimissioni dall'Agenzia delle entrate: «Se fossi il ministro dell'Economia lo avrei convocato mostrandogli la porta, nel caso volesse fare politica». E i risultati della lotta all'evasione, precisa, sono «meriti del governo, non di Ruffini.
Se vuole fare politica si dimetta». Senza contare i titoli di giornali di centrodestra, tutti contro «l'uomo delle tasse». Un clamore che il diretto interessato avrebbe evitato, tanto più – rileva ancora l'esponente catto-dem suo amico – che le elezioni non sono dietro l'angolo, la scadenza della legislatura è nel 2027 e «lanciare un partito ora significherebbe bruciarlo», rileva un parlamentare Pd.
(…) Senza contare che Renzi e Calenda non sembrano disposti a cedere a lui il "centro". Anche per questo Ruffini rifletterà molto nei prossimi giorni.
2 - ROSY BINDI: "A ERNESTO NON SI CHIEDA LA DC DEVE INTERPRETARE TEMPI NUOVI"
Francesca Schianchi per “la Stampa” - Estratti
Una suggestione aleggia nei Palazzi della politica: l'ipotesi di Ernesto Maria Ruffini, attuale direttore dell'Agenzia delle Entrate, come possibile leader di un'area di centro.
O addirittura come «nuovo Prodi», futuro federatore di uno schieramento di centrosinistra ancora tutto da costruire. «Parliamo di una persona di grande valore», commenta Rosy Bindi, ex ministra, a lungo deputata, origini nella Dc e poi nei Popolari fino alla Margherita e al Pd, di cui è stata per un periodo presidente prima di prendere le distanze dal partito. «Ma stiamo attenti a non imprigionarlo in un'operazione di laboratorio».
Cosa intende dire?
«Non si usi una personalità come Ruffini per dare risposta a chi pensa con nostalgia a tempi più o meno lontani: alla Dc, al Ppi, o anche alla Margherita, che pure è l'esperienza più vicina nel tempo. Quello che va chiesto a Ruffini è eventualmente di interpretare questi tempi, non quelli del passato».
Sarebbe la persona giusta per farlo?
«È sicuramente una persona con una solida cultura, che ha maturato un'esperienza importante nell'alta amministrazione dello Stato. Ho letto il suo libro Uguali per Costituzione: guarda il mondo dalla parte giusta, quella dell'uguaglianza. A un profilo così, persino io perdono un passaggio sul palco della Leopolda».
Da destra già lo chiamano Mister Fisco. In un Paese record di evasione fiscale rischia di non avere grande appeal… «Ma è proprio uno di quei contenuti alternativi che la sinistra deve proporre: ricreare il senso di solidarietà che passa anche attraverso il pagamento delle tasse. Un Paese si regge sulla fedeltà fiscale, è il primo elemento di giustizia e libertà dei cittadini. Altro che pizzo di Stato».
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