WOODCOCK, LEPORE, CURCIO, TIè! - L’AVVOCATO DEL BANANA ANNUNCIA: “IL PREMIER NON VA” - I MAGISTRATI HANNO RESPINTO IL MEMORIALE DEL BANANA ED ESCLUSO QUALUNQUE COLLEGAMENTO CON L’INCHIESTA MILANESE SU RUBY, MA PER COSTRINGERLO AD ESSERE INTERROGATO SERVE IL SÌ DELLA CAMERA E SE IL SÌ NON ARRIVA INTERVIENE LA CORTE COSTITUZIONALE. CAMPA CAVALIER…

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1 - AVVOCATO LONGO: "ALLO STATO BERLUSCONI NON VA DAI PM DI NAPOLI"
Ansa
- "Allo stato Berlusconi non si presenta ai pm di Napoli": così l'avvocato Piero Longo, uno dei difensori del premier, ha risposto all'ANSA riguardo alla richiesta dei magistrati di Napoli di sentire il presidente del consiglio quale testimone nel procedimento per un presunto ricatto ai suoi danni.

2 - SCADE L'ULTIMATUM, MA LUI NON SI PRESENTERÀ. PER ACCOMPAGNAMENTO COATTO SERVE IL SÌ DEI DEPUTATI
Ra. Za. Per "la Stampa"

Scaduto l'ultimatum della procura di Napoli senza che da Berlusconi o dai suoi legali arrivasse una data per il possibile interrogatorio, ora ai magistrati napoletani non resta che la strada del minacciato accompagnamento coatto del premier. Che Napoli insista nell'audizione del presidente del consiglio emerge dall'atto depositato mercoledì dalla procura con il quale si respinge il memoriale di Ghedini concedendo un'unica salvaguardia a Berlusconi: al premier non verranno poste domande sulla vicenda Ruby che lo vede indagato a Milano.

Una replica a Ghedini che aveva tentato di mettere in relazione i due procedimenti offrendo in cambio cinque pagine di memoriale a firma del premier che, a suo dire, avrebbero reso «superflua» ogni ulteriore testimonianza. «Qualsiasi domanda, anche solo di chiarimento, che possa concernere la vicenda Ruby - avevano scritto i legali del premier Ghedini e Longo - potrebbe in astratto rivelarsi pregiudizievole per l'onorevole Silvio Berlusconi». Un cortocircuito che rendeva l'audizione del premier estremamente delicata e su cui, dunque, i difensori di Berlusconi proponevano due sole alternative: accontentarsi del memoriale oppure procedere a un'audizione del premier con accanto un difensore e senza intercettazioni (inutilizzabili, secondo Ghedini, previa autorizzazione da parte della Camera dei deputati).

Condizioni respinte dalla procura di Napoli che sostiene non ci sia alcun pericolo di «sconfinamento». Per i magistrati napoletani non esiste alcun collegamento tra le inchieste di Milano e Napoli. Non c'è concorso di persone visto che Berlusconi non concorre nei reati di cui sono accusati Tarantini e Lavitola. Non c'è continuazione perché l'estorsione di cui sarebbe vittima il premier non può considerarsi una continuazione della prostituzione minorile di cui Berlusconi è accusato.

Non c'è rapporto tra reati perché questo varrebbe solo se chi li commette fosse la stessa persona. Infine, e qui le tesi della procura di Napoli e dei difensori del premier sono diametralmente opposte, raccogliere prove sull'estorsione patita da Berlusconi non potrebbe in alcuno modo influenzare le prove raccolte nel caso Ruby che poggiando su altre e precedenti basi.

Stando così le cose, la strada dell'accompagnamento coatto sembra la più probabile anche se non la più rapida. Pochi minuti dopo il provvedimento, Berlusconi richiederebbe che questo venisse sottoposto all'autorizzazione della Camera. Se quest'ultima dovesse negarla, ai magistrati napoletani non resterebbe che sollevare davanti alla Corte Costituzionale un conflitto di attribuzione di poteri. Tempi biblici.

Visto lo stallo sul fronte giudiziario, è la politica a muoversi. Ieri undici deputati del Pdl sono tornati a chiedere al ministro della Giustizia, Nitto Palma, di inviare gli ispettori alla procura di Napoli visto che quest'ultima si rifiuta di concedere a Berlusconi il diritto di difendersi con un proprio avvocato. È la terza richiesta di questo tipo ricevuta dal ministro in poche ore. Contro la richiesta si sono scagliate le deputate del Pd Donatella Ferranti e Pina Picierno: il capo degli ispettori di via Arenula non è imparziale - sostengono. Ad Arcibaldo Miller, infatti, il partito del premier ha più volte offerto una carica politica e lo stesso Miller è rimasto coinvolto nell'inchiesta della P3.

 

 

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