RIMBOMBA L’ECO TRA I MONTI - LE CONSULTAZIONI IN VISTA DEL NUOVO GOVERNO SEMBRANO GLI INCONTRI DI UN CONSULTORIO FAMIGLIARE - IL PROFESSORE ASCOLTA, ANNOTA TUTTO SU UN QUADERNONE E FA METTERE A VERBALE LE PROPOSTE - FA IL TECNICO MA HA FIUTO POLITICO: NON IRRITARE NESSUNO DEI PARTITI CHE LO SOSTENGONO - MEZZA EUROPA CHE CONTA, DA BARROSO ALLA MERKEL, LO CHIAMA IN CERCA DI RISPOSTE MA L’UOMO DEL MONTI FA MELINA E NON SVELA IL SUO PROGRAMMA (PER EVITARE I SOLITI “NO”)…

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Fabio Martini per "la Stampa"

C'è qualcosa di nuovo, anzi d'antico nell'andirivieni di delegazioni di partiti, partitini e micro-gruppi che entrano ed escono nello studio del senatore a vita Mario Monti, anche se lui sembra voler prendere tutti sul serio. Negli ovattati locali di palazzo Giustiniani, nel saloncino a lui riservato, il presidente incaricato si siede su una poltrona, sempre la stessa e dopo una breve premessa, preferisce ascoltare i suoi interlocutori, le cui parole sono attentamente annotate da un verbalizzatore, unico estraneo presente agli incontri.

Ma Monti concede ai notabili dei partiti un sovrappiù di attenzione: lui stesso prende appunti su un grosso blocnotes, di formato «A4». Un segno di rispetto, perché le annotazioni servono a Monti per rispondere all'impronta ai suoi interlocutori; sta di fatto che nei racconti informali di chi esce dagli incontri, la storia del quadernone contribuisce a delineare meglio la fisionomia del personaggio, in gran parte uno sconosciuto nel Palazzo.

E piano piano, di incontro in incontro e di ricordo in ricordo, tutti stanno scoprendo la caratura politica del personaggio e Adolfo Urso sintetizza così: «Monti, anche in questi incontri, sta dimostrando di non essere il classico professore, molta scienza e zero senso politico: conosce realtà e meccanismi della politica italiana, le regole del consenso e proprio per questo non vuole esautorare la politica».

In questi giorni è come se in tanti avessero dimenticato i dieci anni da commissario europeo a Bruxelles, anni nei quali l'accademico ha dovuto scoprire l'asprezza della politica, la durezza dello scontro non solo con potentati economici come Microsoft - e la cosa è nota - ma anche con capi di governo, come Gerard Schröder.

Dopo aver battagliato con Monti su diversi dossier, una volta al termine di un duro confronto, durante il quale il commissario italiano non aveva mollato di un centimetro, il cancelliere fece una domanda: «Lei ha studiato dai Gesuiti? Sì? Ecco perché argomenta, argomenta, argomenta e non concede niente!».

I professori di solito sanno insegnare, interrogare e dare i voti, ma Monti dimostra di essere un intellettuale dotato di sapienza politica, come confermato anche nella sua seconda uscita pubblica. Ieri sera al termine della prima tornata di consultazioni, Monti ha accettato di rispondere ai giornalisti ed è riuscito a trasmette i messaggi che gli stavano a cuore.

Con nettezza ma trovando il modo di non irritare nessuno dei big dei partiti che lo sostengono. I ministri politici? Lui li avrebbe voluti, ma comprende le ragioni del disimpegno bilaterale da parti di partiti che, in guerra fino a poche ore fa, ora non se la sentono di posare nella stessa foto di gruppo. La durata del governo? Con la mole di lavoro da fare e col senso di precarietà che trasmetterebbe ai mercati, per Monti un esecutivo a termine sarebbe un non-senso, una condizione per lui irricevibile.

Un governo a tempo avrebbe meno «credibilità» e quindi sarebbe meno efficace davanti ai mercati: argomento nuovo e spiazzante, che in qualche modo attiene alla esperienza europea di Monti. E il suo network internazionale pesa, pesa assai. Ieri, durante uno dei tanti incontri con le delegazioni parlamentari, Monti ha ricevuto la telefonata del presidente della Commissione europea José Manuel Barroso.

E, come ha confidato lo stesso Monti, in queste ore gli sono arrivate telefonate informali da capi di governo europei «molto importanti», sollecitazioni rispetto alle quali il presidente incaricato ha denunciato ai suoi interlocutori il proprio «imbarazzo» perché, almeno per il momento, non ha alcun titolo formale per fornire risposte. I capi di governo che lo hanno chiamato nelle ultime 48 ore sono la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier britannico David Cameron, il primo ministro francese François Fillon telefonate che lo hanno raggiunto nelle ultime 48 ore e che sono state contraddistinte da un segno univoco: l'incoraggiamento e gli auguri per la difficile impresa.

Ma se ai capi di governo europei, Monti non può ancora dare assicurazioni, negli incontri di ieri alcuni rappresentanti dei partiti si aspettavano dal presidente incaricato indicazioni più precise sul programma e sulla squadra. Antonio Di Pietro ha confidato la sua sorpresa per la laconicità e per il riserbo di Monti.

In questo caso, però, non è una questione di temperamento o di quella mancanza di «convivialità splendente» che lo stesso Monti ha confidato sei anni fa come un suo limite a Stefania Rossini dell'«Espresso». Monti non vuole scoprire le sue carte e come ha detto ieri sera, non lo farà neppure negli incontri-clou, quelli previsti oggi con la delegazione del Pdl e con quella del Pd. A chi gli chiedeva se oggi parlerà delle misure immaginate per uscire dalla crisi, Monti ha risposto: «In parte sì, nei dettagli no».

 

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