1. E' QUESTA, OGGI 10 SETTEMBRE, LA SITUAZIONE POLITICA: NESSUNO VUOLE LA CRISI, A DESTRA, AL CENTRO, A SINISTRA E SUL COLLE PIU ALTO, MA NESSUNO SA COME EVITARLA 2. SE LA VOTAZIONE DELLA GIUNTA AVRÀ L’ESITO ANNUNCIATO, IL CAVALIERE APRIRÀ LA CRISI. SI VEDRÀ ALLORA SE LA NUOVA COALIZIONE (PD-SEL-5 STELLE-SCELTA CIVICA) CHE HA PRESO CORPO CONTRO BERLUSCONI SARÀ IN GRADO DI ESPRIMERE UN NUOVO GOVERNO, CHE DIFFICILMENTE, AVENDO UNA MAGGIORANZA DIVERSA DA QUELLO ATTUALE, POTREBBE ESSERE GUIDATO DA LETTAENRICO. O SE INVECE, MALGRADO GLI SFORZI DI RE GIORGIO PER EVITARLE, SI ANDRÀ A NUOVE ELEZIONI. COL PORCELLUM? UN DISASTRO

1. DAGOREPORT
Per Berlusconi Silvio, leader e condannato, quella delle ore che precedono il voto della Giunta per le elezioni del Senato e' l'ultima mano di poker. La sua speranza e' che non si tratti della "mano del morto", cioè delle carte che rimasero sul tavolo quando nel saloon di Deadwood il fuorilegge/sceriffo Bill Hitchcock venne freddato da un colpo alle spalle.

Tutti gli altri in queste stesse ore stanno riflettendo sulla "sindrome dell'indiano in canoa", famosa parabola del profeta De Mita Ciriaco. Eccola: l'indiano scorre veloce e tranquillo sul fiume quando sente un rumore minaccioso. Sono le rapide: cerca disperatamente le pagaie per cercare di accostarsi alla riva, non le trova e non può far niente per evitare di precipitare nei gorghi. E' questa, oggi 10 settembre del 2013, la situazione del sistema politico italiano: nessuno vuole la crisi, a destra, al centro, a sinistra e sul Colle piu alto, ma nessuno sa come evitarla.


2. A PASSI SVELTI VERSO IL DISASTRO
Marcello Sorgi per "La Stampa"

La crisi di governo temuta ed esorcizzata tante volte negli ultimi giorni è tornata ad aleggiare pesantemente ieri pomeriggio.

E le ventiquattro ore di sospensione delle ostilità decise a tarda sera dopo il pomeriggio di guerriglia procedurale nella giunta per le elezioni del Senato tra il centrodestra, da una parte, e Sel e 5 stelle dall'altra, con il Pd in mezzo - sono l'ultima remota possibilità per cercare un compromesso e tentare di salvare Letta e le larghe intese.

Sul salvataggio di Berlusconi, infatti, non scommette più nessuno: lui stesso, l'interessato, punta solo a un allungamento dei tempi, sperando che l'intreccio tra il nuovo giudizio della corte d'appello di Milano, annunciato per il 19 ottobre, l'inevitabile successivo ricorso per Cassazione che i suoi legali proporranno, nonché il pronunciamento della Corte europea per i diritti dell'uomo a cui s'è rivolto, producano un'inestricabile matassa giudiziaria e un rinvio sine die della condanna che lo riguarda.

Una pura illusione, stando all'atteggiamento con cui gli esponenti di M5s e il presidente Stefano (Sel) della giunta del Senato si sono presentati a Sant'Ivo alla Sapienza (nello stesso luogo in cui vent'anni fa Giulio Andreotti fu mandato a processo per mafia), obbligando il Pd a schierarsi con la linea dura che voleva arrivare subito, già nella prima seduta della giunta, a bocciare la relazione del Pdl Augello, favorevole a coinvolgere la Corte costituzionale nel riesame della legge Severino e ad aspettare la Corte europea prima di decidere.

Alla fine di un duro braccio di ferro s'è deciso di aspettare fino a stasera. Ma al di là della battaglia procedurale, politicamente il quadro è chiaro. La maggioranza Pd-Sel-5 stelle, con l'aggiunta solo leggermente più incerta di Scelta civica, manifestatasi contro Augello per bocciarlo, sarà la stessa che si raccoglierà a favore della decadenza di Berlusconi da senatore, non appena un nuovo relatore sarà nominato e la procedura potrà essere conclusa. Tempo previsto, al massimo, un mese, ma c'è chi pensa o dice anche una settimana.

Prima ancora, forse già stanotte, al più tardi domani, se la votazione della giunta avrà l'esito annunciato, il Cavaliere aprirà la crisi. Si vedrà allora se la nuova coalizione che ha preso corpo contro Berlusconi sarà in grado di esprimere un nuovo governo, che difficilmente, avendo una maggioranza diversa da quello attuale, potrebbe essere guidato da Letta. O se invece, malgrado gli sforzi di Napolitano per evitarle, si andrà a nuove elezioni. Un disastro.

 

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