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UNGHERIA, ORBÁN RESTA PRIMO MA ORA CON MAGYAR C’È UN’OPPOSIZIONE PRONTO A SFIDARLO
Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per www.repubblica.it
Forse in Ungheria è nato un partito di opposizione in grado di insidiare Viktor Orban. Se gli exit poll fossero confermati, Budapest potrebbe essere a un punto di svolta. […]
Il partito dell’autocrate magiaro, Fidesz, ha perso la maggioranza assoluta e scivola al 44%, giù di nove punti rispetto al 2019. E la forza politica nata pochissimi mesi fa dalle piazze, Tisza (Rispetto e libertà), guidata da un ex alleato che ha voltato le spalle a Orban, Peter Magyar, potrebbe essere riuscita a conquistare il 32% dei voti.
[…] Sabato decine di migliaia di persone hanno sfilato contro Orban per le strade di Budapest. E dal palco, Peter Magyar ha attaccato il sistema “illiberale” istituito da quattordici anni dall’autocrate magiaro, e lo ha accusato di curarsi solo dell’”autopreservazione”. Alla folla che teneva in alto cartelli che incitavano l’Ungheria a “svegliarsi” e a riprendersi il suo futuro, Magyar ha gridato che “insieme possiamo salvare l’Ungheria”.
Il 43enne ha abbondato Fidesz a febbraio, quando l’ennesimo scandalo ha travolto il partito. Ed era uno scandalo che aveva anche lambito la sua famiglia e in particolare la sua ex moglie, Judit Varga. Insieme alla presidente della Repubblica Katalin Novak si era dovuta dimettere dopo che la capa dello Stato aver graziato un uomo che aveva coperto una rete di pedofili. Anche Varga aveva lasciato e Magyar aveva puntato il dito contro la corruzione orbaniana e aveva abbandonato il partito.
In Europa, il leader di Tisza ha già bussato alla porta del Ppe. E nei giorni scorsi, Manfred Weber ha detto a Politico che “è il benvenuto” nel consesso dei Popolari europei. Qualcuno, però, ha fatto trapelare su altri media che un conto è una partecipazione al gruppo, un conto un pieno ingresso nel Ppe: per quest’ultimo Magyar dovrebbe incassare il via libera di tutti. Dunque anche del partito che già fa parte della famiglia politica centrista: i cristianodemocratici del Kdnp.
Viktor Orban, dal canto suo, è a spasso dal 2021. Allora il Ppe cambiò il suo statuto inserendo alcuni diritti umani e il leader di Fidesz decise di abbandonare i Popolari. Già nel 2015 l’allora presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker gli aveva rivolto uno scherzoso “Hallo Diktator”: la svolta repressiva nel Paese stava già mettendo in enorme imbarazzo i Popolari europei. Ma non sono mai riusciti a cacciarlo: se n’è andato lui. E adesso guarda a Roma e Parigi per trovare una nuova casa: spera di riuscire a coalizzarsi con le due regine nere del continente, Giorgia Meloni e Marine Le Pen.
DATI NON UFFICIALI IN SLOVACCHIA, LIBERALI IN VANTAGGIO SU FICO
(ANSA) - Prime proiezioni, basate sui report stilati dai partiti politici, per le Europee in Slovacchia. In testa ci sarebbero i liberali europeisti di Slovacchia progressista, con il 28%, seguiti da Smer, il partito di governo e del premier Robert Fico, fermo al 25%. Al terzo posto l'ultra-destra di Republic, con il 13%.
All'Eurocamera sia Smer sia Republic siedono tra i non iscritti mentre i liberali guidati da Michael Simecka sono parte di Renew. Male il Movimento cristiano democratico, membro del Ppe, che secondo le proiezioni si fermerebbe al 7% e non prenderebbe alcun seggio. La campagna elettorale slovacca è stata funestata dall'attentato ai danni del premier Fico, gravemente ferito con diversi colpi di arma da fuoco a maggio. Fico, in rapida ripresa, ieri ha votato nel seggio istituito nell'ospedale di Bratislava.
IN SLOVACCHIA FICO AMMETTE SCONFITTA, FELICITAZIONI AI LIBERALI
(ANSA) - Il premier slovacco Robert Fico ha ammesso la sconfitta del suo partito, lo Smer, alle europee e la vittoria dei Liberali. Sulla sua pagina di Facebook il primo ministro ha espresso le sue "felicitazioni al partito che ha vinto le elezioni, Slovacchia progressista", e ai membri dell'europarlamento nuovamente eletto.
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