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CON UN TRUMP CASTIGA-EUROPA, I CINQUESTELLE SI RIMETTONO IN VIAGGIO SULLA "VIA DELLA SETA" – CONTE VA IN PRESSING SULLA MELONI: “DOPO AVER STRAPPATO L’ACCORDO CON LA CINA CHE AVEVAMO SIGLATO, TORNI DA XI JINPING CON IL CAPPELLO IN MANO E CHIEDA DI APRIRE IL NOSTRO MERCATO, PERCHÉ STIAMO AVENDO DIFFICOLTÀ CON GLI STATI UNITI” – MA ROMANO PRODI, DA SEMPRE ATTENTO A PECHINO, PARLANDO DELL’ACCORDO DISSE: “BENEFICI ALL’ITALIA NON NE HA DATI. IO AVREI FIRMATO INSIEME AGLI ALTRI PAESI EUROPEI”
Roberto Gressi per il “Corriere della Sera” - Estratti
«E sappiate per vero che in Cambaluc viene le più care cose e di magiore valuta che ‘n terra del mondo, come sono pietre preziose e perle e tutte altre care cose. E voglio che sappiate che ogni die vi viene in quella terra più di mille carette caricate di seta».
Cambaluc, l’odierna Pechino. Era dai tempi di Marco Polo che non si registrava tanta ammirazione per come «’l Grande Kane tiene la sua corte». È un po’ che Giuseppe Conte se ne considera erede legittimo, fino all’ultimo invito, di un paio di giorni fa: «Giorgia Meloni, dopo aver strappato l’accordo con la Cina che avevamo siglato per aprirci con il mercato cinese, torni da Xi Jinping con il cappello in mano e chieda di aprire il nostro mercato, perché stiamo avendo difficoltà con gli Stati Uniti».
L’amore non accetta confini, e quello dei Cinque Stelle per la Cina è dei più puri e incrollabili. Ma non fu sempre così. Prima di essere illuminati sulla via de Il Milione , che pare derivi da Emilione, nome che la famiglia Polo usava per distinguersi dalle altre famiglie Polo del 1200, Beppe Grillo i cinesi ce li aveva sullo stomaco.
Magari perché gli erano costati il posto in Rai, dopo una sua battuta a Fantastico: «A un certo punto Martelli ha chiamato Craxi e ha detto: ma senti un po’, qua ce n’è un miliardo e sono tutti socialisti? E Craxi: sì, perché? Ma allora, se sono tutti socialisti, a chi rubano?». Ma mica erano solo sketch. Ancora Grillo: occupazione del Tibet censurata dalle tv. Minoranza turcofona degli Uiguri perseguitata. Politici vassalli si piegano alla Cina.
E poi il sindaco di Milano, che non concede la cittadinanza onoraria al Dalai Lama diventa «Pisapippa, neomaoista meneghino». E dai Cinque Stelle, in occasione delle olimpiadi del 2008, arrivava perfino: «La Cina ha intenzione di far partire la fiaccola olimpica dal Tibet, dalla cima dell’Everest. È come se la Germania la facesse partire da Auschwitz». Ma per ogni peccatore che si ravvede le porte del Celeste Impero si spalancano. Eccolo allora di nuovo Grillo: «Non vi sono corrispondenze reali alle accuse di repressione, se non addirittura di genocidio culturale». E pazienza se il New York Times le ha documentate, pubblicando documenti riservati. E se prima ancora le Ong le avevano raccontate ai quattro venti.
Ma il colpo grosso, ovviamente, era stato nel 2019, con la firma di Giuseppe Conte sull’intesa per la Nuova via della seta. Tocca a Luigi Di Maio: «Chi ci derideva, ora deve ammettere che investire in questa amicizia ci ha permesso di salvare vite umane».
Il riferimento era alle mascherine arrivate in piena Pandemia da Pechino, che in verità le aveva mandate anche ad altri Paesi. Ancora Grillo: #siamo tutti cinesi. Certo, l’Elevato aveva combinato un bel casino incontrando l’ambasciatore cinese, Li Junhua, non si sa bene a nome di chi, con Conte che si era sfilato.
Tocca a Di Maio metterci una pezza: «Non c’è nessun dibattito o volontà nei Cinque Stelle di mettere in discussione l’alleanza occidentale e l’Ue. Non credo che la visita di Grillo all’ambasciata cinese abbia stravolto le sorti del G7».
Ma insomma, Conte si affida alla saggezza dei proverbi e ne sfodera uno cinese: «Adopera la tua lanterna per far lume agli altri. È questa la filosofia che abbiamo seguito». E poi si sa, siamo gente di mondo, gli affari sono affari. Fu vera gloria? Così così, che di mezzo comunque c’è stato il Covid. L’export cresce da 13 miliardi del 2019 ai poco più di 15 del 2024.
DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO
L’import dalla Cina in compenso passa da 32 a 49 miliardi. Ma Conte lo ripete al Forum Ambrosetti di Cernobbio: «Sulla Via della seta non ci siamo pentiti di nulla». Anche se Romano Prodi, da sempre attento alla Cina, ha detto a Rampini sul Corriere , parlando dell’accordo: «Benefici all’Italia non ne ha dati. Io avrei firmato insieme agli altri Paesi europei. Noi dobbiamo lavorare con la Germania e con la Francia e con la Spagna, perché questo è il blocco nostro».
(…)
GIUSEPPE CONTE XI JINPING BY OSHO
xi jinping conte
ROMANO PRODI - IN ALTRE PAROLE
conte xi jinping
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