‘’OBTORTO COLLE’’ PER BERSANI: O PALAZZO CHIGI O IL QUIRINALE

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Amedeo La Mattina per "La Stampa"

Buio pesto al Quirinale. Non si parla di chi dovrà succedere a Napolitano, né c'è uno straccio di trattativa, nemmeno una flebile fiammella di candela che illumini la strada che porta a Colle quando l'attuale inquilino, l'ultimo giorno del suo mandato, tirerà un sospiro di sollievo e saluterà i corazzieri. Ieri, recandosi a Sant'Anna di Stazzema per commemorare le vittime della strage nazista, ha trovato l'occasione per mettere una definitiva pietra sopra le speranze di alcuni partiti di una sua ricandidatura. Napolitano è felice che quello di ieri sia stato il suo ultimo atto pubblico, del resto «a 88 anni gli straordinari non sono ammessi...».

Ecco, l'indisponibilità di Napolitano, che ha ripetuto in tutte le salse, anche riservatamente, di non volere un bis al Quirinale, rende il quadro politico ancora più oscuro e il tentativo di Bersani di formare un governo quasi impossibile.

È vero, trovare una maggioranza in Parlamento per far decollare l'esecutivo è una partita diversa da quella per il Colle, ma solo dal punto di vista istituzionale. In effetti i due piani sono intrecciati e il primo a renderlo esplicito è stato Berlusconi. Il quale prima chiedeva un presidente della Repubblica di garanzia, non escludendo che fosse di sinistra. Da qualche giorno ha invece piantato una bandiera sul suo campo: vuole al Quirinale una personalità espressione del centrodestra, senza fare nomi, ne ha uno «in pectore» ma non lo tira fuori.

Il Cavaliere ne aveva fatto una questione di scambio e di garanzia politica e giudiziaria per dare a Bersani la possibilità di avviare un esecutivo di minoranza al Senato. Ma è tutto naufragato nelle ultime ore. Il Pd, non solo di rito bersaniano, non accetta alcuna trattativa e non prende in considerazione la possibilità di votare un nome indicato dall'ex premier del centrodestra.

Se vogliono, dicono a Largo del Nazareno, sarà condiviso, un uomo o una donna che potrebbe piacere pure al Cavaliere, ma lo proponiamo noi. Se non gli sta bene, il centrosinistra ha i numeri per decidere il prossimo capo dello Stato, sommando i 345 deputati e i 123 senatori ai delegati regionali che verranno nominati. E poi ci potrebbero essere anche i voti di Monti.

Ma, non sarà facile lasciare fuori da ogni portone istituzionale un terzo dell'elettorato che si riconosce in Berlusconi, quei 10 milioni di italiani che il Cavaliere ha invocato l'altro giorno a Piazza del Popolo dove ha gridato «un moderato al Quirinale».

«E non ci sta bene altro», puntualizza il capogruppo Pdl Brunetta. Nemmeno un moderato di sinistra perchè tutti i nomi fatti non vanno più bene, né Amato né Marini né D'Alema. «Forse non ci siamo capiti - incalza Brunetta - il nuovo inquilino del Quirinale deve essere espressione della nostra area. Altrimenti si eleggano Prodi o Zagrebelsky così noi arriviamo al 40% alle prossime elezioni».

Non c'è traccia di trattative. Il Quirinale per il momento è un buco nero. «Non può che essere così in questo momento - osserva il capogruppo dei Democratici Zanda - è troppo presto. Ora c'è un'altra priorità: dare un governo al Paese. Intanto abbiamo ancora un mese per cominciare a votare per il Colle». Non si tratta di eleggere una personalità di centrodestra o centrosinistra: «Si giudica la persona in grado di assicurare indipendenza ed equidistanza, come è sempre stato Napolitano». Dunque il carciofo va aperto foglia dopo foglia. Ora il governo, quando sarà il Quirinale la cui partita si aprirà nella seconda metà di aprile.

«La verità - spiega Mario Mauro , capogruppo montiano al Senato - è che non c'è un nome buono, spendibile, soprattutto dopo la decisione di procedere con il metodo Boldrini-Grasso. Qualunque nome fai adesso, anche Amato che potrebbe andare bene a molti, viene sottoposto all'assalto distruttivo di Grillo».

 

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