DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
matteo salvini federico sboarina giorgia meloni luca zaia
Le Amministrative non causeranno contraccolpi sul governo ma potrebbero provocare una sorta di armageddon nel centrodestra. Gli exit poll di Palermo, Genova e l'Aquila preannunciano una buona affermazione dell'alleanza.
Ma il punto è un altro: se oggi si certificasse il sorpasso di FdI sulla Lega, o Salvini accetterà la leadership della Meloni o il progressivo logoramento dei rapporti in seno all'alleanza determinerà una svolta anche sul sistema elettorale. E aprirebbe la strada al proporzionale. La coalizione è al bivio.
MEME GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI CURLING
Già ieri ha subìto una picconata, perché il flop dei referendum sulla giustizia - al di là delle numerose attenuanti che possono giustificare il risultato - segna il fallimento di una battaglia storica di Forza Italia e del Carroccio, che si era intestato la sfida referendaria insieme ai Radicali.
La seconda picconata colpirebbe direttamente Salvini. Se le urne - come anticipavano ieri alcuni test demoscopici sul voto - registrassero un forte arretramento della Lega al Sud e una flessione al Nord, vorrebbe dire che il progetto di un «partito nazionale» si è arenato.
matteo salvini referendum sulla giustizia 1
E la contemporanea ascesa di FdI pregiudicherebbe il disegno del «Capitano» di guidare alle prossime elezioni un «centrodestra di governo», a cui lavora dal 2018, quando conquistò il primato nell'alleanza. Così si consumerebbe anzitempo la competizione con la Meloni. E si aprirebbe un durissimo confronto nel Carroccio, dove lo stato maggiore fatica ormai a nascondere la crisi di rapporti con il suo segretario.
L'attenzione dei dirigenti leghisti non è concentrata solo sui risultati nelle grandi città. Indicativi sono i test nei piccoli centri del Nord, dove lo zoccolo duro elettorale è consistente.
matteo salvini giorgia meloni federico sboarina
Se anche lì franasse il consenso, sarebbe la riprova dei «troppi errori» di una gestione «solitaria» e di una linea politica «contraddittoria» che ha portato a una «perdita d'identità e di credibilità». Di più.
Il timore nel Carroccio è che alle prossime Politiche la Lega non superi il 10%: alla Camera - visto il taglio dei parlamentari - significherebbe conquistare 50 seggi, rispetto agli attuali 130. E ciò porterebbe al rompete le righe della filiera dei dirigenti locali, che capirebbero di non avere spazio.
Chi ha parlato con Giorgetti in questi giorni lo ha trovato «sconsolato». Il rischio di una marginalizzazione della Lega a livello nazionale ed internazionale è al centro di molte discussioni. Le voci di scissione non appaiono tuttavia realistiche, perché «non è nel dna dei leghisti.
giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini
Si tenterà piuttosto di cambiare rotta senza distruggere il partito», spiega un autorevole esponente del Carroccio: «Sul modo in cui arrivarci però, non c'è al momento un'idea precisa». Il paradosso è che a difendere Salvini è rimasto Berlusconi. E la linea del Cavaliere accredita l'ipotesi di un processo federativo, che incontra l'ostilità dei leghisti d'antan e le perplessità persino di quei berlusconiani che pure sono considerati vicini al «Capitano»: la preoccupazione è che l'unione non faccia la forza e che i due partiti perdano dei pezzi.
Come in un effetto domino, l'area moderata azzurra non smette di guardare a soluzioni di centro, a quell'idea di «partito di Draghi senza Draghi» che anima i contatti con Calenda e Renzi. Sono gli effetti di una spaccatura che è figlia di una diversa visione sulla strategia futura, oltre che delle aspirazioni dei singoli. Già era stato difficile accettare una coalizione imperniata sul primato di Salvini.
Un'altra rivoluzione copernicana, con l'avvento della Meloni alla leadership del centrodestra, trasformerebbe ulteriormente il profilo di un rassemblement che per venticinque anni è stato a trazione berlusconiana. E FdI scorge negli exit poll di Verona, dove il suo candidato non avrebbe ottenuto il risultato preventivato, il tentativo di colpire proprio la Meloni. I risultati delle urne chiariranno il quadro.
E se ci sarà il sorpasso su Salvini, toccherà alla leader di Fratelli d'Italia fare la prima mossa. E lo farà lanciando un segnale di unità agli alleati, sostenendo che «il centrodestra regge e vince lì dove c'è una coalizione coesa». Perché in fondo il «campo largo» del centrosinistra sembra rivelarsi un «campetto di calcio» e dunque ci sarebbero le condizioni per guardare alle Politiche del 2023 con ottimismo.
matteo salvini al seggio per i referendum sulla giustizia IL VERTICE SUL QUIRINALE A VILLA GRANDE BY ELLEKAPPAsalvini meloniGIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
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