OCCIDENTE, VATTENE A PUTIN! – LA CRISI UCRAINA FA RINASCERE L'ASSE PECHINO-MOSCA - LA RUSSIA ADESSO GUARDA A UN ORIENTE SEMPRE PIU' ASSETATO DI ENERGIA, ESPORTAZIONI E LAVORO

Giampaolo Visetti per "Affari & Finanza - La Repubblica"

La crisi in Ucraina, con le sanzioni contro Mosca, spinge la Russia nell'abbraccio della Cina. Da domani Putin sarà a Pechino e Shanghai, dove incontrerà Xi Jiping e gli altri leader cinesi. Diplomatici e uomini d'affari scommettono che la visita sortirà conseguenze storiche.

In agenda contratti miliardari, ma pure un patto politico strategico tra le potenze del vecchio blocco comunista e un accordo energetico destinato a cambiare gli equilibri delle forniture globali. Il vertice Putin-Xi è stato preparato per mesi ma le ultime settimane hanno impresso un'accelerata al lungo corteggiamento successivo all'implosione dell'Urss dopo il 1989.

Mosca, nonostante l'interesse di Berlino a tenere aperti i canali del business, un quarto di secolo dopo vede ricrescere il Muro che la divide dall'Europa e degli Usa. La riannessione della Crimea e la rivolta russofona nell'Est Ucraina presentano già un conto salato. Le sanzioni di Usa-Ue e il giro di vite delle banche occidentali, con il blocco delle carte di credito, minacciano il rublo e colpiscono gli oligarchi vicini al Cremlino.

La Russia rivolge così lo sguardo verso un Oriente sempre più assetato di energia, esportazioni e lavoro. Anche la Cina, mai come oggi negli ultimi trent'anni, ha bisogno di Mosca, non solo sul fronte economico. L'Occidente importa sempre meno dalle sue fabbriche, le multinazionali fuggono verso Paesi ancora più competitivi, le dispute territoriali con Giappone, Vietnam e Filippine degenerano in conflitti aperti per il controllo del Pacifico, la Corea del Nord conferma di essere incontrollabile, Stati Uniti ed Europa temono che gli affari si rivelino il taxi dell'autoritarismo e costruiscono alleanze alternative per contenere l'ascesa della seconda economia mondiale.

Respinte dal Vecchio Occidente, Russia e Cina sono così costrette ad accantonare le rivalità per tentare di costruire il Nuovo Oriente. Il simbolo dell'accordo è il via libera al ponte ferroviario, a cui sarà aggiunto un tunnel sottomarino, tra la penisola di Kerch e quella della Crimea. Mosca stanzierà 1,3 miliardi di dollari, che finiranno nelle casse delle compagnie cinesi ingaggiate per costruire l'opera in tempi record.

I funzionari di Pechino, a poche ore dall'arrivo di Putin, hanno dichiarato che la bilancia commerciale Cina-Russia, lo scorso anno salita a 89 miliardi di dollari, nel 2014 supererà i 100. Il vicepremier russo, Dvorkovich, ha confermato a Pechino che quest'anno l'export di carbone ed energia elettrica quadruplicherà. L'annuncio più atteso è però quello sul gas. Mosca, alla luce dei problemi con Kiev e Bruxelles, ha deciso di accelerare la fine della partita con Pechino.

Alti funzionari dei due Paesi confermano che «il contratto è chiuso al 98%» e che la firma, sospesa dal 2009, sarà la sorpresa del vertice Putin-Xi. L'accordo prevede la fornitura di 68 miliardi di metri cubi di gas all'anno, 38 via Siberia e 30 lungo un nuovo gasdotto di prossima costruzione, passando attraverso gli Altai.

Fino ad oggi il primo fornitore e il primo consumatore di energia al mondo erano stati divisi dal prezzo. Il potere contrattuale russo in Europa ora però cala, trascinando con sé anche la leva verso la Cina.
A cifre più ragionevoli Pechino è pronta a dare una mano all'amica Mosca, assicurandosi l'energia necessaria a restituire economicità al proprio sistema. Putin rompe l'accerchiamento occidentale e Xi Jinping apre una breccia in quello asiatico. E' Pechino il primo vincitore della partita ucraina.

 

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