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Gaggi per il "Corriere della Sera"
Nell'autunno di un anno fa i senzatetto americani si trovarono all'improvviso a passare le loro notti all'addiaccio non più soli, ma in compagnia dei manifestanti di Occupy Wall Street che, partiti da Manhattan, stavano invadendo tutte le principali città degli Usa. E che gli offrivano la loro solidarietà . Dodici mesi dopo quel movimento libertario non solo è pressoché scomparso, ma si è lasciato dietro un'eredità paradossale: non un allargamento ma una restrizione della libertà dei cittadini di radunarsi nei luoghi pubblici.
A Houston, in Texas, le associazioni di beneficenza sono scese in piazza per protestare contro una legge di qualche mese fa che vieta loro di dar da mangiare agli homeless senza un permesso del governo. E nella Chicago di Barack Obama il timore di proteste e disordini durante il vertice Nato della primavera scorsa ha spinto gli amministratori locali a ostacolare le manifestazioni pubbliche in tutti i modi possibili: aumento del costo dei permessi per l'uso di un luogo pubblico, multe più salate per ogni violazione, mentre chi organizza raduni deve comunicare in anticipo anche le dimensioni di striscioni e cartelli di protesta.
In molte altre città , da Washington a Denver, è stato introdotto il divieto di dormire in tenda nell'area urbana. E, anche se i casi estremi o grotteschi sono relativamente pochi - il coprifuoco a Nashville, in Tennesse, nel periodo più «caldo» o l'ordinanza che proibisce di lavare i piatti davanti al municipio di Sacramento, la capitale della California - quasi ovunque sindaci e sceriffi hanno cercato di rendere la vita dura a chi protesta. Una volta sgomberato e ripulito Zuccotti Park, il luogo della prima protesta a New York, è stato, ad esempio, riaperto al pubblico, ma con regole d'accesso (niente cibo, niente strumenti musicali) che possono cambiare anche ogni giorno.
Un limite alla libertà d'espressione garantita in modo illimitato dalla Costituzione, protestano le organizzazioni per i diritti civili. Ma i sindaci - conservatori o progressisti che siano - replicano che quella libertà trova un limite nel diritto delle città di regolamentare l'uso degli spazi pubblici e di garantire l'ordine ai loro cittadini.
A San Marino, ricco sobborgo di Los Angeles nel quale abita molta gente facoltosa, il caso più estremo, raccontato dal Los Angeles Times: per impedire i picchetti davanti alle residenze private di alcuni banchieri, la città ha introdotto divieti di manifestazione sempre più estesi nelle strade, sui marciapiedi, nelle piazze. Risultato: oggi a San Marino si può legittimamente protestare solo nella fascia d'erba che fa da spartitraffico lungo la Huntington Drive.
Eppure quella californiana è una metropoli sicuramente progressista. Con un sindaco democratico, Antonio Villaraigosa, paladino dei poveri e degli oppressi, che, nei giorni di pioggia, all'inizio della protesta, aveva regalato impermeabili ai ragazzi di Occupy. Ma col prolungarsi delle manifestazioni, lo stato d'animo dei cittadini è mutato e anche il sindaco ha cambiato rotta.
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